Ancora sul virus A/H1N1

 

Gentilissima dottoressa,

si sente spesso parlare della nuova influenza e del suo picco in autunno. Ora mi chiedo quanto questa possa essere realmente pericolosa, in particolare per i bimbi, se si dovrà fare una vaccinazione di massa e quando.

Mi auguro che le mie, siano paure infondate ma cosa dovremo aspettarci?

Grazie per la sua cortese risposta.

L’argomento che mi suggerisci è attualissimo e pertanto penso che molte mamme siano interessate. Ti rispondo, quindi, volentieri e mi perdonerai se, per completezza, inizierò prendendolo alla lontana senza rispondere subito ai tuoi precisi quesiti.

Quando si parla di influenza ci si riferisce ad una malattia virale e contagiosa i cui sintomi sono ben noti e che può essere di vari tipi. Alcune forme influenzali sono simili per sintomatologia, modalità di diffusione, insorgenza e periodicità, mentre due tipi di influenza si differenziano nettamente tra loro: si tratta dell’influenza stagionale e dell’influenza pandemica.

L’influenza stagionale la conosciamo tutti: si presenta puntualmente all’inizio di ogni stagione fredda, in tardo autunno o all’inizio dell’inverno, si diffonde rapidamente in forma epidemica in poche settimane e altrettanto velocemente scompare per ripresentarsi, durante la stessa stagione invernale, di solito altre due volte a distanza di circa due mesi dalla fine dell’episodio precedente, di solito nei mesi di dicembre, febbraio e aprile.

L’influenza pandemica, invece, può comparire in qualsiasi momento dell’anno, sia in estate che in inverno, ritorna a distanza di alcuni decenni da un episodio precedente (vedi la famosa epidemia di spagnola alla fine della prima guerra mondiale, nel 1918, l’asiatica nel 1957 e quella denominata Hong Kong nel 1968). Da quest’ultima pandemia sono, quindi, trascorsi più di quarant’anni e un’altra pandemia, quindi, era tutt’altro che inattesa. Infatti, l’ipotesi di una imminente pandemia era stata paventata già all’epoca dell’influenza aviaria di cui si è tanto parlato alcuni anni fa, ma che, nonostante gli stessi allarmismi che circolano attualmente in merito alla suina, sembra, almeno per ora, non avere avuto nessuna voglia di trasformarsi in pandemia, con il virus che continua a trasmettersi esclusivamente da volatile a uomo e non da uomo a uomo, anche se nell’uomo può avere un decorso anche molto grave.

L’aviaria, infatti, continua a presentarsi quasi esclusivamente nei paesi asiatici, dove l’abitudine ai contatti stretti e alla promiscuità con volatili e polli è maggiore che da noi e dove le iniziative e i controlli di profilassi igienico sanitaria sono scadenti se non del tutto assenti. Ricordo per inciso che il virus dell’aviaria è denominato A/H3N2, mentre il virus dell’influenza suina è denominato A/H1N1 e si tratta quindi di virus diversi.

L’attuale pandemia da A/H1N1, come tutti sanno, è iniziata in Messico da pochi mesi, probabilmente a causa del fatto che in quell’emisfero attualmente è inverno e fa freddo e ha invaso subito gli USA per contiguità. Da lì si è rapidamente diffusa, in poche settimane, in quasi la totalità dei paesi del globo, cioè in 163 paesi su 193 ma, a differenza della temuta pandemia aviaria che poi non si è manifestata, questa nuova pandemia suina sembra, per ora, essere relativamente se non del tutto benigna, addirittura più lieve della comune influenza stagionale alla quale siamo ormai abituati e questo, sia ben chiaro, sia come numero di soggetti colpiti nel mondo nonostante la diffusione ormai ubiquitaria del virus, sia come numero di morti.

Si calcola, infatti, che la mortalità per influenza suina sia attualmente attorno allo 0,5% e questa cifra sembrerebbe elevata se non si pensasse che la statistica è stata calcolata basandosi sul numero dei casi di suina realmente accertati con esami di laboratorio, numero che deve per forza essere stato calcolato in grosso difetto se si considera che i sintomi di questa influenza sono talmente lievi e benigni da far pensare che, specie nei paesi dove il sistema sanitario è meno organizzato del nostro, cioè nei paesi sottosviluppati, non ci si reca certo dal medico né tanto meno in ospedale per una fugace febbriciattola e un dolore muscolare!

