Latte vaccino e diabete

Gentilissima dottoressa,

Le scrivo per avere la sua opinione in ordine al legame che l’Accademia Americana di Pediatria ha instaurato tra il diabete e la somministrazione di latte vaccino nei primi sei mesi di vita.

Mio figlio è stato allattato sin dalla nascita con latte artificiale, ora ha 22 mesi. Leggendo alcune recensioni sull’argomento mi sono fortemente allarmato, atteso che mia moglie è Sarda, e la Sardegna, a quanto pare, è la regione che insieme alla Finlandia è maggiormente colpita dal diabete.

E’ vero che sarebbe più opportuno somministrare ai bambini il latte di capra? Potrebbe servire a qualcosa cambiare il latte a 22 mesi?

Ringraziandola anticipatamente per il tempo che spenderà nel leggere la presente, Le porgo distinti saluti.    


 

Gentile signore,

la correlazione tra assunzione precoce, prima del compimento del sesto mese di vita, di latte vaccino, anche sotto la forma più equilibrata e in parte meno allergizzante del latte artificiale formulato per lattanti, con il diabete tipo uno, insulino privo, è stata ipotizzata scoprendo l’altissima frequenza della presenza di anticorpi anti proteine del latte vacino, sopratutto anti albumina e anti betalattogobulina, ma anche anti betacaseina nei soggetti affetti, appunto, da questo tipo di malattia. Però si sa che questi anticorpi sono diffusissimi e sono presenti in tantissimi altri soggetti più o meno allergici al latte e ai suoi derivati come in soggetti non allergici e soprattutto non diabetici.

Il diabete tipo uno, insulino-privo, è una malattia multifattoriale che, per manifestarsi, molto probabilmente ha bisogno di più condizioni associate: una predisposizione genetica (genitori e fratelli affetti), un fattore ambientale intrinseco (la tendenza a produrre anticorpi anti-cellule beta del pancreas, le cellule che producono insulina) e fattori ambientali esterni come possono essere, certamente, le proteine del latte vaccino, ma anche alcuni virus come gli enterovirus e i virus Cocxackie. Sia gli anticorpi anti proteine vaccine che gli anticorpi anti virus Cocxackie e antienterovirus hanno una struttura simile, o meglio, sono gli antigeni costituiti dalle proteine vaccine e gli antigeni costituiti dai virus sopra menzionati ad avere dei siti antigenici simili a quelli presenti sulle cellule beta del pancreas: essi sono quindi capaci di "imbrogliare"  il sistema immunitario, più precisamente i linfociti che, una volta venuti in contatto con le suddette proteine allergizzanti e i suddetti virus, generano anticorpi finalizzati alla loro distruzione. Ma questi anticorpi non vanno solo a distruggere i virus o ad eliminare le proteine vaccine: a causa della similitudine di queste due sostanze con i siti antigenici delle cellule beta del pancreas, gli anticorpi regolarmente prodotti al fine di neutralizzare i virus e di distruggere le proteine, vanno a distruggere anche le cellule beta rendendo così il soggetto incapace di sintetizzare insulina e sviluppando il diabete. 

Non basta, quindi, l’assunzione precoce di proteine vaccine in un’epoca della vita in cui possono essere assorbite come tali senza previa loro scissione in aminoacidi meno allergizzanti, bisogna che questo avvenga in un soggetto predisposto a formare autoanticorpi anti cellule beta pancreatiche e bisogna forse anche che questo stesso soggetto venga a contatto, in un certo momento della sua vita, con alcuni virus anche loro a struttura antigenica simile alle cellule pancreatiche. Queste tre circostanze innescano un meccanismo immunitario, volto inizialmente contro i virus, che attiva i linfociti del soggetto, linfociti a loro volta già sensibilizzati nei primissimi mesi di vita dalla presenza delle proteine allergizzanti del latte vaccino, che si mettono a produrre anticorpi specifici che diventeranno a loro volta sia anticorpi antivirus sia anticorpi antilatte sia anticorpi anticellule beta. 

Per inciso, sembra che anche il glutine sia responsabile di innescare un meccanismo simile a quello innescato dalle proteine del latte vaccino assunte precocemente. In Sardegna vi è, sì, una altissima concentrazione di soggetti affetti da diabete di tipo uno, ma questo statisticamente: se sua moglie non ha famigliarità diabetica, anche se di origine sarda, molto probabilmente non ha quella capacità particolare dei diabetici di produrre anticorpi anti cellule beta pancreatiche, oppure ha la stessa percentuale di rischio di sviluppare un diabete tipo uno di tutto il resto della popolazione italiana. Questo non è facile saperlo. Gli studi sono ancora in corso e risultati definitivi ancora, che io sappia, non esistono. Per quanto riguarda il latte di capra, nonostante venga consigliato ai soggetti allergici alle proteine del latte vaccino e sia stato molto usato in passato, a parte il difetto di essere carente di acido folico, si è visto che, con l’andare del tempo, è anch’esso allergizzante dopo un certo lasso di tempo di assunzione continuata, così come il latte  di soia, del resto. Attualmente si punta molto sul latte d’asina, di composizione molto più simile a quella del latte materno rispetto ai latti appena menzionati. Non penso che serva cambiare ora il latte al suo bimbo, ma in merito a questo argomento che è molto attuale oltre che molto interessante, sarebbe bene chiedere l’opinione di un diabetologo pediatra. In alcuni centri ospedalieri di Cagliari e Sassari si stanno comunque portando avanti ricerche serie in merito a questo problema: si tratta, credo, di vigilare e aggiornarsi costantemente.

La ringrazio per avere sollevato questo interessante quesito.

Un caro saluto,

Daniela Sannicandro                                                       

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