Sonno del lattante a tre mesi

Buongiorno dottoressa,
sono mamma di una bimba di tre mesi che da un pò di tempo, circa una decina di giorni, ha dei problemi di sonno, nel senso che se non la ninno o la cullo in carozzina difficilmente si addormenta. Anche se ha il pianto da sonno non si riesce ad addormentare da sola e piange disperatamente: cosa posso fare per ridarle l’abitudine che sembrava aver preso di addormentarsi da sola?
Un’altra domanda le vorrei porre: quante ore dovrebbe dormire un bimbo sano all’età di tre mesi?
Grazie
Barbara

Cara Barbara,
il sonno dei bambini varia molto da soggetto a soggetto, però, mediamente, al terzo mese i lattanti dovrebbero dormire, complessivamente, dodici o tredici ore al giorno, tra sonno notturno e sonnellini pomeridiani. Se la tua bimba mostra difficoltà ad addormentarsi la sera bisognerebbe capire se mangia abbastanza o ha ancora un po’ di fame, se l’ambiente in cui vive è sereno, tranquillo e silenzioso oppure la piccola trascorre le giornate un po’ in un luogo e un po’ in un altro gestita da mani diverse, se la sua giornata è scandita da ritmi regolari. Per esempio, se esce di casa abbastanza durante il giorno e sempre alla stessa ora, se fa il bagnetto alla stessa ora e così via, oppure, viceversa, non ha ancora regole precise sia per quanto riguarda i pasti, sia per quanto riguarda le altre sue attività, se dorme regolarmente durante il giorno, facendo due sonnellini, uno a metà mattina e uno nel primo pomeriggio, oppure non fa il secondo sonnellino o lo fa troppo tardi nel pomeriggio.
Ma una cosa è certa: più i bimbi crescono, più sentono il bisogno di interagire con l’ambiente, quindi, staccarsi dalla realtà per scivolare nel sonno diventa difficile perché, anche se sono stanchi, continuano ad avere voglia di partecipare a tutto quello che succede attorno a loro.
Pertanto, bisogna creare una atmosfera un po’ distaccata e silenziosa che, oltre al cullamento, aiuti la bimba ad allontanarsi dalla realtà e a lasciarsi andare al sonno. Per questo non devi coinvolgerla in giochi eccitanti o stimolanti nelle ore che precedono l’addormentamento ma piuttosto tenerla in penombra e in silenzio e non farle mai mancare la tua presenza, la tua voce e le tue coccole, anche senza prenderla in braccio se non vuoi che prenda l’abitudine di addormentarsi tra le tue braccia.
Ricordati, però, che quando si riesce a decodificare esattamente i bisogni e le richieste del proprio figlio dandogli le risposte adeguate non si creano vizi: il vizio non è altro che la conseguenza di una risposta inadeguata del genitore al bisogno di un bambino che non è riuscito a soddisfare.
Per esempio, se un bambino piange sempre prima di dormire perché ha bisogno del contatto fisico con la mamma e la mamma, per paura di viziarlo, gli tappa la bocca con il ciuccio perché non vuole prenderlo in braccio ma nello stesso tempo non vuole sentire i suoi strilli, il bambino, lì per lì, smetterà di piangere e imparerà a ciucciare a tal punto da diventare dipendente dal ciuccio, però, non essendo intimamente soddisfatto di questa risposta alla sua richiesta di contatto, non si sentirà del tutto gratificato comunque.
Non sapendo, però, il perché, continuerà a cercare invano nel ciuccio di gomma la gratificazione di questo bisogno ciucciandolo in continuazione. Quindi diventerà ciuccio dipendente e avrà acquisito un vizio, cioè proprio quello che la mamma, non prendendolo in braccio, voleva evitare. L’equilibrio e la serenità di un bambino riflettono, quindi, l’equilibrio e la serenità di chi lo accudisce che, a loro volta, sono direttamente proporzionali alla capacità che ha la mamma o che hanno i genitori di comunicare con il proprio figlio in modo empatico e non solo normativo o razionale, operando, a volte, un grosso lavoro di pulizia da schemi, regole, consigli, zavorre relative a come, a loro volta, il genitore è stato educato e cresciuto. Molto spesso è il bambino che aiuta i genitori a crescere nel loro ruolo tanto quanto sono i genitori aiutano il bambino a diventare grande.
Un caro saluto,
Daniela

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