Strana terapia per la cura dello streptococco

Buonasera,
ho una bimba di 9 anni e mezzo che in gennaio ha preso lo streptococco curato con zimox 3 dosi giornaliere x 10 gg 9ml. Dopo 6 giorni dalla fine dell’antibiotico la bimba ha di nuovo mal di gola (tenendo presente che in classe sua c’erano 3 bimbe con il mal di gola che non si sono curate) poca febbre che passa in mezza giornata e i classici sintomi che vedo in lei quando ha lo streptococco (di solito non fa mai febbre quando lo prende, neanche con la scarlattina ha avuto febbre). La pediatra diagnostica con tampone la positività, allora x il giorno seguente mi prescrive il tampone culturale in laboratorio e poi(dopo il tampone) intanto di cominciare con veclam ogni 12 ore. il risultato dell’antibiogramma con positività allo streptococco pyogenes dava le eritromicine addirittura resistenti invece come primo antibiotico sensibile amoxicillina/acido clavulanico. Allora nell’indecisione più totale decide di fare un tampone alla bambina x vedere se l’antibiotico sta funzionando
  (la bimba comunque sta bene non ha più mal di gola anzi le stava passando ancora prima di prendere il veclam). All’inizio voleva farmi continuare con il veclam visto che il tampone era negativo e che quindi per lei a dispetto dell’antibiogramma l’antibiotico stava funzionando, poi invece per le mie perplessità (cioè ma perché abbiamo fatto antibiogramma se poi facciamo il contrario di quello che dice???) mi prescrive il clavulin ma  x 5 gg cioè quello che manca per finire la terapia di 10gg….In conclusione 5 gg veclam + 5 gg clavulin. Mi sembra un po’ strana come terapia, chiedo gentilmente un suo parere e consiglio.
Grazie.
Nadia.

L’antibiotico di prima scelta per combattere lo streptococco, almeno in Europa, è l’amoxicillina, non ci sono ormai più dubbi in proposito. Si opta per una terapia alternativa quando il soggetto presenta allergia accertata verso questo antibiotico e l’antibiotico di seconda scelta, in questo caso, sarebbe una cefalosporina di prima generazione, non un macrolide come veclam che si sa essere spesso inefficace nei confronti dello streptococco e che deve essere riservato a quei casi di allergia anche alle cefalosporine. L’associazione di amoxicillina con acido clavulanico è anch’essa efficace quando si ha il dubbio che il ceppo batterico produca enzimi capaci di inattivare l’amoxicillina semplice. La terapia antibiotica, comunque, può essere differita qualora il bambino non presenti sintomi acuti, sia afebbrile e stia bene. In questo caso non dovrebbe considerarsi malato ma solo portatore sano di streptococco e si sa che i semplici portatori sani non andrebbero curati con antibiotico a meno ché non siano a rischio di complicazioni come malattia reumatica o soffrano di altra importante patologia nota per ridurre le sue difese immunitarie o vivano a contatto con soggetti a loro volta a rischio di complicanze se contagiati. Se si dovessero sottoporre a terapia antibiotica tutti i portatori sani, soprattutto nei mesi invernali una percentuale altissima di bambini dovrebbe assumere antibiotico anche in condizioni apparenti di buona salute! Il discorso, comunque, non deve essere generalizzato ma valutato caso per caso. Il test rapido per la ricerca dello streptococco in uso ormai da anni negli ambulatori pediatrici è valido se eseguito con modalità corrette: non sarebbe indicato far eseguire un tampone in laboratorio per conferma del risultato del test rapido quando questo risulta positivo o per fare antibiogramma in quanto si sa ormai bene quale antibiotico prescrivere in presenza di streptococco beta emolitico gruppo A, cioè, pyogene senza bisogno della conferma dell’antibiogramma. Non serve, infine, praticare un secondo tampone a fine terapia a conferma della scomparsa dello streptococco: basta, eventualmente, una visita di controllo che mostri un faringe senza più segni di infiammazione e un bambino in buone condizioni generali. Un bambino in terapia antibiotica adeguata potrebbe non essere più contagioso già dopo due giorni di terapia, quindi, se sta bene, potrebbe riprendere la scuola pur continuando la sua terapia antibiotica. Questo può valere per tutte le infezioni batteriche curate nel modo corretto. L’antibiotico efficace, infatti, non eradica immediatamente i batteri (per far questo servono 7-10 gg di terapia), ma li rende totalmente inefficaci e incapaci di propagarsi: il bambino, quindi, non dovrebbe più essere considerato contagioso per gli altri. Alla luce di ciò, non è corretto demonizzare le mamme che riportano a scuola i bambini molto presto se, nel frattempo, li stanno curando in modo adeguato. Discorso diverso è, invece, il caso delle infezioni virali per le quali la terapia antibiotica è assolutamente inefficace: queste malattie devono fare il loro corso a casa in quanto il soggetto continua ad essere contagioso per almeno la prima metà della durata complessiva della malattia fintanto che le sue proprie difese immunitarie non riescano a bloccare la vitalità dei virus. La terapia corretta di una faringotonsillite streptococcica è una decina di giorni di amoxicillina con o senza associazione con acido clavulanico, sette giorni se si opta per una cefalosporina o, al limite, un macrolide, una sola somministrazione intramuscolare se si sceglie la penicillina ritardo.

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