Citomegalovirus in bimbo di 21 mesi

 

Gentile Dottoressa,

vorrei chiederle un consiglio su ciò che sta accadendo a mio figlio Manuel, 22 mesi, che negli ultimi giorni del 2008 ha avuto un raffreddore persistente. Dal 3 gennaio, poi, è apparsa la febbre (per tre giorni a 38 – 38,5 C), che scendeva solo con tachipirina, ed evidenti difficoltà respiratorie, con muchi nelle alte vie aeree.

Qualche giorno dopo la pediatra, rilevando tonsille molto ingrossate e piene di pus (ma bronchi e torace liberi), linfonodi del collo molto ingrossati, ha prescritto il Veclam (per non rischiare possibili allergie in quanto io sono allergico alle cefalosporine), il Clenil in aerosol e la tachipirina in supposte al bisogno.

La situazione è di colpo peggiorata, e la febbre è subito arrivata  a 39,5°C, non diminuendo mai sotto i 38°C con la tachipirina o con l’Ibuprofene nel frattempo prescrittoci, ed il bambino la notte dormiva poco perché non riusciva a respirare, nonostante gli aspirassimo i muchi dal naso. In certi momenti, poi, ci siamo molto spaventati perché Manuel era come "imbambolato", stordito, poco reattivo.

La pediatra a questo punto (era l’8 gennaio) ci ha sostituito il Veclam con l’Ampicillina (2 fiale intramuscolo di UNASYN pediatrico al giorno), perché la forte infezione giustificava il "rischio" di un’eventuale reazione crociata alla penicillina, e ha aggiunto 2 compresse da 0,5 mg di Bentelan mattina e sera.

Inoltre ha fatto eseguire una serie di indagini cliniche al bambino, che hanno evidenziato GOT e GPT 86, Proteina C reattiva 8,3, TAS 166, VES 1 ora 16, Streptozyme 100, Globuli Bianchi 11800, Globuli Rossi 4860000, Formula leucocitaria: neutr. 38% – linfoc. 49% – monociti 12%, EBV IgG assenti, EBV IgM assenti.

Il bambino, dopo due giorni di questa terapia, ha cominciato a migliorare visibilmente, senza più febbre e con respirazione molto, molto migliorata. Ma dopo la 7° iniezione di Unasyn, Manuel ha avuto una reazione che ci ha spaventato: subito dopo l’iniezione ha cominciato a muovere insistentemente la lingua, come se avesse salivazione in eccesso, e dopo 5 minuti dall’iniezione stessa è crollato di colpo in uno stato di sonno profondo.

Intuendo il possibile nesso iniezione-sonno intenso, abbiamo cercato di svegliarlo,riuscendoci dopo svariati minuti. Si è deciso così, sentita la pediatra, di interrompere l’antibiotico, ed il bambino ha continuato solo la terapia con Bentelan, diminuendolo gradatamente fino a cessarlo dopo una settimana circa.

Il decorso è stato comunque positivo, ma sono riprese le difficoltà respiratorie, fino a quando il 14 gennaio è apparso un vastissimo esantema che non ha risparmiato nemmeno viso, mani, piedi, retro-orecchie, ed il giorno dopo il bambino era una maschera di petecchie, con in aggiunta la febbre a 38,5 °C. La pediatra è rimasta un po’ disorientata, non riuscendosi a spiegare l’esantema, che non riconduceva ad alcuna delle solite malattie esantematiche; ha altresì escluso la reazione all’antibiotico, perché avvenuta tre giorni dopo la sua sospensione, e ci ha detto di continuare a controllare la temperatura del bambino, senza somministrargli altro, ma prescrivendoci di nuovo le analisi cliniche con anche la ricerca di alcuni agenti virali.

Così il 17 gennaio Manuel aveva: GOT 41, GPT 39, Proteina C reattiva < 3,08, TAS < 53,1, VES 1° ora 14, Gl. Bianchi 14300, Gl. Rossi 5260000,Formula leucocitaria: neutr. 25% – linfoc. 66% – monociti 7,4%, Toxoplasmosi IgG e IgM negative, Herpes virus 1 e 2 IgG e IgM assenti, Rosolia IgG > 500 Ui/ml, Rosolia IgM 3,72, Citomegalovirus IgG 10,00, Citomegalovirus IgM 5,26.

Sembrerebbe quindi un caso di citomegalovirus contratto da poche settimane.

La mia domanda è questa: è effettivamente solo una infezione da citomegalovirus? Se sì, esiste una terapia, anche sperimentale, per aiutare comunque il bambino, escludendo il cortisone poiché io (il padre) sono diabetico insulino-dipendente da quando ero bambino, e non vorrei che mio figlio fosse in qualche modo predisposto .

E perché il bambino continua ad avere ancora oggi, 19 gennaio, a distanza di più di 2 settimane, questi rialzi febbrili che dobbiamo contenere con l’antipiretico, altrimenti si butta giù e non mangia, diventando insofferente e piagnucoloso?

La ringrazio infinitamente.

Penso proprio che si sia trattato di una prima infezione da citomegalovirus: questo virus è della stessa famiglia dei virus erpetici ed è diffusissimo.

