Mamma da 10 anni

fratelliMi ritaglio una piccola finestra nella frenesia quotidiana per raccontare qualcosa alle neomamme che probabilmente non si chiedono “come sarà dopo”, ma magari potrebbero voler sbirciare oltre il velo del tempo che anche per loro passerà.

Essere mamma di figli piccoli è un’esperienza totalizzante, che ti sconvolge la vita.
Dicono che quando sei mamma è per sempre… eppure a un certo punto qualcosa cambia.

Con un piccolino è un tuffo nel fondo di un mare ignoto pieno di coralli colorati, e di creature oscure fra le alghe, anche, che a volte non vuoi vedere, a volte ti divorano, ma pur di sfiorare quei meravigliosi coralli vale sempre la pena.
È un viaggio che ti fa incontrare i tuoi limiti, provare sensazioni intense quante altre mai, scoprire che l’amore è infinito e, se i figli sono più d’uno, che gli infiniti, alla faccia della matematica, si moltiplicano.

Con un figlio grande, e per grande intendo un figlio ancor bambino ma già autonomo, torni alla superficie e ritrovi il respiro che nell’apnea avevi dimenticato.
La parentesi in cui hai chiuso te stessa come donna, come persona, poco o tanto dipende dall’indole che ti ritrovi, si riapre. Solo che sei diversa, e devi venire a patti con questa diversità, con l’esperienza che ti ha irrevocabilmente cambiata.
Nasci bambina.
Rinasci mamma.
E da mamma di figli grandi, a quel che vedo, ti tocca di rinascere ancora, e imparare a nuotare fra le onde di quel mare, che è colorato non meno dei coralli sul fondo, se solo sai guardarlo bene.

E io lo guardo, per quel che posso. Con il mio dolce Federico che mi siede in braccio mentre impara a leggere. Con il mio sognatore Alessandro con cui parlo di politica, di storia, di religione.

Due giorni fa abbiamo provato il vestito della comunione di Alex. Ne era fiero. Mio marito gli ha detto che sembrava Harry Potter con la divisa di Hogwarts; naturalmente era un complimento, che l’ha reso ancor più fiero. Ed era vero: è un maghetto che potrebbe tranquillamente vivere in un collegio incantato e comunicare con la famiglia via gufo, tanto saremmo sempre l’uno nel cuore dell’altra.

Oltre al vestito, abbiamo comprato le scarpe. Con un certo stupore, ho appreso che mio figlio ha il 37, come me. Ridendo, mentre lui era sulla panchetta del negozio e io seduta sulla moquette, abbiamo fatto la prova, suola contro suola. Lo stesso piede.
Ricordo ancora il suo minuscolo piedino di neonato fra le mie dita, e adesso siamo qui a ridere, complici, della sua crescita e di questo buffo particolare, inevitabile ma sconcertante.

Usciti dal negozio, ci siamo diretti a casa. Alex e Fede mi correvano intorno, vivaci come sempre, e non di meno attenti a restare sul marciapiede e rispettosi dei passanti che incrociavamo. Non serve più tenerli per mano. Solo che a un certo punto Harry Potter con il 37 e suo fratello hanno cercato le mie mani. Loro. Senza un motivo. Solo perché ne avevano voglia ed eravamo felici.

In attesa dello tsunami dell’adolescenza che, lo metto in conto, mi travolgerà, mi godo questa età dell’oro.
Provo a nuotare nel nuovo mare e a reinventarmi: mamma per sempre, ma a sfumature cangianti nel tempo.

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