
La pratica, verso la quale l’OMS invita alla prudenza, è sostenuta a livello internazionale dall’associazione Save the parents. Si tratta, in sostanza, di stimolare l’acquisizione di competenze da parte degli infanti, lasciandoli gestire non soltanto la propria stessa alimentazione, ma anche quella dei genitori che, in una sorta di svezzamento al contrario, verranno prima imboccati a grossi pezzi dal bambino ancora maldestro che poi, man mano che acquisirà una manualità più fine, dovrà sminuzzare il cibo in pezzi sempre più piccoli, imparare l’uso precoce del frullatore e somministrare all’adulto pappine sempre più liquide.
Oltre a stimolare l’autostima e l’autonomia (tanto che il 70% dei piccoli svedesi sa già usare un frullatore mentre ancora i nostri figli ridono facendo le bonzole con la saliva), si ritiene che questa tecnica rispetti più di altre la naturale fisiologia del genitore che infatti, con l’età e la perdita dei denti, necessiterà di alimenti sempre più facilmente masticabili; l’innalzamento dell’età media a cui le coppie occidentali mettono al mondo i propri eredi rende la cosa quanto mai opportuna.
Alcuni episodi sospetti di soffocamento di neogenitori con pezzi abnormi di pane sbavato in superficie hanno messo in allarme il Ministero della Sanità, senza però scoraggiare le famiglie che, sempre più numerose, abbracciano la nuova pratica, anche grazie alla massiccia campagna a favore messa in atto dalle associazioni di genitori “Donne e uomini prima che mamme e papà”, “Voglia di cresce’ un figliolo saltami addosso”, “Fateci fare la nanna” e da numerosi blog on line.
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