Disaccordi “in costanza di rapporto”

 

Gent.mo Avvocato,

Le trasmetto la presente per chiderLe un consiglio di carattere legale.
Sono convivente con una donna che ha sempre dimostrato di non essersi staccata dal controllo della madre, chi si pone di fatto come la pianificatrice della nostra vita, delle nostre ferie ecc.
La presenza di un piccolo di quattro anni peggiora la situazione. Più volte succede che la mia compagna, contro la mia volontà, prenda il piccolo e lo porti dalla vecchia madre che abita in un’altra città per alcuni giorni.
Da parte mia è intuibile lo stato di isolamento e frustrazione in cui mi trovo, in forza della complicità madre – figlia che spesso mi emargina.
Si presenta ora il problema delle vacanze. Ogni anno, rifiutando ogni forma di conciliazione, se lo porta via per il tempo che decide lei adducendo il motivo che il piccolo debba stare con la nonna, e creando le condizioni per evitare la mia presenza.

Stanco di questa situazione, Le chiedo cortesemente un consiglio circa gli strumenti carattere legale, anche in termini di pianificazione strategica, per prevenire e se possibile evitare detti atteggiamenti arbitrari, accompagnati spesso, in occasione di richieste di mediazione da parte mia, da manifestazioni di ira di natura sicuramente patologica che, per quanto di mia conoscenza, non è stata diagnosticata.
Aggiungo che il bambino manifesta la volontà di non andare e di stare con entrambi i genitori, e la vecchia nonna, in occasione delle visite che non sono MAI state negate, lo manipola contro il sottoscritto con sottile e diabolica intelligenza.

La ringrazio dell’attenzione che vorrà dare alla presente.
Cordialmente,

Rosario

Caro Rosario,

mi pare di capire che tu e la tua compagna non siate nella fase della "separazione", quindi che non vi sia allo stato rottura della convivenza, di tal ché non ritengo che sussista il presupposto affinché vi rivolgiate al Tribunale per ottenere un provvedimento che disciplini in modo dettagliato la "gestione" di vostro figlio.

Purtroppo però le strade da percorrere non sono molte. Questi disaccordi in "costanza di rapporto" sono all’ordine del giorno in ogni coppia ma purtroppo possono trovare soluzione solo attraverso il dialogo e la reciproca comprensione, nonché la condivisione del ruolo genitoriale in ogni sua manifestazione.
Se ciò non accade, la legge non può soccorrere entrando nelle case delle persone, laddove non espressamente sollecitata attraverso la via giudiziaria. Ma quest’ultima via è l’arena in cui si confrontano le coppie che attraversano una crisi, che può non essere irreversibile, ma che presuppone, almeno rebus sic stantibus, un allontanamento e quindi la necessità di regolamentare i rapporti.

Nel vostro caso, potrei semmai suggerire il ricorso ad un sostegno alla genitorialità. Ci sono professionisti che, a prescindere dalla crisi della coppia, aiutano i genitori a condividere l’educazione e la gestione dei figli laddove vi siano, come sembra nel vostro caso, delle difficoltà di comprensione e di dialogo/confronto sul punto.
Un’altra alternativa potrebbe essere la mediazione familiare, anche se questo istituto entra in gioco nella fase di crisi, anche prodromica all’azione giudiziaria, ma comunque in una fase quanto meno di "stallo" della coppia.
Come vedi sono tutti strumenti che esulano dall’area legale/giudiziaria ma, a mio avviso, potrebbero essere validamente utilizzati.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

 

 

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