Le convulsioni febbrili nei bambini: cause, sintomi e rimedi

Le convulsioni febbrili terrorizzano i genitori ad ogni episodio di febbre alta del loro piccolo, terrorizzano i genitori di un bambino che ha già presentato un primo episodio convulsivo in occasione di febbre anche quando ben rassicurati dal medico sulla benignità e la mancanza di conseguenze dell’episodio stesso.

Ecco cosa accade di solito:

Il bambino ha la febbre, forse i genitori non se ne sono ancora accorti perché la temperatura comincia a salire proprio ora.

Improvvisamente il bambino perde conoscenza, si irrigidisce, comincia a scuotere spasmodicamente braccia e gambe, il suo sguardo si perde nel vuoto poi i bulbi oculari si girano verso l’alto; oppure è come se il bambino si lasciasse andare, la sua muscolatura perde tono e il corpo si accascia ovunque si trovi: seduto a tavola si appoggia sul tavolo o sulla sedia e scivola in terra lentamente; in braccio alla mamma si abbandona come svenuto.

In ogni caso, per alcuni minuti è pallido, a volte anche freddo, la cute può presentare marezzature bluastre, non risponde ai richiami.

convulsioni febbrili bambini

Convulsioni febbrili: cosa sono?

Si tratta di una particolare reazione di tipo irritativo del sistema nervoso centrale ancora immaturo e insufficientemente mielinizzato di alcuni bambini particolarmente sensibili allo stimolo eccitatorio costituito da un brusco rialzo termico.

Si può infatti manifestare anche con febbre non particolarmente alta, poco più di 38,5°C, purché il passaggio dallo stato non febbrile allo stato febbrile avvenga bruscamente, nell’arco di meno di un’ora per esempio.

I bambini sono particolarmente soggetti a rialzi febbrili, specie nei primissimi anni di vitae per tutta l’età prescolare, in modo particolare in alcune stagioni dell’anno.

Il loro sistema immunitario è in continuo fermento perché vengono in contatto continuamente con nuovi virus e nuovi batteri dai quali devono imparare a difendersi e i loro meccanismi di regolazione della temperatura, inoltre, non sono ancora perfettamente funzionanti.

D’altra parte la febbre svolge una efficace azione difensiva e affianca egregiamente l’attività del sistema immunitario: è per questo che non deve fare paura e non andrebbe abbassata appena si presenta ma, per quanto possibile, lasciata agire, a meno che non sia fonte di soggettivi disagi mal sopportati come forte mal di testa o malessere che limita le normali attività del bimbo (dolori diffusi, prostrazione, ecc.).

Bisogna sapere che la febbre non trattata non sale all’infinito: dopo una prima fase dove predomina la vasocostrizione periferica con senso di freddo e brividi (momento in cui la febbre sale e il sangue si concentra nelle parti centrali del corpo, mani gelate e addome o fronte bollenti), subentra intensa vasodilatazione periferica (inizio della fase di dispersione del calore corporeo), mani calde e asciutte e infine sudorazione profusa (secondo meccanismo di dispersione del calore). La febbre non provoca convulsione in quanto tale, ma solo il suo rapido aumento e solo nei soggetti predisposti (a volte vi è famigliarità).

Cosa fare allora in caso di febbre alta?

In attesa di valutare l’opportunità di somministrare farmaci:

1) Scoprire il bambino e lasciarlo con indumenti leggeri

2) Nella fase della sensazione di freddo e brividi avvolgerlo con una copertina non pesante e attendere

3) Applicare impacchi freddi asciutti come la borsa del ghiaccio sulla testa o sotto le ascelle o un asciugamano tenuto in freezer per un po’ in precedenza su gambe e braccia

4) Se si usano impacchi umidi che siano a temperatura tiepida e non fredda come per gli impacchi asciutti: sono sostituibili da un bagnetto a temperatura 37°C per 15 minuti se le condizioni del bambino lo consentono.

