A 22 mesi ha paura di molte cose

 

Salve dottoressa,

le scrivo per mio nipote di 22 mesi.

Volevo sapere se è normale che il bimbo dimostri di avere parecchie paure, le faccio degli esempi: ha paura di salire sull’altalena, ha paura delle bambole, dei peluche, del buio, dei giocattoli che parlano o si muovono, mostra chiaramente ciò piangendo e smette solo se nascondo la bambola o il peluche.

Il bimbo la mattina frequenta l’asilo nido da quando aveva 5 mesi e il pomeriggio sta con i nonni; è un bimbo un po’ introverso, capisce tutto però dice poche parole.

Grazie

È sicuramente un bimbo timido che non è riuscito a sviluppare una sufficiente sicurezza in se stesso. È necessario capirlo e trovare molto tempo per comunicare con lui, parlare, farlo parlare, ascoltarlo, farlo sentire importante, insomma.

L’inserimento così precoce all’asilo nido e buona parte del resto della giornata trascorso con i nonni, pur sicuramente circondato da tutto l’affetto e le premure dei quali sono capaci, non possono sostituire un rapporto stretto e prolungato con la mamma e una consuetudine a condividere dei momenti di gioco con lei nonché l’esperienza di vivere e superare le sue più importanti tappe evolutive condividendo con lei emozioni e conquiste.

Forse il bimbo ha bisogno di un rapporto privilegiato uno a uno con una figura adulta di riferimento stabile sulla quale contare per il tempo a lui necessario: la mattina, infatti, anche il migliore degli asili nido, con ottime educatrici e il pomeriggio con i migliori dei nonni non potranno mai sostituire, almeno in questa fase delicata dello sviluppo fisico, psicologico ed affettivo, la presenza costante e prolungata della figura primaria di amore di un bambino.

A questo si può aggiungere un’indole naturalmente introversa e particolarmente sensibile e, magari, una stimolazione un po’ insufficiente e il bimbo cresce timoroso e schivo. Bisogna recuperare maggiormente la sua confidenza e la sua fiducia, bisogna fare uno sforzo maggiore di comunicazione, che è qualcosa di diverso dalle coccole e dalle premure e indica una maggiore considerazione del bambino stesso nella sua complessità.

Bisogna che il bambino sia accompagnato nella sua crescita interiore. Bisogna che l’adulto che se ne prende cura sviluppi empatia con lui, cerchi di vedere il mondo dalla sua stessa prospettiva, parli il suo linguaggio, entri nelle sue confidenze e nella sua confidenza e sappia crescere assieme a lui, condividendo e gioendo delle sue stesse emozioni, in sintonia con i suoi pensieri ed i suoi vissuti. Giorno dopo giorno.

Le paure in un bambino sono normali ed è normale per un bambino addirittura ricercare le occasioni di avere paura, ma questa emozione non deve finire lì, deve essere elaborata e superata, perché è bene che per un bambino tutte le favole abbiano un lieto fine.

Il bambino deve abituarsi alla speranza e deve costruirsi una sufficiente fiducia nel mondo e in sé stesso per avere la certezza che la paura può, anzi, deve essere superata, non nascondendo l’oggetto che incute timore ma bensì dominandolo, conoscendolo, esplorandolo. Ma per fare questo sono necessarie due condizioni: la fiducia nelle proprie capacità e una curiosità nei confronti delle situazioni o degli oggetti sconosciuti, cioè uno spirito di esplorazione, una intraprendenza che superino la ritrosia dettata dal normale timore per il nuovo e l’ignoto.

In questo, evidentemente, il bimbo ha bisogno di incoraggiamento, di una fiducia in sé stesso e nel mondo che lo circonda che deve ancora radicarsi e che può maturare e rinforzare soltanto se la o le persone che lui ama di più e di cui si fida di più gli staranno vicino per condividere con lui questi suoi percorsi.

Non è una questione di quantità insufficiente di affetto che il bambino riceve, ma una questione di qualità del rapporto che ha instaurato o sta instaurando con le figure di riferimento, madre in primis ma anche padre che sono responsabili di accompagnarlo nella sua crescita verso la maturità.

La paura, comunque, è una emozione importante perché serve per insegnare al bambino a mettersi in allerta davanti ad un pericolo: si tratta di puro istinto di autoconservazione, pertanto va modulata e razionalizzata, non rimossa.

Il bambino non deve abituarsi a smettere di piangere e di avere paura soltanto dopo che il giocattolo che incute timore viene allontanato o nascosto. Al bimbo va spiegato con molta calma e molta pazienza semplicemente che quel tipo di paura è inutile e irragionevole, perché il giocattolo può non piacere ma è pur sempre un giocattolo che non ha nessuna volontà di fare male ma bensì soltanto di divertire, mentre vi sono altre paure che vanno, al contrario, stimolate e insegnate perché fondamentali per la conservazione della incolumità: la paura del fuoco, della corrente elettrica, degli oggetti taglienti o pericolosi e via discorrendo.

Bisogna, quindi, insegnare al bambino ad orientarsi nella giungla di tutte le sue paure e lo si può fare proprio attraverso il gioco, attraverso la narrazione ripetuta di una favola avventurosa ma a lieto fine fino a che il bimbo non l’abbia imparata a memoria e non tema più la situazione ansiogena che contiene proprio perché ha ormai impresso nella sua memoria il seguito a lieto fine che, col tempo, diventerà un suo modello mentale di riferimento: "la paura come tale non fa più paura perché tanto lo so che dopo tutto ritorna a posto e il finale è lieto".

Dopo molte ripetizioni, finirà col non fare più paura anche una situazione ansiogena nuova, di cui non si conosce il seguito, perché lo schema mentale fiducioso nell’avvenire si sarà radicato nella mente del bimbo e sarà diventato una sorta di schema mentale da riprodurre ogni volta che si troverà di fronte a qualche nuova situazione che a lui, lì per lì, sembrerà di non controllare.

Ma la paura, così come la vergogna o la timidezza, sono sentimenti umanissimi e normalissimi, indici di sensibilità e di intelligenza.

Un caro saluto, Daniela

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