castigo al nido

Parliamo dei nostri bambini dai 6 a 12 anni
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Messaggio da Mami » gio lug 07, 2011 11:42 am

Befy ha scritto:continuiamo a parlare di castigo...
ma le maestre usano questo termine?
Io in due anni di nido non l'ho mai sentito dire una volta nè dalle insegnanti nè dai bambini....
Esisteva il "pensatoio" e non il "castigatoio"
si. castigo o punizione...al nido di andrea così si dice

pensatoio sarebbe già un termine migliore


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Messaggio da Mami » gio lug 07, 2011 11:42 am

marte71 ha scritto:esattamente! :ok:
quoto losbanos
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Messaggio da losbanos » gio lug 07, 2011 11:44 am

Mamisilvia ha scritto:si. castigo o punizione...
ecco, allora non sono d'accordo su questo sistema, sono piccini e metterli in castigo non servirà a far capire loro il perché e il percome dell'atteggiamento sbagliato
marte71

Messaggio da marte71 » gio lug 07, 2011 11:45 am

I castighi e le punizioni, apparentemente necessari per i bambini più ribelli, sono spesso rintracciabili all’interno di famiglie nelle quali con difficoltà, e a volte in modo poco autorevole, i genitori stabiliscono delle regole e delle norme di comportamento da rispettare.
Così accade che i genitori stessi, di frequente, ricorrano alle punizioni come ad uno strumento utile per l’educazione dei propri figli, senza tuttavia considerare come esse, a volte, possano essere non comprese dal bambino, se non addirittura vissute soltanto come un atto violento ed aggressivo nei suoi confronti, soprattutto quando sono accompagnate da urli e da rimproveri rabbiosi.
Le punizioni dovrebbero essere adottate soltanto per educare i comportamenti più difficili del bambino e per contenere i fatti più gravi e per lui potenzialmente pericolosi; dovrebbero essere sempre coerenti e chiarificatrici di cosa entrambi i suoi genitori disapprovano del suo comportamento, ma soprattutto non essere mai eccessive, così da premettere al bambino stesso di comprenderne il loro significato educativo e di poter così recuperare il suo comportamento inadeguato.
Al contrario, una forte ed incontrollabile reazione di frustrazione e di rabbia da parte dei suoi genitori, che a volte può spingerli a mettere in castigo il proprio figlio per il suo comportamento ribelle, può essere da lui compresa come l’unica e possibile modalità con la quale affrontare i problemi: in altri termini è come se, attraverso la loro reazione impulsiva, i genitori insegnassero al proprio figlio ad affrontare le difficoltà soltanto attraverso l’aggressività e la collera, mostrandogli così un modello relazionale e familiare violento ed aggressivo.
Soltanto intorno ai quattro-cinque anni di vita, la punizione assume per il bambino un significato concreto, perché è solo a quest’età che egli inizia a capire il rapporto di causa ed effetto tra gli eventi, che gli permette di comprendere non solo la loro sequenza temporale, ma anche di legarli tra loro, come quando, ad esempio, la mamma lo mette in castigo subito dopo che egli ha messo sottosopra la sua camera.
Molto spesso, con i bambini più piccoli può essere di grande aiuto stabilire insieme dei patti da rispettare, che consentano loro di diventare progressivamente responsabili dei loro stessi comportamenti e che permettano ai genitori di fare degli interventi educativi che siano il meno possibile punitivi.
Tuttavia, può essere utile comprendere come a volte, dietro un comportamento ribelle e disubbidiente del bambino, ed alle frequenti punizioni che ad esso fanno seguito, ci sia una sua richiesta di attenzione nei confronti di un genitore spesso assente ed anche un pò distratto, perché è come se le punizioni ed i castighi rappresentassero per lui dei tentativi di richiamo ad una rapporto più intenso ed attento con lui.

Dott.ssa Vittoria Luciani
Psicologa

partendo dal presupposto che una psicologa sappia meglio di noi e di un educatore quale sia il comportamento giusto. perchè gli educatori verrebbero preparati a comportarsi così con i bambini?
perchè magari lo fanno con tutto l'amore e le motivazioni giuste del mondo, ma sbagliano perchè questo è stato loro insegnato. e infatti molte di voi condividono.
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Messaggio da babyrizzo » gio lug 07, 2011 11:49 am

continuiamo a parlare di castigo...
ma le maestre usano questo termine?
Io in due anni di nido non l'ho mai sentito dire una volta nè dalle insegnanti nè dai bambini....
Esisteva il "pensatoio" e non il "castigatoio"
quoto!
esiste anche altro e purtroppo per me è la maggior parte
secondo me dipende un po´dalle esperienze che ognuna ha con il proprio "nido". Forse se avessi visto atteggiamenti non educativi nei confronti del mio matteo anche io (pur sbagliando) avrei pensato che la maggior parte si comporta cosí.
Nessun commento é a livello personale.

stessa cosa quando si parla di insegnanti nullafacenti (mi sale la carogna, quando poi vedo mio marito - prof diritto/economia - che oltre alle ore mattuttine, alle varie riunioni, al lavoro di preparazione a casa e alle ansie che si porta a casa - al limite del pianto perché i ragazzi gli confidano di tutto, anche cose personali "pesanti").
Scusate la divagazione ma era per fare un esempio.
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Messaggio da Mami » gio lug 07, 2011 12:35 pm

losbanos ha scritto:ecco, allora non sono d'accordo su questo sistema, sono piccini e metterli in castigo non servirà a far capire loro il perché e il percome dell'atteggiamento sbagliato

quoto...per di più che quando fà il monello a casa mi dice...e adesso mamma
mi metti in castigo?...
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Messaggio da Mami » gio lug 07, 2011 12:41 pm

vi faccio un esempio , a maggio è stato inserito un bimbo di 2 anni un pò vivace nel senso che morde e picchia di continuo....visto che andrea si lamentava a casa (giustamente visto i 2 morsiconi che gli ha rifilato) di questo bimbo, ho chiesto alle maestre di spiegarmi la situazione....e mi hanno detto che questo bimbo stà praticamente tutto il giorno in punizione perchè è manesco......ora mi chiedo, ma è la soluzione giusta risolverla così? non lo rendono più nervoso? non sarebbe meglio parlargli? capisco anche la loro difficoltà però il castigo secondo me in un caso così serve a ben poco....
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Messaggio da Sheireh » gio lug 07, 2011 12:43 pm

Io approfondirei per capire come funziona questa cosa con le educatrici.

Perché il "bloccare" un'esuberanza o un qualcosa di pericoloso è giusto, ma bisognerebbe innanzitutto che si affronti la motivazione di questo (quindi se è richiesta di attenzione, tristezza, un problema comportamentale, noia, ecc.) e cercare di prevenire nei limiti del possibile (per esempio se è noia), e il momento di "stop" non dovrebbe essere qualcosa di punitivo, cosa che a quest'età è praticamente impossibile capire davvero (soprattutto se non inerente a ciò che si è fatto) ma potrebbe risolversi in una maggiore attenzione al piccolo in questione.

Solo il fatto che usino la parola castigo però non me la fa pensare bene.
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