Caramelle all’asilo

 

Gentile dottoressa,

innanzitutto ancora una volta GRAZIE per la sua disponibilità e la competenza con cui risponde a tutte noi.

Le scrivo per chiederle delucidazioni sulla "nocività" delle caramelle.

Sono sempre stata una mamma molto attenta all’alimentazione dei miei figli (niente zuccheri né dolci di nessun tipo fino ai 2 anni, cucino senza grassi e metto solo olio evo a crudo, non mischio proteine, cibi biologici quando possibile, tanta frutta e verdura, niente "schifezze", scelgo alimenti senza additivi né grassi idrogenati etc etc).

Fino all’inizio della scuola materna risalente all’ultimo ottobre il mio bimbo non conosceva le caramelle. Alla scuola d’infanzia sono soliti darne una al giorno tutti i giorni con gran gioia di tutti i bambini. Alla prima riunione mi sono espressa in senso contrario a questa pratica, sia perché non la trovo educativa, sia perché non lavano i denti ai bimbi sia perché danno caramelle di ogni genere senza che ci possa essere un controllo (e a quanto mi risulta l’ASL vieterebbe di somministrare qualsiasi cibo che non provenga dal servizio di ristorazione!).

A questo si è aggiunto un secondo evento: nel mese di dicembre abbiamo scoperto che il nostro piccolo è affetto da WPW (di cui le avevo già scritto) e deve pertanto assumere 2 volte al giorno (fino all’altro ieri 3 volte, ora hanno ridistribuito il dosaggio con nostra grande gioia) del flecainide polverizzato in sospensione. Anche se offerto con glucosata il farmaco risulta comunque tremendamente amaro! Inizialmente non è stato facile fargli accettare la medicina, poi con il "premio" della caramella consolatoria è diventata abitudine per lui spalancare la bocca per prendere il farmaco cattivo, ricevendo poi una caramella.

Ogni giorno quindi il mio piccolo mangia 3 caramelle, due dopo le due somministrazioni del farmaco (730 dopo la colazione e 1930 dopo cena) e una ricevuta all’asilo. Mattina e sera gli lavo bene i denti subito dopo, il pomeriggio non sempre riesco.

Scelgo caramelle fatte di solo zucchero e succhi di frutta.

Il piccolo ha 3 anni e 2 mesi, è alto 93 cm e pesa appena 12,150 kg. È nato di 3530 per 52 cm, ma presto si è assestato sul 10° percentile, crescendo poco fin da neonato e dopo gli eventi recenti la sua curva di crescita è calata ulteriormente. Anche la sorellina è nata di 3475 g ma si è subito assestata tra il 3° e il 15° percentile pur mangiando bene e io da piccola ero mingherlina come loro).

Fa così male mangiare caramelle? Anche se è magrolino? Oltre che per i denti per cosa sono nocive? Possiamo continuare così o devo escogitare nuovi sistemi per fargli prendere la medicina senza problemi come avviene adesso?

 

 

Per tre caramelle io, francamente, il problema non me lo porrei. In linea di principio sono anch’io contraria alla somministrazione di qualsiasi cosa non sia indispensabile o quantomeno utile dal punto di vista nutrizionale e sono ancor più contraria quando questo diventa una abitudine quotidiana e, ancora peggio, venga proposto a scopo consolatorio di routine con il rischio che il bambino impari a vivere il cibo o anche quel solo alimento, oltre che gradevole al gusto e per questo anche gratificante, gratificante e basta in quanto sostituto di coccole o altro tipo di consolazione indipendentemente dalla reale gradevolezza del suo sapore.

Ho lavorato anni oltre che in ospedale in scuole e asili nido e non sono riuscita a togliere alle educatrici la cattiva abitudine di dare un biscottino o un cracker la mattina quando la mamma si allontanava per consolare il pianto del bambino. Un biscotto secco di per sé non può fare nulla di male, così come una caramella, coloranti e aromi chimici a parte e frammenti di zucchero che si insinuano tra i molari a parte, ma ho sempre vissuto questo gesto che fa presto a diventare abitudinario come una sorta di sconfitta dell’adulto nei confronti del bambino, come ammettere che l’adulto, almeno in quel momento e in quella determinata situazione, non abbia altre armi da usare per convincere o consolare il piccolo.

