Pallina sotto l’ascella e familiarità con il tumore al seno

Salve,

un paio di anni fa avevo sentito sul seno delle “palline”, sono andata d’urgenza a fare un controllo ma mi dissero che si trattava di adenomi (fibroadenomi) da tenere sotto controllo; il giorno dopo mi è venuto il ciclo e dopo un po’ di tempo sono scomparsi; diverso tempo dopo ho sentito di nuovo delle palline, più piccole e sotto l’ascella, stavo iniziando a preoccuparmi perché sono rimaste per qualche settimana poi sono scomparse. Perciò non ho fatto controlli.

Ora mi sono ritrovata una pallina, piccola, si vede sotto la pelle, come le altre è dura e ha forma tondeggiante, però non si sposta ed è sempre sotto l’ascella, mi è venuta circa una settimana prima di avere il ciclo e ora che mi è passato da una decina di giorni c’è ancora non so se è rimpicciolito.

Fatto sta che io ho una paura tremenda, ho solo 19 anni ma entrambe le mie nonne sono morte di tumore al seno. Sono terrorizzata, ho qualcosa?

E se anche adesso non avessi niente, sono destinata ad avere problemi in futuro? Come posso proteggermi?

Il vaccino all’utero può aiutare? Mia madre dice che le due cose sono collegate.

Mi aiuti per favore.

Grazie,

Daniela

 

Gentile Daniela,

mi risulta difficile dare una risposta basandomi solo sulla descrizione riportata: potrebbe trattarsi di un linfonodo infiammato, di una cisti sebacea, di una idrosadenite (infiammazione di una ghiandolina ascellare) o potrebbe essere un nodulo di pertinenza mammaria (cisti, fibroadenoma, eccetera).

Ad ogni modo, considerando l’estrema rapidità di insorgenza (circa una settimana), credo che si tratti di un problema di scarsa rilevanza ma comunque meritevole di una visita senologica.

Per quanto riguarda il vaccino per il cancro della cervice uterina, non mi risulta che ci siano evidenze che protegga anche contro il tumore mammario.

Infine, relativamente al dato sulla familiarità, l’insorgenza del cancro mammario in entrambe le nonne impone necessariamente una sorveglianza senologica più attenta ma non costituisce sicuramente una condanna a sviluppare la stessa malattia.

Distinti saluti

Gianni Alaadik

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