
Una nota rivista di moda ha scelto, per la copertina di novembre, la foto di una ragazza forse non più magra di altre, ma la cui magrezza risulta esasperata dall’abbigliamento e dalla posa “incavata”, tanto da non percepire nemmeno un accenno di seno; ma, ancor più della magrezza, impressionano la posizione da bambola di pezza (seduta a terra e appoggiata a una parete) e il viso, con le occhiaie in evidenza e l’espressione priva di vita. Molto probabilmente la polemica è cercata (purché se ne parli…) e la redazione della rivista risponde prontamente con una nota stringata in cui il direttore spiega che si tratta semplicemente di una “sana taglia 38”, ignorando il fatto che la questione sollevata non riguardasse, per lo più, la modella in sé né la sua taglia, ma l’esasperazione della magrezza e della sofferenza volutamente cercate in quella fotografia. L’indignazione suscitata dalla copertina indica che noi donne non siamo più disposte a farci imporre modelli irrealistici, negativi ed insani.
A differenza di quanto sembra pensare il direttore di quella rivista, siamo consapevoli che non sono tanto la taglia o il peso ad essere significativi, quanto il peso in relazione all’altezza e ad altri fattori. Il BMI (Body Mass Index) mette in relazione peso e altezza, fornendo un parametro assai più significativo della taglia dei vestiti; valori al di sotto del 18,5 corrispondono al sottopeso, fra 18,5 e 25 al normopeso, fino al 30 al sovrappeso e oltre 30 all’obesità. Senza metterci qui a fare calcoli matematici, sappiamo che i BMI richiesti alle modelle (che hanno sì la 38, ma per altezze di 1,75 e oltre) si trovano nel range corrispondente al sottopeso. E’ ancora notizia di questi giorni quella di una modella ventitreenne, già taglia 38, che ha denunciato pubblicamente la richiesta delle case di moda di dimagrire ulteriormente.

Non a caso un accordo di autoregolamentazione siglato nel 2006 dal governo italiano con agenzie pubblicitarie e case di moda prevedeva di escludere dalle passerelle modelle con un BMI inferiore a 18, considerandolo insano anche a causa delle ricadute sui comportamenti alimentari delle adolescenti.
Francamente non capiamo quali esigenze o motivazioni sostengano scelte di immagini come quelle della copertina citata, ma ci pare ovvio che in esse non ci sia amore verso la donna e il suo corpo e troviamo sacrosanto rifiutarle, sia manifestando le proprie opinioni verbalmente, sia con scelte precise quando si tratta di acquistare abiti e riviste.
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