5) Dare da bere molta acqua fresca o bibite leggermente zuccherate sempre fresche compreso un ghiacciolo se il bambino lo accetta

Questi accorgimenti sono in grado di ridurre la temperatura anche di più di un grado senza uso di farmaci, ma se fossero indicati a causa di malessere mal sopportato, si somministra paracetamolo (tachipirina). Si raccomanda di non usare aspirina prima dei 12 anni in caso di febbre dovuta a presunta infezione virale per la possibilità che si sviluppino effetti collaterali anche gravi come la sindrome di Reye.

6) Coccoloterapia e riposo fanno parte integrante della cura.

Ma quando bisogna chiamare il medico e quali sono, oltre alla febbre, i sintomi che devono mettere in allarme?

Bisogna preoccuparsi quando il bambino respira con difficoltà, quando presenta una diarrea profusa ed è molto piccolo (sotto i due anni), oppure vomito incoercibile (non un solo episodio),quando ha una forte inappetenza che dura da alcuni giorni, quando ha difficoltà a muovere il collo e non riesce a toccare il torace con il mento oppure non riesce a guardare il soffitto quando è seduto o in piedi, quando appare molto sonnolento appena sveglio, quando ha forte mal d’orecchio e quando appare confuso, torpido e poco presente.

E se in occasione di un rialzo febbrile dovesse insorgere una convulsione?

Innanzitutto bisogna sapere che non è difficile distinguere una convulsione febbrile benigna da una patologica più preoccupante.

Di solito, la stragrande maggioranza delle crisi convulsive febbrili sono chiamate semplici e cioè:

  1. Sono brevi, anzi spesso brevissime e durano da alcuni secondi a un massimo di 15 minuti;
  2. Sono generalizzate, cioè i tremori e le clonie interessano contemporaneamente entrambe gli arti o tutti e quattro, oppure si manifestano con semplice perdita di coscienza.

Il bambino che presenta questo tipo di convulsione non è epilettico e non rischia di diventarlo in seguito anche se dovesse avere altre crisi sempre in occasione di febbre.

Se l’episodio convulsivo ha queste caratteristiche e il bambino ha più di un anno e mezzo e meno di 5 di solito non si prescrive nessun accertamento diagnostico, nessun trattamento a lungo termine né preventivo.

Se invece, in casi molto rari, le convulsioni febbrili dovessero essere “complesse”, cioè durare più di 15 minuti, interessare solo metà del corpo e magari insorgere in un bambino con meno di 18 mesi o più di 5 anni è bene indagare perché, anche se scatenate da febbre, potrebbero essere la spia di una malattia nervosa preesistente.

In tal caso si procede con la diagnostica (EEG intercritico, TAC, risonanza magnetica e analisi ematochimiche), si consiglia di tenere a casa una scorta di microclismi a base di diazepam (valium) e si consiglia di tenere sempre sotto controllo la febbre dal momento che si presenta con somministrazione di paracetamolo regolare ogni 6 ore in media se supera i 37°C sotto l’ascella o i 37,5°C rettali.

A questo proposito si consiglia di misurare la temperatura con termometro tradizionale in questo modo:

  • Se il bambino ha meno di un anno, per via rettale, introducendo la punta lubrificata del termometro per almeno due centimetri nel retto per uno o due minuti;
  • tra i due e i tre anni, se il bambino collabora, si può mettere il termometro in bocca, sotto la lingua, tenendolo 3 minuti a bocca chiusa, procurando di non dare da mangiare o da bere nulla di freddo o di caldo nella mezz’ora precedente;
  • sopra i tre anni è attendibile la temperatura ascellare sempre se si tiene in sede il termometro per almeno 5 minuti.

L’unica alternativa valida al termometro tradizionale è il termometro auricolare.

Dopo un primo episodio convulsivo febbrile nel 70% dei casi non vi saranno altri episodi nello stesso bambino anche se avrà la febbre alta altre volte.

Solo nel 30% dei casi può ripetersi la convulsione, ma quasi mai in occasione dello stesso episodio febbrile, più spesso durante una febbre successiva e in un lasso di tempo di alcuni mesi, raramente anni.

Significa che se un bambino a 2 anni ha avuto una convulsione febbrile e per un anno ha avuto febbre altre volte senza convulsioni sarà estremamente improbabile che l’episodio sia destinato a ripetersi ancora.

Verso il sesto anno di vita, poi, il pericolo scompare.

Si possono prevenire eventuali episodi successivi?

