Gentilissima dottoressa,
le scrivo perché sono un po’ preoccupata del comportamento di mio figlio che compirà 4 anni a Maggio.
Da quando ho interrotto l’allattamento materno (cioè ad un anno di età come consigliato dal pediatra) è sempre stato molto svogliato e pigro del mangiare e nel bere, come se non avesse assolutamente interesse per il cibo, infatti tutt’oggi è sottopeso.
Quando dico queste cose non vorrei essere fraintesa, mio figlio non mangia né dolci, né cioccolata, né fa spuntini fuori orario che lo portano a non avere appetito. Quando lo metto davanti ad un piatto di pasta (che di solito predilige rispetto ad altri cibi), lui guarda il piatto e al massimo scosta con la forchetta qualche maccherone a meno che non sia io ad imboccarlo ed è così appunto da quando aveva un anno.
I pediatri da me interpellati il più delle volte danno la stessa risposta: "meglio sottopeso che obeso!", oppure "Lo lasci a digiuno se non vuole mangiare e vedrà che poi la sera mangerà!". Mi creda, io l’ho provato e lui non ha mangiato lo stesso.
Un pediatra soltanto mi ha consigliato di dargli per un po’ un complesso vitaminico del gruppo B e le cose erano migliorate, anche se voleva essere sempre imboccato. Andando poi all’asilo si era un po’ abituato comunque a spiluccare qualche cosa.
Adesso però assisto ad una nuova regressione del comportamento. È vero anche che nel giro di qualche mese ci sono stati parecchi cambiamenti: l’arrivo del fratellino (7 mesi fa), un trasloco con cambio di città e quindi di asilo (5 mesi fa), ma lui, almeno in apparenza, sembra entusiasta di tutto ciò!
Al nuovo asilo poi, anche le maestre hanno notato che lui non partecipa spontaneamente ai giochi, spesso è sempre in disparte o gioca da solo (a meno che non siano loro a chiamarlo). Qualche volta quando viene sgridato, ride! E questo lo fa anche con me.
Quando giochiamo insieme non vuole mai impegnarsi in quello che fa, devo continuamente stimolarlo e il più delle volte è ripetitivo nei giochi. Spesso inoltre tende a piangere per un nonnulla (ad esempio perché gli cade un pennarello e lui non vuole raccoglierlo, lo devo fare io!).
Per il resto è un bambino solare, ride e si diverte quando si trova col cuginetto coetaneo o, quando usciamo per fare una passeggiata, è sempre pronto a correre e a giocare all’aperto.
I pediatri comunque non ci danno tanto peso e insistono nel dire che è carattere.
Spero di essere stata esauriente nel descrivere un po’ tutti i lati del suo comportamento. Pensavo fossero tutti questi cambiamenti subiti ultimamente a farlo sentire disorientato, ma io gli sono stata sempre molto accanto e ora credo che sia un po’ preoccupante vedere un bimbo di quattro anni che deve essere ancora imboccato dalla mamma. Come dunque devo comportarmi? Continuo ad assecondarlo? O devo adoperare qualche altro metodo? Grazie
Cara mamma, direi che il cibo, se il bambino è in salute e cresce normalmente, dovrebbe e deve rappresentare l’ultimo dei problemi; cerchi soltanto, per il poco che mangia, di fargli assumere calcio, proteine e vitamine in maniera sufficiente, eventualmente integrando con un multivitaminico del gruppo B (come il Betotal) o di altri gruppi (ad esempio l’Aliborange, che stimola l’appetito oltretutto). Senta ovviamente il parere di un medico, se crede può scrivere alla nostra pediatra.
Gli aspetti invece da tenere in considerazione maggiormente sono quelli legati alla chiusura nei confronti dei coetanei e dell’adulto e verso nuove esperienze. Anche l’atteggiamento ludico è importantissimo, a questa età, e giochi troppo ripetitivi o monotoni possono essere indice di una difficoltà psicologica da non sottovalutare.
Di certo le novità destabilizzano un po’ tutte le persone, soprattutto i bambini, e tra l’arrivo del fratellino ed il trasloco, suo figlio ha motivi sufficienti per risentirne temporaneamente; poi carattere e temperamento fanno il resto.
Potrebbe chiedere una visita presso un neuropsichiatra infantile o uno psicologo dell’età evolutiva affinché possiate valutare quanto, negli atteggiamenti del bambino, pesi il periodo di cambiamenti e quanto invece caratteristiche individuali e costituzionali. Questi specialisti aiutano inoltre, attraverso indicazioni spesso semplici e rassicuranti, ad affrontare al meglio queste difficoltà di sviluppo.
Cordialmente, Chiara Rizzello
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