Pertanto è realistico, secondo me, ipotizzare che, ferma restando la situazione di pandemia ormai accertata, il numero di soggetti che a tutt’oggi sono stati realmente contagiati siano decisamente più numerosi di quelli ufficiali e il numero di morti, in percentuale, inferiore.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla attualmente e giustamente di livello 6, cioè massimo, di diffusione della malattia, ma non bisogna leggere questo dato con allarmismo perché grado di diffusione elevato non significa grado massimo di gravità della malattia, com’è successo, per esempio, in occasione dell’epidemia di Spagnola del 1918, la cui memoria può essere ancora tristemente viva in alcune persone molto anziane oppure, per sentito dire dai racconti, nella memoria dei loro figli.

Quindi, sia chiaro: pandemia non corrisponde necessariamente a gravità.

Dal punto di vista immunologico, poi, la differenza sostanziale tra una normale epidemia influenzale e una pandemia risiede nella entità della mutazione del genoma del virus che si verifica col tempo e mi spiego meglio: mentre da un anno all’altro i normali virus influenzali mutano geneticamente relativamente poco, cioè in una percentuale di circa il 2-3% dell’intero loro genoma o patrimonio genetico e questo fa si che un soggetto che ha superato una influenza un certo anno abbia anticorpi sufficientemente protettivi contro le successive influenze per uno, due, massimo tre anni successivi fintanto che le variazioni anno dopo anno dei virus influenzali non diventino tali da rendere inefficaci gli anticorpi sviluppatisi precedentemente (anticorpi che sono perenni contrariamente a quelli indotti dal vaccino che hanno una durata inferiore all’anno), nel caso del virus pandemico, le variazioni del genoma rispetto al virus dell’influenza tradizionale sono dell’ordine del 30%, quindi il virus pandemico incontra una popolazione mondiale immunologicamente non priva di anticorpi antinfluenzali ma con anticorpi incompetenti e incapaci di essere protettivi anche per i soggetti che hanno avuto l’influenza in passato.

Pertanto, il virus, che nuovo non è, si comporta, nei fatti, come se lo fosse e trova una popolazione sulla quale attecchire facilmente e velocemente.

Per quanto riguarda l’influenza classica, si sa che i bambini, nella stragrande maggioranza dei casi terreni vergini nei confronti del virus influenzale, si ammalano molto di più e soprattutto molto prima degli adulti (5-8 volte di più e almeno due settimane prima di loro) e riguardo agli anziani, addirittura 10 volte di più e sono quindi gli "untori", cioè i maggiori responsabili della diffusione dell’epidemia influenzale.

Gli anziani, infatti, nell’arco della loro vita più lunga, hanno avuto più occasioni di ammalarsi di influenza rispetto ai giovani e ai bambini, pertanto si ammalano numericamente meno anziani in periodo epidemico rispetto ai giovani, ma un anziano ha una situazione fisiologica e immunologica spesso compromessa, quindi è maggiormente a rischio di complicazioni post influenzali rispetto ad un giovane. Pertanto anziani e bambini, per motivi diversi, devono essere vaccinati senz’altro: gli anziani per salvaguardarsi dalle temibili complicanze, i bambini, se molto piccoli, dai sei mesi ai due anni, per lo stesso motivo, ma se più grandicelli, soprattutto per evitare di diventare i diffusori principali dell’epidemia.

Pertanto è ormai assodato che vaccinare i bambini di età compresa tra 6 mesi e sei anni e, in senso più esteso e prudente, dai sei mesi fino ai 18 anni, vaccinare gli anziani sopra i 65 anni, vaccinare i malati cronici, i cardiopatici, i nefropatici, i diabetici, gli asmatici gravi, i malati oncologici e tutti i soggetti adulti esposti maggiormente a rischio di contagio è considerata una, se non la più importante modalità di prevenzione del diffondersi dell’epidemia e della morte dell’anziano.

Quali sono le caratteristiche di questo virus A/H1N1? Principalmente la sua novità immunologica, cioè il fatto che il suo genoma differisca di un terzo rispetto al corredo genetico del virus influenzale classico. Pertanto, per questo motivo, come ho detto, il virus pandemico non può essere riconosciuto dal sistema immunitario della popolazione umana, anche da quella che ha già superato negli anni passati una influenza tradizionale e tanto basta per affermare che la quasi totalità della popolazione mondiale è e sarà teoricamente a rischio di ammalarsi di influenza pandemica da qui ai prossimi mesi. Perché dico "quasi" totalità? Perché nell’inverno del 1977 vi è stata una influenza stagionale e non pandemica dovuta proprio al virus A/H1N1 di conseguenza tutte le persone che in quell’anno hanno contratto l’influenza, visto che gli anticorpi che ne conseguono sono perenni, si devono considerare attualmente immuni dall’attuale virus pandemico, identico a quello del 1977.

