Broncopolmonite e salute futura

Gentilissima Dottoressa,
la contatto per chiederle un parere su come devo gestire la salute e il benessere di mia figlia  di un anno e mezzo, che, dopo aver iniziato l’asilo nido a settembre, ha avuto due broncopolmoniti, a ottobre e a Natale, diagnosticate con la radiografia (responso: addensamento flogistico in zona pericardica sx)e curate ogni volta con 5 iniezioni di Rocefin seguite da 5 giorni di Cedax antibiotico.

In entrambi i casi, prima della diagnosi di broncopolmonite, la bimba aveva da due giorni  pochissima febbre e tosse (la prima volta secca e fastidiosa, la seconda grassa) ed era sotto antibiotico Augmentin, sempre da due giorni (la prima volta per bronchite, la seconda per otite).

La richiesta di radiografia da parte del medico, poco convinto dei rumori che sentiva al torace, hanno portato a rivelare la broncopolmonite con mia grande sorpresa, visto che la bimba non sembrava stare così male.

A Natale, inoltre, sono certa avesse l’influenza e il giorno della radiografia mi sembrava che stesse invece migliorando da sola (voglia di giocare, appetito).

La diagnosi ovviamente mi ha costretto a iniziare il Rocefin.

Dico così perché sono molto preoccupata per l’uso di questo antibiotico di seconda scelta avvenuto già due volte. Può averla indebolita molto? E se in futuro non avesse più effetto? Ma soprattutto, come devo trattarla d’ora in poi? Non la mando più all’asilo? Devo prestare più attenzione rispetto agli altri bambini (gioco, caldo, sudate, ecc…)? Non esistono terapie capaci di rafforzare questo punto debole di mia figlia? Le broncopolmoniti sono sempre da curare con l’antibiotico più forte?

Grazie davvero dell’attenzione,
cordiali saluti

 

 


Broncopolmonite: cos’è

Le broncopolmoniti sono infezioni come tutte le altre: possono essere di origine virale come batterica o anche micotica in rarissimi casi e, specie se virali, non sono da considerare per forza più gravi di una faringite o di una tonsillite.

Come quasi tutte le infezioni, quelle di natura batterica sono più impegnative di quelle virali e, nel caso delle polmoniti, solitamente, quelle virali creano focolai di addensamento polmonare molto più piccoli di quelle batteriche, che arrivano ad interessare anche un lobo polmonare o un intero emitorace se non di più.

Broncopolmonite bambini

Quindi, una polmonite o broncopolmonite virale, solitamente, non impegna più di tanto il bambino e, fatti salvi i diversi reperti ascoltatori toracici, dal punto di vista sintomatologico generale, può essere indistinguibile da una semplice bronchite.

Broncopolmonite: cura

Il trattamento quasi costante con antibiotici dipende sia dalla difficoltà, almeno iniziale, di stabilire la reale natura della polmonite, specie se il bimbo viene visitato a domicilio e non vi è possibilità di praticare almeno un semplice emocromo, cioè batterica o virale, sia dalla consapevolezza che, anche in caso di focolaio virale, quindi non aggredibile dagli antibiotici, spesso il parenchima polmonare colpito, mal funzionante e infarcito di cellule dell’infiammazione e di muco, viene colonizzato da batteri che, in quelle condizioni particolari, si moltiplicano agevolmente potendo dar luogo a complicazioni batteriche più serie.

Quindi, l’antibiotico è quasi sempre prescritto quando un bambino ha un focolaio broncopolmonare.
La scelta dell’antibiotico da prescrivere non è sempre agevole, visto che spesso non viene dato per curare la polmonite ma per scongiurare eventuali complicazioni e la terapia, quasi sempre, potrebbe essere data per bocca scegliendo un antibiotico ad ampio spettro come l’Amoxicillina.

A volte, vengono preferiti i macrolidi, soprattutto nei bambini molto piccoli, con sintomi riferibili ad infiammazione dei piccoli bronchi.
Il Rocefin, in quanto cefalosporina di seconda generazione (non di seconda scelta) iniettabile in mono-somministrazione, presenta il vantaggio sia dell’unica somministrazione, sia della velocità di efficacia data la via iniettiva, nonché una altrettanto valida efficacia nei confronti dei più comuni germi potenzialmente responsabili delle infezioni broncopolmonari.

Non si tratta, quindi, di un antibiotico più o meno impegnativo, più o meno efficace e, quando dato per meno di otto-dieci giorni, è difficile pensare che possa avere importanti effetti collaterali; quelli che si possono leggere sul foglietto illustrativo, per intenderci.