La caramella o il biscotto diventano, quindi, un sistema parallelo, sbrigativo, non verbale, purtroppo molto efficace, per ottenere quello che si potrebbe comunque ottenere con maggior tempo, pazienza e disponibilità all’ascolto oltre che al dialogo. Questo genere di escamotage innocuo quasi certamente dal punto di vista nutrizionale potrebbe esserlo di meno dal punto di vista psicologico perché dal ciuccio come sostituto del seno o dell’abbraccio contenitivo alla caramella promessa per convincere il bambino alla medicina sgradita al biscottino per fare dimenticare l’assenza della mamma, il bimbo sin dalla nascita rischia di ricevere risposte parallele ai suoi bisogni, cioè risposte simili ma diverse rispetto alle sue richieste e questo, semplicemente, significa viziare, cioè non dare la risposta esattamente corrispondente alla richiesta di aiuto che il bambino in quel momento esprime con il suo pianto o il suo rifiuto ma qualcosa che le assomiglia e che, avendo il vantaggio di risultare comunque accattivante, finisce coll’essere non solo gradita al bambino che si rassegna facilmente ad essa pur di avere comunque una risposta al suo disagio, ma quasi indispensabile in quanto bisogno indotto: in un certo senso una piccola droga.

Io ho volutamente esagerato, s’intende, ma purtroppo credo di non avere detto cose sbagliate. La gratificazione non deve mai mancare come esperienza positiva nella vita di un bambino, ma deve essere prima di tutto capita nel suo significato morale ed etico e assimilata come tale. La gratificazione deve essere il premio per una azione ben fatta in modo che diventi lo scopo del comportamento del bambino, non un premio, paradossalmente, per non essersi comportato bene piangendo e non sforzandosi di superare da solo il momento di difficoltà.

Ma tutto ciò è molto più facile da dire che da mettere in pratica, specialmente in questa società dominata dalla fretta nella quale i tempi fisiologici di comprensione delle cose e di adattamento di cui hanno bisogno i bambini non possono essere rispettati e specialmente quando il bambino è ancora molto piccolo e si trova nel periodo pre verbale. Allora, nella impossibilità di seguire i buoni propositi, credo che sia praticamente impossibile rinunciare alla scorciatoia della caramella o del biscotto o dell’ennesimo, inutile, regalino. Tre caramelle, ovviamente, fanno poco o nulla dal punto di vista nutrizionale e metabolico, a meno che il bambino non sia diabetico e lo zucchero che contengono può essere bilanciato eliminando le aggiunte di zucchero nel latte o in altri alimenti. Per quanto riguarda coloranti e aromi vari, in linea teorica bisogna cercare quelle che non li contengono, chissà se ci sono caramelle senza aggiunte di sostanze chimiche?, forze quelle di orzo, ma non ne sono certa. Per quanto riguarda il pericolo carie, bisogna preferire le caramelle che si sciolgono cioè quelle di zucchero a forma cubica, quelle fondenti e non quelle croccanti, per poi fare bere un sorso o due di acqua quando si è completamente sciolta e il bimbo non ha più nulla in bocca.

Oltre a ciò non vedo cos’altro potresti fare: nel caso del tuo bimbo la medicina è importante e tra medicina e caramella sul piatto della bilancia non ci sono dubbi sul da farsi. Magari potresti provare, ogni tanto, a dire che le caramelle sono finite, ovviamente devi dirlo dopo, facendo finta di cercarle senza trovarle, ma non puoi imbrogliare il bimbo troppo spesso. Se hai tempo potresti pensare di farle in casa le caramelle oppure potresti sostituirle con un biscottino fatto in casa, oppure puoi alternare la caramella al biscotto e il biscotto ad un’altra diavoleria piacevole per il bambino. La medicina diventerebbe così, non più una routine noiosa da subire ogni giorno, ma l’occasione per sviluppare la fantasia, non solo tua ma anche del bimbo che potrebbe piano piano diventare protagonista attivo della sua consolazione progettando lui stesso cosa potrà fare se troverà ancora una volta il coraggio di mandare giù il sorso amaro.

Ma questa benedetta medicina non potrebbe essere mimetizzata in qualcosa di buono che non sia liquido come la glucosata? Non potresti mischiarlo un pizzico di polvere alla volta in qualche cucchiaino di yogurt o di fruttolo o di baby merenda o di crema o che so io, in un cucchiaino di formaggio spalmabile, cioè un pizzico di polvere alla volta mimetizzato in un alimento semi solido anziché liquido così potrebbe essere mandato giù senza che emerga il sapore? A volte nella vita la fantasia arriva dove non arrivano tanti dogmi e tante regole e l’esperienza insegna che una eccessiva rigidità di pensiero rallenta la velocità di conquista degli obiettivi, sia di tipo mentale che di tipo pratico.

Un caro saluto, Daniela

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