Pertanto si tratta generalmente di soggetti che dovrebbero avere compiuto i 50 anni o giù di lì. Tutto sta, però, ricordarsi se nel 1977 ci si è ammalati di influenza!

Quali rimedi si possono attuare per arginare questa pandemia? Sarà bene agire essenzialmente su tre fronti: sul fronte delle norme igieniche, sul fronte degli interventi farmacologici da attuare sia a scopo profilattico che curativo con antivirali specifici e sul fronte della prevenzione con la vaccinazione.

La norme igieniche da attuare sono innanzitutto il rimedio più antico, più semplice ma non per questo meno efficace: lavarsi le mani spesso e bene (vedi oltre per quanto riguarda il modo corretto di lavarsi le mani), ma anche portare sempre una mano alla bocca e davanti al naso quando si deve starnutire o tossire, evitare per quanto è possibile, quando non è strettamente indispensabile, di frequentare assembramenti di persone o luoghi chiusi e affollati, fare indossare le mascherine davanti a bocca e naso ai soggetti sicuramente infetti oppure cercare di parlare con una persona sicuramente infetta tenendosi sempre ad una distanza media di due metri.

Ma l’igiene accurata delle mani rimane comunque la pratica più calorosamente consigliata perché le secrezioni respiratorie si trasmettono parlando, tossendo, starnutendo e si depositano un po ovunque, non ‘solo sulle mani ma su abiti, su oggetti e superfici posti nel raggio di circa 2 metri e sul pavimento o per strada e i virus sono relativamente resistenti anche fuori dall’organismo.

Le mani toccano oggetti, stringono altre mani e se sono infette contribuiscono alla diffusione della malattia. La ventilata poi smentita ipotesi della chiusura delle scuole o della data posticipata della loro apertura, contrastata, poi, dal ministro Gelmini non sarebbe quindi una ipotesi da scartare definitivamente se l’inizio delle scuole coincidesse con l’acme di diffusione del virus pandemico.

Anche i viaggi nei paesi maggiormente colpiti dalla pandemia, finch’è possibile, dovrebbero essere posticipati o limitati a situazioni assolutamente inderogabili e un soggetto sintomatico, anche con sintomi lievi e solo sospetti, al suo ritorno da un paese ad alta diffusione pandemica dovrebbe osservare un periodo di stretta osservazione e contumacia di una settimana.

Ma l’unica prevenzione veramente efficace è costituita dalla vaccinazione. Il vaccino specifico è in preparazione e appena pronto verrà distribuito alla popolazione con priorità stabilite. Verranno prima di tutto vaccinati tutti gli operatori sanitari. medici ospedalieri, infermieri, medici di base e di laboratorio analisi, ecc. che dovranno essere chiamati a fronteggiare l’emergenza e ad avere stretti contatti con soggetti contagiosi, sempre se di emergenza si tratterà.

In seguito verranno vaccinati i soggetti a rischio, cioè i malati di patologie croniche – cardiopatici, diabetici, malati oncologici, nefropatici, malati con deficit immunologici, ecc.. In terza battuta verranno vaccinate le categorie di lavoratori socialmente indispensabili come vigili del fuoco, polizia, carabinieri, protezione civile, ecc. In seguito verranno vaccinati i bambini e i ragazzi nella fascia di età compresa tra 6 mesi e 18 anni.

In seguito gli anziani oltre i 65 anni e infine, se sarà necessario, altre categorie che verranno stabilite al momento. I pediatri di famiglia e di territorio, i centri di vaccinazione, i medici ospedalieri, gli infettivologi e gli epidemiologi, l’OMS sono da mesi al lavoro per monitorare e studiare la situazione; le case farmaceutiche sono a buon punto nella realizzazione del vaccino. Le idee su come affrontare la situazione compresa una eventuale emergenza sanitaria che si dovesse presentare sono ogni giorno più chiare.

Quindi ogni allarmismo per ora non è giustificato. A tutt’oggi si sa che il virus pandemico A/H1N1, benché in grado di diffondersi con estrema facilità e velocità per i motivi sopra citati, non deve essere particolarmente temuto per la sua virulenza e i sintomi che è in grado di procurare non sono affatto gravi. Tuttavia, a tutt’oggi, non siamo ancora in grado di valutare la sua capacità di mutare, vuoi spontaneamente in seguito ai ripetuti passaggi da uomo a uomo, vuoi in associazione – sempre possibile – nello stesso soggetto con i normali virus influenzali che arriveranno nel nostro paese all’inizio della stagione fredda, quindi non siamo in grado di prevedere se potrà diventare maggiormente aggressivo.

