bambini bilingue

Per parlare dei più piccoli, da 0 a 5 anni
dorlyng

Messaggio da dorlyng » ven set 26, 2008 11:04 am

Preciso che in Svizzera il tedesco è importantissimo, è la lingua più diffusa e commercialmente indispensabile... come sono sciocca a non riuscirci!


Flavia

Messaggio da Flavia » ven set 26, 2008 11:17 am

dorlyng ha scritto:Forse ora è anche troppo tardi... che dite? la grande ha 9 anni, il secondo 4 e l'ultima 6 mesi... i due grandi mi chiedono insistentemente di parlare loro in tedesco, ma io faccio proprio fatica... che faccio?
Per i due più piccoli sicuramente no!

Ma secondo me non è tardi neanche per il più grande, non l'imparerà con la scioltezza delle altre due però io andai a vivere per tre anni in Germania quando avevo 9 anni e parlo ancora bene il tedesco (non molto per quanto origuarda la grammatica, devo ammettere).
Se poi loro vivono in un territorio dove ha la possibilità di esertcitare la lingua (la sente, la parla) secondo me dovrebbe farcela anche lui con una certa scioltezza...
Ed in effetti in Svizzera èp un peccato che non sappiano parlare il tedesco...
ma da voi non si parla o si sente proprio MAI il tedesco? Oppure lui qualcosina l'ha sentita in giro?
prometheus

Messaggio da prometheus » ven set 26, 2008 12:00 pm

Non ho esperienze dirette ma ho letto tanto sull'argomenti e ho pure dei testi interessanti da consigliarti...appena ho tempo te li recupero!!
dorlyng

Messaggio da dorlyng » ven set 26, 2008 1:58 pm

Qua da noi finchè non vanno alle medie il tedesco non lo si usa. Poi in prima media si comincia a studiarlo a scuola ma nella vita pratica non si usa. Si usa però tanto poi da adulti: nel commercio, nel lavoro (perchè cmq abbiamo un sacco di turisti svizzero tedeschi) e anche i foglietti illustrativi dei medicamenti o i manuali d'uso degli elettrodomestici sono prevalentemente in tedesco. Insomma, o tedesco o francese, uno di questi due "s'hanno da sapere"! Ho anche tanti parenti il Svizzera interna che non riescono a parlare coi miei bimbi e mi sgridano ad ogni occasione... a ragione devo ammettere! Cercherò di sforzarmi dai...
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Fragolablu
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Messaggio da Fragolablu » ven set 26, 2008 2:16 pm

Io non ho esperienze dirette però...
Mio cugino e' italiano e vive in Olanda con la moglie che e' olandese.Ai loro due bimbi hanno sempre parlato nelle rispettive lingue e sono cresciuti parlando perfettamente italiano e olandese.Non hanno avuto alcun problema.
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Messaggio da Azur » ven set 26, 2008 3:31 pm

penelopecruz ha scritto:Grazie delle vostre testimonianze, utilissime!
e' anche quello che penso io, cioe' sono convinta che per lei sara' un valore aggiunto .Oltretutto di sicuro imparera' anche lo spagnolo dal papa' e se staremo all'estero nei prossimi anni aggiungera' l' inglese..
I miei dubbi sono di "metodo" , ma mi pare che siete tutte concordi nella coerenza di ogni genitore.
Ciao Chiara!
Per il bilinguismo in famiglia i due "filoni" di strategia sono:
OPOL (one parent one language),
ml@h (minority language at home)
che in realtà hanno ciascuno infinite varianti.

La strategia ml@h ad esempio da alcuni viene "applicata" come ml@family o ml@dad/mom/xxx (= si parla sempre la lingua X quando questa persona è presente, la lingua Y quando non c'è), mentre altri interpretano "home" in senso fisico, quindi usano la lingua X dentro casa e la lingua Y fuori casa.

Comunque, quello su cui concordano quasi tutti gli studi è che non importa quali sono le regole
ma è importante che delle regole ci siano e che siano seguite in modo coerente.

