Figli di coppie gay: il diritto di esistere

fam_arcob.jpgFigli di coppie gay: una realtà prevista e prevedibile, che sta diventando sempre più concreta anche nel nostro Paese.
Una realtà variegata che comprende figli avuti da precedenti relazioni eterosessuali e che adesso vivono con uno dei genitori e il nuovo compagno; figli avuti grazie al seme di un donatore, tramite inseminazione artificiale o maternità surrogata all’estero.
Sono circa 100.000, secondo le stime, ma potrebbero essere (e diventeranno) molti di più. In Italia il 17,7% degli omosessuali e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha uno o più figli e il 49% delle coppie omosessuali dichiara di voler diventare genitore.
 
(foto da www.famigliearcobaleno.org)

 

Nel 2005 i genitori omosessuali si sono riuniti in un’associazione, Famiglie Arcobaleno, che organizza eventi, convegni, giornate di approfondimento e mette in contatto persone che vivono la stessa realtà di coppia omosessuale con figli.

C’è chi pensa che non sia giusto.
C’è chi afferma che un bambino dovrebbe avere un padre e una madre perché è "naturale" sia così.
C’è chi sostiene che il bambino non avrà uno sviluppo psicologico corretto, senza vivere l’esperienza di entrambe le figure genitoriali.
C’è chi obietta che il concetto di famiglia è semplicemente una convenzione culturale (a noi sembra inaccettabile la poligamia che è normale nei paesi musulmani) e che in tal caso bisognerebbe essere contrari anche alle famiglie monoparentali, cioè ai genitori single, che invece sono normalmente accettate laddove imposte dall’abbandono o dalla morte del compagno, ma non sono altrettanto lecite se frutto di una scelta, perché considerate non "fisiologiche".

Si potrebbero citare le risoluzioni dell’American Psychiatric Association (2002) e dell’American Psychological Association (2004) che, sulla base di osservazioni scientifiche documentate, sostengono che "i bambini educati da una coppia omosessuale dimostrano un livello emozionale, cognitivo e sociale simile a quello dei bambini cresciuti con genitori eterosessuali"; e c’è da scommettere che non tutti si lascerebbero convincere.

Da qualunque punto di vista si osservi il fenomeno, si tratta di argomenti molto controversi di cui è difficile venire a capo e da cui scaturiscono discussioni agguerrite che lasciano il tempo che trovano.

Personalmente non riesco a non pensare, prima di tutto, ai bambini.
Non mi interessa se "non dovrebbero esserci" (che concetto orribile), perché ci sono e devono essere tutelati.

È significativo il paragone col divorzio. All’inizio si pensava che i figli di divorziati sarebbero stati infelici a vita. Adesso, che separazioni e divorzi sono all’ordine del giorno, l’opinione comune ma anche i dati degli osservatori dei consultori ci dicono che i figli stanno meglio con genitori separati (laddove il divorzio è portato avanti con un intelligente occhio di riguardo per loro) che in una famiglia infelice.
I bambini realmente ne soffrono meno di un tempo, ma questo è perché la separazione dei genitori non è più una vergogna, è socialmente accettata, è un’esperienza spesso condivisa con altri compagni e genera, a volte, quelle "famiglie allargate" ove spesso si ritrova un senso di famiglia che nel nucleo originario s’era perso.

Per i bambini di coppie gay dobbiamo sperare che venga superata in fretta quella "terra di mezzo" in cui la loro famiglia è una realtà che esiste, ma non è accettata dalla società. È doveroso sperare che non debbano vergognarsi del proprio vissuto quotidiano e delle persone che, piaccia o meno ai "benpensanti", loro amano e riconoscono come genitori. Basterebbe questo a facilitare loro la vita visto che, a differenza che nel divorzio, in questa condizione non c’è una sofferenza implicita e le difficoltà sono esclusivamente di ordine sociale.

E poi dobbiamo sperare che le leggi si adeguino in fretta, riconoscendo il ruolo di entrambe le figure genitoriali. In Francia, pochi giorni fa, il governo di Nicolas Sarkozy ha presentato un disegno di legge che legittima, in modo esplicito, "i nuclei composti da due adulti dello stesso sesso tra le nuove configurazioni familiari". Altri Paesi hanno già riconosciuto, in un modo o nell’altro, le unioni gay.
In Italia, c’è da giurarci, le cose non saranno semplici né veloci. La sola possibilità è che la società, sempre più avanti della legge, nel nostro Paese, faccia da traino nell’accettare e tutelare questi bambini che, per la legge, hanno un solo genitore ma per il cuore ne hanno due.

Non è difficile, per una madre o un padre, capire quanto questo sia essenziale: basta fare uno sforzo di immaginazione e "sentire" su di sé e i propri figli lo strazio che deriverebbe dall’essere separati perché la legge non riconosce un reciproco legame, in caso di morte del coniuge (o di coniuge "impazzito" che li prende e se ne va).

Tutto ciò, qualsiasi cosa si pensi dell’omosessualità.

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