Intanto, l’idea di vaccinare a partire dal mese di ottobre, tutti i bambini, specie della fascia di età 6 mesi, 6 anni, ma anche i più grandi e gli adolescenti, contro la classica influenza resta sempre valida: anche se tale vaccinazione non sarà in grado di proteggere contro la pandemia, quantomeno una popolazione che non si ammala di influenza stagionale sarà in grado di affrontare meglio, come soggetto sano, l’infezione da H1N1.

Quindi, niente paura e nessun allarmismo sono giustificati ora, anche se gli organismi sanitari che hanno la responsabilità della salute pubblica hanno il dovere di prevedere il peggio e programmare i rimedi, ma solo una obiettiva presa di coscienza del problema con una informazione costante, se possibile, cercata da fonti autorevoli e credibili come i medici e le riviste scientifiche o siti internet accreditati piuttosto che su riviste o giornali dove facilmente si possono leggere articoli sensazionalistici e scarsamente obiettivi.

A questo proposito, aggiornamenti validi si possono avere attraverso il sito www.ministerosalute.it.

Qualche parola sui farmaci antivirali: essi bloccano la replicazione virale attraverso un meccanismo antineuraminidasi e si sono dimostrati di indubbia efficacia purché somministrati precocemente o come profilassi nei casi selezionati. I virus non si moltiplicano più e non si diffondono più.

I più efficaci sono essenzialmente due: l’oseltamivir o Tamiflu è indicato soprattutto nei bambini perché di facile somministrazione per bocca in quanto in polvere e granuli, e lo zamivir (Relenza), maggiormente indicato nei soggetti più grandicelli perché da somministrare via spinaler, quindi richiede la comprensione e la collaborazione del bambino. Sono farmaci da non usare come fai da te che verranno reperiti soltanto negli ospedali, indicati per i soggetti malati con virus H1N1 accertato tramite tampone o in soggetti fortemente sospetti, specie se a rischio, anche solo in presenza dei sintomi classici dell’influenza, ma solo se febbrili. Anche i soggetti chiamati a stare a stretto contatto con i malati possono utilizzarli

A proposito del lavaggio delle mani: siete sicuri di sapere veramente come bisogna procedere affinché il lavaggio delle mani possa considerarsi efficace?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso alcune regole basilari per lavarsi le mani correttamente ed efficacemente attraverso un manifestino dove sono raffigurati figure e schemi. Io proverò a descriverli brevemente.

Si tratta di memorizzare 10 passaggi basilari da effettuare in sequenza:

1) bagnarsi completamente le mani sotto l’acqua corrente

2)versare sapone liquido da un dispenser (evitare le saponette manipolabili da molte persone) sul palmo delle mani in quantità tale da potere ricoprire completamente almeno un palmo dopo averlo spalmato bene con l’altra mano

3) con mani aperte, dita unite, pollice separato dalle altre 4 dita, palmo contro palmo le mani sovrapposte con direzione tale da formare una x, sfregarle l’una contro l’altra per alcuni secondi

4)una mano si rigira a ricoprire l’altra palmo contro dorso, le dita si divaricano e quelle della mano superiore si flettono entrando negli spazi tra le dita tese della mano sottostante sfregando per un po

5)le due mani sono ora palmo contro palmo con dita allargate e intrecciate tra loro sfregando per alcuni secondi

6)le mani sono ora a pugno chiuso con le dita flesse vicine una all’altra ma ripiegate tra loro, una mano col palmo rivolto in su e l’altra col palmo in giù come per contrastare qualcuno che volessee separare le due mani prendendovi per i polsi cercando di distanziarli fra loro. Le dita flesse e fissate tra loro si sfregano tra loro avvicinandosi e allontanandosi alternativamente dal corpo

7)un palmo è ora rivolto in su e con le dita dell’altra mano unite si esegue un massaggio più o meno circolare sul palmo e viceversa con l’altra mano.

8) ora si risciacquano bene le mani con acqua corrente

9) si asciugano con salvietta monouso

10) e infine si ripulisce il rubinetto che era stato toccato all’inizio con le mani non ancora lavate

Vi sembra un fumetto? Una lezione di ombre cinesi? Lo raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non un illusionista!

Un caro saluto, Daniela

P.S. Non inveite troppo contro le multinazionali e le case farmaceutiche che fanno affari d’oro in tempi di crisi economica e di pericolo sanitario (gonfiato ad hoc? Difficile dirlo ora con certezza) con gli antivirali e i vaccini. È vero, gioiscono spudoratamente e guadagnano cifre stratosferiche, ma, per certi versi, guai se non ci fossero!

 

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