Seno come ciuccio

 

Ciao Chiaretta,

mi chiamo Serena e sono la mamma di una bimba di quattro mesi e mezzo.

Sono felicissima di avere la fortuna di poterla allattare al seno, fino ad ora non ha preso altro che il mio latte.

Ho provato invano ad abituarla al ciuccio (ne ho cambiati ben sei sperando di trovarne uno che le piacesse), questo non tanto perché amo i succhiotti, quanto perché osservo che molto frequentemente sente l’esigenza di succhiare e si porta le mani alla bocca (a questo punto preferirei il ciuccio, visto che le mani spesso le vengono toccate o, peggio, baciate anche da estranei).

La notte poi mi si sveglia in continuazione (5-6 volte), ma non per fame (succhia pochissimo e si riaddormenta immediatamente, inoltre spesso di notte perdo un po’ di latte)… solo perché vuole il seno in bocca.

Anche durante il sonnellino pomeridiano lei dorme se io le sono vicino e se ha il seno a sua disposizione, diversamente tempo cinque minuti, è sveglia!

Vorrei capire i risvolti psicologici di questi suoi comportamenti, spesso mi chiedo se lei si sente insicura a rimanere da sola.

Ciao e grazie

Cara Serena,

il risvolto psicologico di questo comportamento, attuato da tua figlia così come da tutti i neonati di questo mondo (se glielo si concede essendo responsivi alla loro richiesta di contatto psicofisico con la madre) è del tutto positivo e va assecondato e non evitato. I

 mesi che vanno dalla nascita all’ottavo sono indispensabili per l’essere umano nel processo identitario di separazione dalla madre ed individuazione con se stessi. Ma questo processo deve partire necessariamente dal suo contrario, per potersi attuare, ossia dalla naturale e primordiale fusione con il corpo materno.

Oltre ai 9 mesi di endogestazione, si parla anche di una esogestazione nei primi 9 mesi di vita del bambino nel mondo, in cui egli si sente un tutt’uno con la madre ed utilizza questo contatto per gli apprendimenti emotivi e cognitivi di base, i più indispensabili per la futura costruzione del proprio impianto psicologico, emotivo e cognitivo.

So per esperienza diretta che questo risulta per la mamma impegnativo e faticoso, ma se si parte dal presupposto che sia una cosa sana e buona, forse invece di viverlo come problema si può pensarlo come compito evolutivo impegnativo ma gratificante al tempo stesso.

Cordialmente, Chiara Rizzello

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