Il più delle volte è presente nell’organismo in forma asintomatica o minimamente sintomatica (sintomi di un banale raffreddore), specie quando si è in presenza di reinfezione o riacutizzazione in un soggetto dove il virus è già presente perché ha già avuto una prima infezione (il virus, come tutti i virus erpetici, una volta entrato nelle cellule dell’organismo, non ne esce più e vi rimane a vita e questo giustifica le reinfezioni ricorrenti sempre possibili in chi ha contratto il virus una prima volta – vedi gli sfoghi di herpes labiale, spesso ricorrenti periodicamente, o il manifestarsi di un Herpes Zoster, o Fuoco di Sant’Antonio, in un soggetto che da piccolo ha contratto la varicella).

Però, specie in un bambino piccolo, la prima infezione può manifestarsi con sintomi anche importanti, spesso sovrapponibili a quelli della mononucleosi, anch’essa dovuta ad un virus simile al citomegalo. Il tuo bimbo ha avuto esattamente tutti i sintomi della malattia quando si manifesta in forma eclatante e anche l’attuale prolungata febbricola rientra nel quadro clinico e può durare alcune settimane.

La forte tonsillite dei primi giorni potrebbe essere stata o una sovrapposizione batterica in un bambino in cui il citomegalovirus era già in incubazione oppure una forte infiammazione tonsillare con essudato di fibrina e non di pus – ma all’apparenza fortemente simile alle placche di pus – che, come avviene nella mononucleosi, è tipica delle fasi iniziali della malattia e può facilmente indurre in errore chi visita il bambino scambiando tale obiettività per tonsillite batterica.

Come per tutte le infezioni di origine virale, anche per l’infezione da citomegalovirus non vi sono terapie specifiche. Attualmente si sta sperimentando un vaccino da praticare alle donne che desiderano una gravidanza perché, come molte malattie virali, rosolia inclusa, se l’infezione viene contratta in gravidanza può arrecare molti danni anche gravi al feto.

Il virus può essere isolato attualmente con una certa facilità e velocità in tutte le secrezioni corporee e, per sapere se è ancora presente nel bambino, può essere ricercato in un laboratorio attrezzato per questa ricerca, sia un campione di saliva che un campione di urina.

Il virus, nella fase acuta della malattia, altera la morfologia dei linfociti e spesso l’alta percentuale di monociti che compare nelle risposte delle analisi e che sarebbe più tipica di una mononucleosi piuttosto che di una infezione da citomegalo, può dipendere da una alterazione della morfologia dei linfociti stessi che aumentano di volume diventando simili ai monociti: ma questa è soltanto una mia ipotesi, sapendo che, attualmente, molte risposte di analisi cliniche provengono da valutazioni e calcoli automatici che sono le apparecchiature stesse a fornire e non da una valutazione ottica di un esaminatore esperto.

Ripeto, comunque, di questo non posso essere certa e parlo soltanto per esperienza personale. A mio parere il cortisone andrebbe ormai sospeso perché, effettivamente, non è assolutamente risolutivo riguardo alla malattia e sarebbe giustificato se il bimbo avesse ancora forti segni di infiammazione in qualche organo oppure delle puntate di febbre molto alta non contenibili dai soliti antipiretici.

Però, utile o inutile che sia – e non sono io a poterlo giudicare – non deve, comunque, essere demonizzato più di tanto, anche se capisco i timori che può avere chi è purtroppo costretto a combattere la sua glicemia con metodi artificiali e sa di doverci convivere praticamente a vita.

Io punterei l’attenzione sull’alimentazione del bimbo che, a causa dell’impegno epatico dovuto alla malattia, deve essere per un po’ di settimane molto leggera e digeribile ma allo stesso tempo nutriente e proteica per rimetterlo in sesto e ricca di vitamine, sia naturali che provenienti da un apporto farmacologico.

Il bambino, una volta ristabilitosi del tutto, anche se molto probabilmente continuerà a diffondere il virus attraverso urine, saliva e altre secrezioni organiche, non deve essere isolato dalla comunità e, se frequentava l’asilo, può ritornarvi tranquillamente, soltanto, una volta accertata la presenza del virus, bisognerebbe che le donne in gravidanza che possono venire in contatto stretto con lui osservino scrupolose norme igieniche per evitare di essere contagiate e, magari, di trasmettere il virus al feto, ma bastano le più elementari norme igieniche come lavarsi bene le mani dopo avere cambiato o alimentato il bimbo, non usare le stesse posate e stoviglie e gli stessi asciugamani.

Quindi, se una donna incinta frequentasse la casa e il bimbo, sarebbe bene accertarsi tramite analisi delle urine e, volendo, della saliva, se il bambino è ancora diffusore del virus o meno; altrimenti, in mancanza di analisi, l’osservazione comunque delle suddette norme igieniche è sempre opportuna.

La pediatra che segue il bimbo valuterà, poi, se sia il caso o meno di controllare, ogni tanto, la funzionalità epatica del bimbo e se è opportuna una visita oftalmologica per una ipotetica complicazione tipo corioretinite.

Un caro saluto, Daniela

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