Nel tuo caso, con due lingue minoritarie, sembrerebbe ovvio seguire una strategia di tipo OPOL, però credo che sia una di quelle cose in cui è necessario "sperimentare" un po' prima di trovare la soluzione giusta per la propria famiglia.
Magari uno dei genitori passa più tempo dell'altro con la bimba, oppure le vacanze si trascorrono sempre in uno solo dei due paesi d'origine, oppure per una lingua c'è una comunità locale di supporto e per l'altra no, oppure c'è una nonna o una babysitter che parla già una delle due lingue, le varianti sono tantissime...
Quindi dovete trovare voi un sistema che vi permetta di esporre Penelope ad entrambe le lingue per un tempo sufficiente (libri, CD e video/satellite sono strumenti eccezionali per "spingere" una lingua più o meno dell'altra senza troppa fatica)

Quello che tutti sottolineano è l'importanza di mantenere cmq le due lingue separate secondo regole stabili e di non "mischiare" troppo.
In linguistica si differenzia tra
CODE MIXING (usare parole di diverse lingue all'interno di una frase) e
CODE SWITCHING (usare una frase in una lingua e una frase in un'altra, ma mantenendo la coerenza linguistica all'interno della frase)
Il code mixing è reputato all'unanimità come "dannoso" durante la fase di sviluppo del linguaggio, perché crea confusione al bambino proprio mentre sta lavorando per catalogare e classificare le parole e gli schemi strutturali uno in una lingua e uno nell'altra (o nelle altre),
mentre il code switching può essere un modello positivo anche per il bambino (che osservando quello che fai tu ad es. impara che con l'amico X si parla inglese e con l'amico Y italiano, oppure a scuola si parla inglese, a casa italiano e a casa della nonna spagnolo: i codici linguistici sono ben definiti e separati tra loro)

(poi una volta che il linguaggio è "assestato" ovviamente il mixing può anche essere divertente come lo è tra adulti)



Per quanto riguarda il ritardo nello sviluppo linguistico, ci sono vari studi al riguardo, ma al momento non ne ho trovato nessuno che dichiari un nesso chiaro tra ritardo e bilinguismo, anche perché lo sviluppo linguistico è appunto estremamente soggettivo, sia in presenza che in assenza di bilinguismo.

Nel mio caso personale ad es. Sara ha iniziato a parlare prestissimo e bene da subito. A due anni parlava in modo comprensibile a tutti, a tre usava già correttamente subordinate e congiuntivi. Lo sviluppo sintattico/grammaticale della lingua minoritaria seguiva quello della lingua principale con un "ritardo" di circa 6 mesi.
Lucas a tre anni diceva poche frasi sconnesse...
Poco a poco (moooooolto lentamente) si è sbloccato, ma solo in italiano (di spagnolo capiva tutto ma usava pochissime parole). Quest'estate (4 anni) durante una vacanza in un paese ispanofono ha iniziato a parlare anche spagnolo e ora usa l'uno o l'altro correttamente in base al contesto.
Quindi una stessa situazione linguistica, ma reazioni estremamente diverse, come diversi d'altronde sono in quasi tutto il resto.


Se ti interessa poi ti cerco i titoli di qualche libro "classico" al riguado

Buon inizio!!
penelopecruz

Messaggio da penelopecruz » ven set 26, 2008 3:52 pm

Questa è la base che si utilizza anche quando si "insegna" la musica ai bambini dai 0 ai 6 anni... che poi è fondamentalmente quello che fanno i genitori quando parlano.

Con la musica li devi immergere in un'ambiente musicale, dove si parla quella "lingua" (perchè la musica è un linguaggio, in parole povere, sì astratto ma pur sempre un linguaggio con delle regole ben precise) e SOLO quella ('na fatica per convincere i genitori a non parlare con i bambini).

I bambini dopo un pò (e lo fanno SEMPRE, anche a 6 mesi, magari in modo inconscio e non strutturato, ma lo fanno ed un orecchio allenato se ne accorge) rispondono agli stimoli musicali e l'insegnante DEVE interfacciarsi con lui (sempre e solo cantando, non si mettono strumenti in mano a bambini così piccoli, sono inutili e deleteri).

