Terremoto in Italia

terremoto l'aquilaAprile 2009, giorno 6: l’Italia si sveglia in una morsa di dolore.

“Brandelli di case” che giacciono al suolo, corpi inermi sotto macerie pesanti, occhi increduli di bambini spaventati, uomini e donne che scavano a mani nude.

Riaffiorano ricordi di terremoti tristemente “famosi”, dal Friuli Venezia Giulia all’Irpinia passando per il Belice. Questa volta il tributo di morte e sofferenza è toccato all’Abruzzo.

Nel cuore della notte, alle 3:32, la terra trema. Una scossa violenta, di magnitudo 5.8 che devasta l’Aquila e i piccoli centri che la circondano, un scossa che si avverte in tutto il centro-sud Italia, il terrore che si espande e la paura più agghiacciante: quella di non essere sicuri in casa propria.

Chi riesce a svegliarsi in tempo scende in strada, si fa scudo con le mani mentre pietre e calcinacci piovono dall’alto, padri e madri che cercano nel buio i propri figli, scale percorse di fretta mentre i gradini si sgretolano, è l’apocalisse per alcuni piccoli centri storici, di cui non è rimasta che polvere e morte.

Più di 200 i morti, 17.000 gli sfollati, 1.500 e oltre i feriti, 15 i dispersi, 100 e altre ancora (si spera) le persone tratte in salvo dai primi soccorritori, fra questi, un’Italia che si scopre unita nella solidarietà, carovane di aiuti volontari che partono dal nord e dal sud, ospedali intasati di donatori di sangue, le televisioni accese e lacrime silenziose che solcano visi sconosciuti.

Il capoluogo abruzzese pare bombardato, macerie ovunque, crollate cupole, chiese e campanili. Attorno all’Aquila piccoli centri segnati dai crolli: Paganica, Camarda, Tempera, San Demetrio nei Vestini, Castelnuovo, e fra essi nuclei quasi cancellati dal sisma: Villa Sant’Angelo, Onna e il Borgo di Castelnuovo.

E nel pomeriggio altre scosse che raggiungono il magnitudo 4.1, e poi la pioggia che rende il tutto ancora più difficile e una prima notte senza casa, per molti sfollati, che sarà l’inizio di un altro calvario. Altra scossa forte, stamane, e ci si chiede quando finirà.

Ma si poteva prevedere tutto ciò?

Giuseppe Zamberletti, antesignano della protezione civile, punta il dito verso un paese “fatalista ed insensibile” ove la cultura antisismica non prende piede. Sotto accusa gli stessi cittadini che secondo l’ex commissario “mostrano superficialità per la sicurezza delle proprie case”. La vera politica contro il terremoto – denuncia Zamberletti che ora, fra l’altro, presiede la Commissione grandi rischi – non è prevedere l’evento (“nessuno ad oggi può dire quando ci sarà, tutte le previsioni non solo affidabili” tiene a dire) ma la prevenzione antisismica che riguarda interventi sull’edilizia. “È il tessuto urbano ad essere fragile.”

Ma è davvero solo questione di cultura della sicurezza del singolo cittadino? E la casa dello studente rasa al suolo? E gli 80.000 edifici pubblici – tra scuole, ospedali e uffici – considerati “vulnerabili” in quanto costruiti in zone ad alto rischio sismico e senza le dovute precauzioni edilizie?

Domande che non trovano risposta, dubbi che si insinuano fra la gente e tramite i media, un nome che sta diventando familiare: Giampaolo Giuliani.

Giuliani, ricercatore dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), pur essendo d’accordo con la comunità scientifica sull’impossibilità di prevedere con esattezza un terremoto esclusivamente attraverso l’analisi di uno sciame sismico, sostiene altresì che mediante i rivelatori di concentrazione di gas radon, è possibile prevedere con una buona precisione i terremoti. ”Noi abbiamo acquisito in dieci anni un’esperienza che ci permette di rilevare sia il precursore sismico, sia l’epicentro e il grado sismico”, sostiene il ricercatore. “Si può quindi sapere quando avviene un terremoto, perché il precursore sismico dà la possibilità di prevedere un evento sismico con un anticipo di 6-24 ore, calcolandone epicentro, intensità e ipocentro.”

Però c’è chi, tra gli esperti, ci ricorda che sulla base delle previsioni di Giuliani si sarebbe dovuta evacuare Sulmona otto giorni fa.

Se lo si fosse fatto, molto probabilmente gli sfollati sarebbero stati portati a L’Aquila e oggi sarebbero sotto le macerie e la tragedia avrebbe assunto proporzioni ancora peggiori.

Non è possibile evacuare un’intera regione per un tempo indeterminato, questo è certo, però forse varrebbe la pena di prenderlo in considerazione lo studio del Giuliani, anziché indagare per procurato allarme.

Ora l’Italia unita vuole credere alla promessa del Presidente del Consiglio: “nessuno verrà lasciato solo”, e dobbiamo crederci a questa Italia Unita, che per un giorno non ci parla di crisi, non ci restituisce una nazione divisa da velleità secessioniste, ma si ritrova presente nel dolore altrui, per ricostruire, per rinascere in una Pasqua di solidarietà.

Noi Mamme si unisce a tutti coloro che stanno soffrendo, è vicina alle madri e ai padri, abbraccia tutti i bambini che hanno avuto paura e tutti quelli che hanno un dolore grande da portarsi appresso.

Numeri Utili

Le associazioni di volontariato o i singoli volontari interessati a mettersi a disposizione per l’emergenza terremoto che ha colpito l’Abruzzo possono contattare il Centro operativo della Protezione Civile presso la Prefettura di Pescara, telefonando allo 085 2057631.

Chiunque fosse invece interessato a donare sangue, può farlo recandosi presso i Centri Trasfusionali indicati dalla Regione.

Sulle donazioni di sangue c’è però un appello a rallentare l’afflusso del ministro per il Welfare Maurizio Sacconi.

Chiunque voglia donare del cibo per le popolazioni colpite, infine, può portare i generi di prima necessità presso il Banco Alimentare dell’Abruzzo, in via Celestino V, a Pescara: il Banco Alimentare, mediante la sua rete di enti e associazioni convenzionati nell’aquilano, ha già iniziato a inviare i prodotti nelle zone colpite dal terremoto.

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