I genitori devono convincersi che il bambino che ha avuto una convulsione febbrile è sano e non ha bisogno d’essere iperprotetto o tenuto sotto una cappa di vetro. Deve condurre una vita normale e i genitori non devono essere ansiosi. Devono comunque ricordare alcune cose:

  • Quando il bambino ha la febbre è bene scoprirlo subito e somministrare tachipirina senza attendere il corso spontaneo del rialzo febbrile.
  • Il farmaco va dato ogni sei ore con regolarità per i primi due o tre giorni. Se poi dovesse insorgere la convulsione è bene sapere cosa fare perché all’arrivo in ospedale, molto probabilmente la crisi si sarà già risolta spontaneamente ma il bambino potrebbe essere rimasto in convulsione per alcuni minuti che potrebbero essere evitati con un corretto e pronto intervento di chi sta a fianco al bambino in quel momento.

Convulsioni febbrili bambino: cosa fare?

  • Prima di tutto mai perdere la calma
  • Mai schiaffeggiare o scuotere il bambino per farlo tornare in se
  • Mai chiamarlo insistentemente per nome
  • Mai cercare di bloccare i tremori tenendo fermi braccia e gambe
  • Sdraiare il bambino delicatamente su un fianco, sul letto o per terra purché in luogo ben areato e ventilato
  • Controllare che la lingua non blocchi la respirazione ripiegandosi posteriormente
  • Asciugare e rimuovere eventuale catarro o vomito dalla bocca delicatamente
  • Slacciare gli abiti aderenti
  • Somministrare valium per via rettale con le modalità riportate qui sotto ed eventualmente ripetere la dose se il bambino dovesse espellere il farmaco stringendo le natiche o se la crisi, dopo 3 minuti, non è ancora cessata.

Il trasporto in ospedale poi è consigliato immediato se il bambino ha meno di un anno e se la crisi non cessa dopo la seconda somministrazione di diazepam.

Guarda anche questo video di pediatria

Come si somministra il diazepam?

Esistono attualmente confezioni di diazepam pronte per l’uso rettale sotto forma di microclismi predosati molto facili da usare: bisogna togliere la capsula che li chiude ruotandola su sé stessa, se si può, lubrificare il beccuccio altrimenti non importa, inserirlo per metà della sua lunghezza nell’ano del bambino se il bimbo ha meno di tre anni oppure per tutta la lunghezza se ha tre anni e più e premere il farmaco con il pollice e l’indice avendo cura di tenere il beccuccio sempre più basso rispetto all’ampolla che contiene il farmaco per non introdurre aria invece che il farmaco.

A fine somministrazione si estrae il beccuccio tenendo ancora l’ampolla premuta perché altrimenti il vuoto che si forma con la distensione dell’ampolla può risucchiare il farmaco.

Dopo l’estrazione del microclisma le natiche del bimbo vanno tenute accostate tra loro per alcuni istanti per evitare la fuoriuscita del farmaco.

In mancanza di microclisma predosato si possono usare le fiale di valium o noan da 2 ml (10mg) in ragione di mezza fiala, cioè 5 mg per i bambini inferiori a due anni e una fiala intera quando hanno compiuto tre anni. Il contenuto della fiala si aspira con una siringa e al posto dell’ago si inserisce un piccolo catetere.

Il farmaco va iniettato assieme a qualche cc di aria o di soluzione fisiologica per essere sicuri chela piccola quantità necessaria raggiunga l’ampolla rettale e possa essere assorbita interamente senza fuoriuscire.

Se un bambino che frequenta l’asilo o la scuola materna soffre di convulsioni febbrili è legittimo lasciare una dose (a volte due) di farmaco in microclismi predosati alle maestre: le maestre non sarebbero tenute a somministrare farmaci di nessun tipo ai bambini ma in questo caso potrebbe essere considerato un salvavita visto che è caldamente raccomandato fare durare il meno possibile una crisi convulsiva di qualsiasi tipo.

Ma la discussione su questi argomenti è delicata e di difficilissima soluzione: sarebbe auspicabile parlarne a lungo e stilare dei protocolli di comportamento un po’ più approfonditi di quelli generalmente attualmente esistenti.

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