Questa e' una cosa molto interessante, anche se non mi sono mai informata in modo approfondito, quindi approfitto di te adesso ;-)..forse non e' il posto giusto questo, pero' tanto per iniziare a parlarne..(devo ancora imparare l'etichetta de 'sto forum)
Che significato ha far sentire un certo tipo di musica a un bambino piuttosto che un'altra? si tratta di ascolto passivo , ovviamente. E' molto diffusa l'idea che la musica classica "fa bene" (anche alle mucche)..ma quale e come? e io che devo fare che a casa mia si ascolta solo reggae??? Ho notato che la bimba dimostra sempre una grande attenzione quando c'e' musica, si ferma e si rilassa...NO, WOMAN NO CRYYY..
penelopecruz

Messaggio da penelopecruz » ven set 26, 2008 3:55 pm

Azur ha scritto:Ciao Chiara!
Per il bilinguismo in famiglia i due "filoni" di strategia sono:
OPOL (one parent one language),
ml@h (minority language at home)
che in realtà hanno ciascuno infinite varianti.

La strategia ml@h ad esempio da alcuni viene "applicata" come ml@family o ml@dad/mom/xxx (= si parla sempre la lingua X quando questa persona è presente, la lingua Y quando non c'è), mentre altri interpretano "home" in senso fisico, quindi usano la lingua X dentro casa e la lingua Y fuori casa.

Comunque, quello su cui concordano quasi tutti gli studi è che non importa quali sono le regole
ma è importante che delle regole ci siano e che siano seguite in modo coerente.

Nel tuo caso, con due lingue minoritarie, sembrerebbe ovvio seguire una strategia di tipo OPOL, però credo che sia una di quelle cose in cui è necessario "sperimentare" un po' prima di trovare la soluzione giusta per la propria famiglia.
Magari uno dei genitori passa più tempo dell'altro con la bimba, oppure le vacanze si trascorrono sempre in uno solo dei due paesi d'origine, oppure per una lingua c'è una comunità locale di supporto e per l'altra no, oppure c'è una nonna o una babysitter che parla già una delle due lingue, le varianti sono tantissime...
Quindi dovete trovare voi un sistema che vi permetta di esporre Penelope ad entrambe le lingue per un tempo sufficiente (libri, CD e video/satellite sono strumenti eccezionali per "spingere" una lingua più o meno dell'altra senza troppa fatica)

Quello che tutti sottolineano è l'importanza di mantenere cmq le due lingue separate secondo regole stabili e di non "mischiare" troppo.
In linguistica si differenzia tra
CODE MIXING (usare parole di diverse lingue all'interno di una frase) e
CODE SWITCHING (usare una frase in una lingua e una frase in un'altra, ma mantenendo la coerenza linguistica all'interno della frase)
Il code mixing è reputato all'unanimità come "dannoso" durante la fase di sviluppo del linguaggio, perché crea confusione al bambino proprio mentre sta lavorando per catalogare e classificare le parole e gli schemi strutturali uno in una lingua e uno nell'altra (o nelle altre),
mentre il code switching può essere un modello positivo anche per il bambino (che osservando quello che fai tu ad es. impara che con l'amico X si parla inglese e con l'amico Y italiano, oppure a scuola si parla inglese, a casa italiano e a casa della nonna spagnolo: i codici linguistici sono ben definiti e separati tra loro)

(poi una volta che il linguaggio è "assestato" ovviamente il mixing può anche essere divertente come lo è tra adulti)



Per quanto riguarda il ritardo nello sviluppo linguistico, ci sono vari studi al riguardo, ma al momento non ne ho trovato nessuno che dichiari un nesso chiaro tra ritardo e bilinguismo, anche perché lo sviluppo linguistico è appunto estremamente soggettivo, sia in presenza che in assenza di bilinguismo.

Nel mio caso personale ad es. Sara ha iniziato a parlare prestissimo e bene da subito. A due anni parlava in modo comprensibile a tutti, a tre usava già correttamente subordinate e congiuntivi. Lo sviluppo sintattico/grammaticale della lingua minoritaria seguiva quello della lingua principale con un "ritardo" di circa 6 mesi.
Lucas a tre anni diceva poche frasi sconnesse...
Poco a poco (moooooolto lentamente) si è sbloccato, ma solo in italiano (di spagnolo capiva tutto ma usava pochissime parole). Quest'estate (4 anni) durante una vacanza in un paese ispanofono ha iniziato a parlare anche spagnolo e ora usa l'uno o l'altro correttamente in base al contesto.
Quindi una stessa situazione linguistica, ma reazioni estremamente diverse, come diversi d'altronde sono in quasi tutto il resto.


Se ti interessa poi ti cerco i titoli di qualche libro "classico" al riguado

Buon inizio!!

wOw!!adesso leggo con calma e poi penso proprio che ti chiedero' quei titoli..grazie
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