Un consiglio per una mamma stanca e preoccupata

Buongiorno,

sono una iscritta al vostro sito e le chiedo la cortesia di rispondere a un quesito urgente di una mia cara amica (Silvia) che è a casa in maternità, non ha un accesso a internet e mi ha chiesto di scriverle. È la mamma di una bambina di quasi 22 mesi (Valeria) e aspetta per luglio una seconda bimba. Il suo problema è sempre stato il rapporto col cibo, in passato ha sofferto di anoressia ed è stata seguita da uno specialista, con buoni risultati. Non è una mangiona, ma ora è più serena. La prima gravidanza l’ha messo di nuovo in crisi, non accettava l’idea di avere una figlia femmina – che ora adora!, aveva paura di non sapere come comportarsi quando era sola con lei e, mentre la seconda gravidanza (messa in cantiere soprattutto per amore della prima figlia, perché non cresca sola) procede quasi inosservata, V. continua ad essere la sua piccola grande preoccupazione.

Quando è con lei la bambina spesso non vuole mangiare e in generale fa capricci per i motivi più svariati (adesso che comincia a usare il vasino poi non vuole più rivestirsi e rimettere il pannolone; prepararsi per uscire è un’impresa; è brava finché ha la sua completa attenzione).

Mentre al nido, che continua a frequentare anche se la madre ora è a casa, dalla nonna paterna che a volte la teneva quando lavorava, con la nonna materna (madre e nonna ideale – ottima cuoca!), dicono tutti che è bravissima e autonoma, matura per la sua età, mangia di tutto e da sola. La bambina è sana e robusta, il pediatra assicura che è perfettamente normale in peso e statura per la sua età, ma la mia amica continua a sentirsi una madre scarsa, è piena di sensi di colpa.

La bimba appena iniziato il nido si è riempita di catarro e non le è ancora passato. Qualche volta come in questi giorni le sale un po’ la temperatura e, forse solo per questo, diventa inappetente, ma S. è convinta che la bimba non mangi perché è con lei, e va di nuovo in crisi. Il fatto che abbia chiesto il suo consiglio mi sembra già una buona cosa!

Grazie fin d’ora per l’aiuto che potrà darle e cordiali saluti.

Gladis


Cara Gladis,

il problema non è certo della bambina, ma della mamma, ancora sofferente, invischiata in pervasivi sensi di inadeguatezza e di colpa e schiava delle sue ambivalenze, dei suoi perfezionismi, dei suoi vorrei ma non posso e forse, ormai, anche della sua bambina. L’anoressia è un problema serio e complesso e non cessa di essere un problema nemmeno quando il soggetto sembra avere fatto pace con il cibo. Per questo credo che debba essere affrontato da persone competenti e con grossa esperienza anche in questo tipo di problematiche. Quando una donna diventa madre, nei suoi sogni, nei suoi atteggiamenti e nel suo rapporto con la vita tende a rinascere una seconda volta e quando ha un problema non completamente risolto, fortemente radicato nel suo passato e nel rapporto conflittuale con alcune figure molto condizionanti la formazione della sua personalità, in questo caso, penso,con la figura materna, diventando madre a sua volta, i fantasmi del passato possono riemergere e la neomamma può tendere a ripetere i comportamenti che sono stati, a suo tempo, per lei, fonte di sofferenza più o meno conscia e più o meno nascosta. Forse la tua amica stenta ancora a nascere come donna ed è rimasta ancora troppo figlia. Ma tutte queste sono supposizioni fin troppo azzardate da parte di una pediatra che, per di più, non sa nulla della bambina e dei genitori. Mi sento solo di dire che è ora che questa mamma si fidi del mondo e di se stessa e se da sola non riesce, che almeno si affidi a chi ha gli strumenti per aiutarla in questo cammino. Se il secondo figlio che è alle porte è maschio, la seconda maternità, forse, sarà vissuta in modo diverso, ma per evitare di arrivare al momento di affrontare dei nuovi problemi prima ancora di avere risolto i precedenti, io consiglio l’aiuto di uno psicologo (meglio se già conosciuto) quantomeno per focalizzare il punto attuale della situazione nel rapporto della madre con se stessa, con la sua di madre (cioè la nonna materna della bimba) e con la figlia, nonché col padre, è ovvio. Ma in tutto ciò, dov’è il padre della bambina? Che sostegno da alla coppia madre-figlia quando è in crisi?

Un caro saluto,

Daniela

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