Broncopolmonite: tempi di guarigione

Il punto, però, è se 5 gg di terapia siano sufficienti per curare a fondo una polmonite di origine batterica, perché, di solito, dopo il terzo, quarto giorno di terapia iniettiva, sarebbe opportuno, se si vuole continuare con un antibiotico simile, passare ad una formulazione per via orale per alcuni altri giorni, fino ad arrivare ad almeno otto giorni di terapia, sempre che un emocromo confermi la natura batterica della patologia, altrimenti l’antibiotico continua ad essere inutile.

Per quanto riguarda il reperto radiologico, esso si normalizza vari giorni dopo quello clinico, cioè, a guarigione del bambino avvenuta, dopo una settimana, dieci giorni, non corrisponde sempre, anzi, non corrisponde quasi mai, una normalizzazione del reperto radiologico, perché il parenchima polmonare ci mette molto tempo prima di normalizzarsi, a volte varie settimane.

In questo lasso di tempo, pur non essendo più necessario continuare la terapia antibiotica, la parte di polmone interessata rimane più vulnerabile e, siccome i polmoni sono attraversati continuamente dall’aria respirata, che non è certo sterile, non è affatto difficile che una seconda infezione si sovrapponga alla precedente, specie in certi periodi dell’anno, quando le infezioni respiratorie sono più probabili.

Focoloaio Broncopolmonite: il quadro radiologico

Due focolai broncopolmonari a distanza ravvicinata si spiegano, quindi, sia con una reinfezione in una sede ancora non completamente guarita dal processo precedente (purtroppo non si può fasciare in modo sterile il polmone come si farebbe se l’infezione fosse sulla pelle per farlo guarire prima), sia con un ipotetico lento ritorno alla normalità di una zona di polmone precedentemente colpita da un focolaio infettivo.

Siccome mi sembra di capire che le due lastre consecutive hanno evidenziato un quadro radiologico analogo, si potrebbe pensare ad una guarigione incompleta del primo episodio con ricaduta per colonizzazione di nuovi germi.

Broncopolmonite bambini: quanto aspettare per tornare all’asilo?

Ovviamente, a un anno e mezzo, le difese immunitarie di un bambino non sono così pronte e specifiche come in un bambino più grande e, dopo questi due episodi, io aspetterei almeno un mese se non di più prima di rimandare la bimba all’asilo o comunque in una comunità assieme ad altri bambini.

In caso contrario, non si potrà evitare che si riammali di qualcosa, come avviene in tutti i bimbi, ma nella tua, è più probabile che questo qualcosa sia di nuovo una infezione broncopolmonare.

Detto ciò, mi sento obbligata a ricordarti che attorno alla bimba non devono esserci adulti che fumano perché il fumo procura una infiammazione costante alle vie respiratorie che riduce sensibilmente le difese immunitarie e che non devi pensare che, anche in futuro, la piccola sia sempre vulnerabile da questo punto di vista.

Fai guarire perfettamente la piccola a casa, lontana da altri bambini e tienila riguardata, se possibile, per tutti i mesi più freddi:
L’ideale, visto che è molto piccola, sarebbe fino alla primavera, ma anche uno o due mesi andranno bene.

Nel frattempo, se il pediatra che la segue ritiene opportuno, potresti controllare un emocromo e, se vi è familiarità per allergie, anche dal punto di vista allergologico.

Una ulteriore ricaduta, così facendo, sarà, credo, improbabile, ma la terapia di scelta, in questa eventualità, sarà decisa dal pediatra che visiterà la bimba, cioè sarà decisa volta per volta, in base al quadro clinico, alle malattie che girano in zona in quel periodo, allo stato generale della bimba e ai risultati di eventuali analisi praticate.

Non è sempre necessario pensare ad un antibiotico per via iniettiva in caso di broncopolmonite, perché anche somministrato per bocca l’antibiotico ha un ottimo assorbimento, anche se mette più tempo a raggiungere la concentrazione ematica terapeutica; ma la differenza di tempo si calcola in ore, non in giorni, quindi le due vie di somministrazione sono pressoché analoghe, se un bambino collabora e non sputa l’antibiotico per bocca, oppure se non è tanto sofferente da continuare ad alimentarsi.

Per ora, prevedi un ciclo di alcune settimane di vitamine, sia C che A e del gruppo B, più, se vuoi, un ciclo altrettanto lungo di fermenti lattici che rinforzano le difese immunitarie e ripristinano l’equilibrio batterico intestinale.
Inoltre, mezzo arancio spremuto al giorno o a giorni alterni, se la bimba non è allergica, non potrà che farle bene.

Un caro saluto, Daniela

 

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