Il cognome materno per i figli di genitori sposati

 

Buongiorno.

Scrivo perché ho un bimbo di 21 mesi al quale vorrei dare anche il mio cognome (oltre a quello di mio marito).

Mio marito è d’accordo dato che questo bimbo lo abbiamo voluto, avuto e lo stiamo crescendo in due. Cosa devo fare?

La ringrazio molto, per noi sarebbe davvero importante.

Cordiali saluti.

Emanuela

 

 

Cara Emanuela,

il vostro desiderio, pur essendo legittimo, è difficile realizzazione. Ad oggi, nonostante le numerose pronunce giurisprudenziali che riconoscono l’anacronismo della norma che impone l’automatica trasmissione del cognome paterno ai figli legittimi, nonostante le numerose convenzioni internazionali che sanciscono la piena uguaglianza dei coniugi anche sotto questo profilo, nonostante la recente sottoscrizione del Trattato di Lisbona, ratificato dal nostro Paese con la L. 2 agosto 2008 n. 130, che vieta ogni forma di discriminazione basata sul sesso, affermando il diritto al rispetto della vita privata e familiare, nonostante l’automatica applicazione dei precetti dei Trattati comunitari in forza della ratificazione, nonostante la stessa Corte Costituzionale si sia pronunciata nel senso della necessità ed opportunità di adeguare la normativa nazionale ai principi comunitari e soprattutto al nuovo assetto sociale, nonostante tutto ciò, dicevo, al momento, in assenza di una disposizione di legge che rimedi alla lacuna normativa, prevedendo la libertà di scelta del cognome dei figli, l’unica strada per poter sperare di aggiungere il cognome materno se non addirittura sostituirlo a quello paterno è quella di chiedere al Tribunale la rettifica dell’atto di stato civile relativo alla nascita del figlio, facendo valere le norme internazionali cui facevo riferimento e il principio per cui tali norme sono immediatamente efficaci nel nostro ordinamento con la conseguenza di disapplicare le norme che con esse si pongono in contrasto.

Il problema – e lo sottolineo – è che il risultato, l’esito di un simile procedimento è tutt’altro che certo e quindi potreste trovarvi esposti a sostenere costi elevati per instaurare la procedura per poi trovarvi con un "nulla di fatto" nell’attesa che il Legislatore colmi questo vuoto normativo, questa lacuna.

Ritengo per voi conveniente attendere che il Parlamento si pronunci sulle numerose proposte di legge in materia, sperando che si giunga alla promulgazione di una legge che rispetti i principi di uguaglianza e libertà.

Un caro saluto.

Avv. Chiara Donadon

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