Vaccino antimeningococco: a un fratello sì e l’altro no?

Gentile dottoressa,

volevo chiederle un consiglio in merito alla vaccinazione contro la meningite.

Ho vaccinato il piccolino che ha un anno anche perché ora rientra tra quelle obbligatorie. Ma ho anche un figlio di quattro anni che va all’asilo. Quando aveva un anno non è stato vaccinato perché a quel tempo la vaccinazione contro la meningite non era neanche tra quelle facoltative.

Ho chiesto consiglio al pediatra e mi ha detto che non è il caso. Lei cosa ne pensa? E poi non capisco perché al primo nato nel 2004 la vaccinazione per la meningite non veniva fatta e per il secondo, perché nato nel 2007, è obbligatoria. Perché queste differenze in base agli anni di nascita?

Grazie infinite.

 


La meningite da meningococco è una malattia pericolosa e a rischio di serie conseguenze a ogni età, ma nei primi due anni di vita vi è un rischio in più: la sequenza di membrane biologiche che separa la circolazione ematica da quella del liquido cefalorachidiano che circola nell’encefalo, cioè la barriera ematoencefalica, contrariamente al bambino più grande, non è protettiva perché ancora incompleta.

Pertanto, il meningococco eventualmente presente nel sangue, qualora il bimbo fosse stato contagiato, ha maggiori probabilità di arrivare all’encefalo e causare meningoencefalite.

In un bambino più grande, diciamo in età scolare, la possibilità di essere contagiato dal meningococco esiste e può essere anche maggiore visto che frequenta una comunità, ma più difficilmente questo batterio darà meningite o meningoencefalite, potendosi esso annidare e localizzare soprattutto sulle tonsille, visto che la via aerea è la via di contagio privilegiata, dando luogo ad una semplice tonsillite, spesso anche poco sintomatica, tanto da permettere anche una guarigione spontanea prima ancora che qualcuno si possa essere accorto della patologia del bambino: restando, cioè localizzato nelle tonsille, ben bloccato e contrastato da un sistema immunitario efficace e maturo.

La pericolosità del meningococco, poi, aumenta di nuovo, gradatamente, con l’età e i casi di meningite da meningococco iniziano a crescere di numero dall’età adolescenziale o preadolescenziale (12-14 anni) fino alla tarda giovinezza (25-28 anni). Quindi, l’adolescenza, come i primi due anni di vita, torna a essere una età a rischio per questa malattia.

Un bimbo di 4 anni non è nella fascia di età a rischio in senso stretto e i bimbi non vaccinati entro i primi due anni di vita potrebbero anche attendere i 12, 13 anni per praticare la vaccinazione, ma nulla vieta di eseguirla anche a 4 anni, se non altro per non correre il rischio di essere eventualmente portatore sano e pericoloso per il fratellino che, comunque, è bene che venga vaccinato.

Si rendono obbligatorie alcune fasce di età piuttosto che altre, prima di tutto perché la vaccinazione, avendo anche una forte valenza sociale oltre che di prevenzione per il singolo, deve essere eseguita a tappeto a tutti in modo da avere come obiettivo finale quello di eliminare definitivamente la malattia dalla faccia della terra e deve soprattutto essere eseguita a tappeto a tutti i soggetti a più forte rischio sia di malattia che di complicazioni gravi e invalidanti. E un modo per vaccinare a tappeto una categoria di soggetti è quello di stabilire una fascia di età precisa e piuttosto stretta in modo da poterla tenere più facilmente sotto controllo.

Quindi, si deve praticare, a secondo del rischio particolare individuato da regione a regione, o iniziando nel primo semestre di vita con due dosi a distanza di massimo due mesi una dall’altra con richiamo, cioè terza dose, nel secondo anno di vita, oppure con una sola dose nel secondo anno di vita se il bimbo vive in una regione non particolarmente a rischio di epidemie da meningococco C.

È in preparazione un vaccino antimeningococco più completo di quello attualmente presente in commercio, comprendente, cioè, più di un ceppo di meningococco e non solo il ceppo C e si spera che possa essere commercializato entro un anno al massimo.

Nell’attesa, per il piccolo non ci sono dubbi a vaccinarlo comunque, salvo a rivaccinarlo,magari, fra qualche anno con il vaccino nuovo più completo, per il grande, se la tua regione non è considerata ad alto rischio di epidemie da meningococco, soprattutto C (te lo può dire il tuo medico o i medici del centro di vaccinazione della tua asl o l’istituto superiore di sanità), potresti aspettare l’uscita del nuovo vaccino, ma se ti sentissi più sicura, non faresti nessun errore a vaccinarlo, intanto, con questo vaccino, visto che il ceppo C del meningococco è quello maggiormente responsabile dei casi di meningite nel nostro paese.

Se non gli è stata proposta la vaccinazione nei primi mesi di vita è forse perché non vi erano accordi commerciali tra lo stato e le regioni sul finanziamento di questo vaccino oltre che di altri quattro anni fa: il vaccino esisteva già, ma bisognava pagarlo interamente ed era una libera scelta del genitore. Il tuo pediatra avrebbe potuto spiegarti la cosa e tu avresti potuto decidere il da farsi.

Comunque, grosse epidemie di meningite da meningococco, nel nostro paese e alla nostra latitudine, non ve ne sono e i casi restano sporadici anche se ora fanno notizia.

Questi nuovi vaccini ricombinati richedono una preparazione costosissima e per lo stato sarebbe un onere improponibile doverli fornire gratuitamente a tutta la popolazione: allora servono accordi commerciali e siccome le industrie farmaceutiche sanno fare bene i loro conti e non sono tenere con nessuno, sono accordi lunghi e faticosi che esitano spesso in compromessi tipo co-pagamento, più tante altre situazioni complesse che possono nascere ogni volta che si sente profumo di profitto…

Comunque, alla fine, l’accordo si trova e la nostra sanità, dal punto di vista della prevenzione, non è seconda a nessuno e di essa credo che ci si possa fidare.

Un caro saluto,

Daniela

 

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