Salve.
Sono uno Zio molto preoccupato per la meravigliosa nipotina. La situazione è un po’ complessa da descrivere. Spero di essere il più chiaro possibile. Dodici anni fa mia sorella è rimasta incinta del suo compagno col quale conviveva da circa tre anni. Dopo tre mesi di gravidanza i due si sono lasciati (lui l’ha lasciata… aveva un’altra). Vista la situazione abbiamo comprato (io e mia madre) un appartamento per mia sorella e la bambina. Dopo un paio d’anni, si è liberato l’appartamento affianco a quello di mia sorella. Così abbiamo comprato anche quello, in modo che mia madre si trasferisse lì e aiutasse meglio mia sorella con la bambina. I due appartamenti sono diventati comunicanti nel momento in cui è stata messa una porta, rendendolo una specie di appartamento unico. La bambina quindi è cresciuta con la mamma e la nonna principalmente.
Il padre ha sempre avuto la possibilità di vedere la piccola senza alcun impedimento da parte della madre. Purtroppo però non sempre si è comportato bene… alimenti non pagati, orari non rispettati e casini vari. Bisogna considerare che per lui era la quarta figlia. I primi tre avuti dalla prima moglie. Nel suo modo di gestire le cose, ha sempre fatto in modo mettere contro le sue ex compagne con quella attuale. E con mia sorella aveva fatto lo stesso. Questo finché la prima moglie e mia sorella non hanno cominciato a parlarsi senza di lui. Così hanno scoperto che in realtà le cose erano ben diverse da come le raccontava lui. E questa sua strategia è stata applicata anche con la terza compagna, con la quale ha avuto un’altra figlia quattro anni dopo.
Sei anni dopo la separazione, mia sorella ha conosciuto un uomo col quale poi ha avuto una relazione. Il rapporto tra loro due e mia nipote era amorevole e sereno. Mia nipote ha subito avuto un feeling particolare con quest’uomo. E in quest’idillio, non è mai stato impedito alla bambina di vedere il padre. Anzi, mia sorella l’ha sempre difeso e ne ha parlato bene (mentendo) alla piccola. Anche se sinceramente non lo meritava affatto.
Purtroppo le cose belle non sono destinate a durare… la serenità è stata spazzata via da un brutto evento.
Mia sorella si è ammalata di cancro: Un linfoma di Hodgckin.
Per circa un anno mia sorella è riuscita comunque a fare la mamma, ma dopo aver praticato la terapia e aver avuto una recidiva, ha dovuto iniziare una serie di cure alternative per cercare di sopravvivere: le avevano diagnosticato circa tre mesi di vita. Mia sorella ha superato questi tre mesi, ma la sua condizione era estremamente debilitata così ha deciso di trasferirsi a casa del compagno, in modo da lasciare la bambina più serena e avere anche lei la possibilità di curarsi. Quindi mia nipote a sette anni ha visto la madre trasferirsi dal compagno. Ovviamente il rapporto è sempre stato frequente, sia con telefonate giornaliere, sia con visite. Mia madre ha provveduto in misura maggiore ad accudire la piccola.
Il padre in tutto questo ha creato solo problemi, tensioni, e dispiaceri a mia sorella e alla piccola.
Gli anni sono passati e mia sorella, purtroppo, l’11 agosto del 2009 ci ha lasciato. Oltre al dolore per aver perso una persona cara, sono cominciati i problemi provocati dal padre della piccola. Devo premettere che il padre in tutto il periodo della malattia si è ben guardato dall’essere d’aiuto. L’unica fortuna è stata che vedeva poco la bambina. I grossi problemi finanziari e una inaffidabilità cronica di quest’uomo hanno messo tutta la famiglia in uno stato di preoccupazione per la bambina. E ora la situazione sta precipitando.
Con la morte di mia sorella, la bambina ormai dodicenne ha ereditato la casa, la pensione e la liquidazione.
La prima cosa che ha fatto il padre della piccola è stato di mandare una lettera all’avvocato della madre dell’ultima nata (ormai lasciata da qualche anno), dicendo che non avrebbe più potuto pagare le somme stabilite dal tribunale dopo aver perso la causa, perché aveva a carico la bambina ormai orfana della madre.
Così ha subito, senza dire niente a nessuno, cambiato la residenza anagrafica alla bambina.
Tutto d’un tratto ha cominciato a frequentare la bambina in maniera assidua (cosa più che giusta e appoggiata da noi tutti), forse troppo.
Dopo poco, la bambina si è lamentata dell’eccessiva pressione che le metteva il padre.
E nelle sue uscite ha cominciato a dirle alcune cose poco piacevoli: ora la famiglia siamo solo io e te… non c’è nessun’altro, né nonna né zio né il compagno di mamma; ora verrai a dormire più spesso a casa mia; se ti comporti male ti porto via da quella casa e non ti faccio più vedere nonna.
Una sorta di vessazione continua nei confronti della bambina, che ha cominciato a dare segni di cedimento. Tutte le volte che torna dopo essere uscita col padre, piange. La paura di essere portata via da casa sua e dal suo ambiente. E comincia a dare gravi segni di instabilità emotiva.
Il padre le parla male della madre, dicendole che quando era più piccola la madre l’aveva abbandonata e che lui era buono e lei era cattiva.
La sminuisce in ogni modo, la umilia davanti alle sorelle. Cerca di disilluderla sui suoi sogni di fare la ballerina (e invece è pure brava). Nonostante vada benissimo a scuola, il padre minimizza a tal punto che la piccola in lacrime mi diceva che non voleva più studiare, perché tanto lei non era buona a fare nulla.
Per dare un’idea del rapporto che aveva con il padre: il giorno in cui è morta mia sorella, la bambina ha voluto venire a dormire a casa mia e stare con me. Durante il funerale è stata abbracciata a me e al compagno di mia sorella… col padre non ci voleva stare.
Questi sono gli antefatti.
Mia madre (la nonna) ha intentato una causa di affidamento in modo da garantire alla bambina di non venire spostata da quella casa. Chiede che la liquidazione e la pensione di mia sorella siano messi in un conto bloccato intestato alla bambina che potrà utilizzare dopo il diciottesimo anno di età per pagarsi gli studi. Vuole far sì che la bambina, se non vuole vedere il padre (non per sempre), lo possa fare.
La causa è partita.
Gli assistenti sociali hanno parlato con la bambina e hanno fatto una relazione. L’udienza al tribunale dei minori c’è stata pochi giorni fa. Il padre non si è neanche presentato. Potrebbe essere che ci siano buone possibilità di ottenere l’affidamento. Noi non vogliamo che la piccola non veda più il padre. Noi vogliamo che lei abbia la possibilità di dire NO quando non se la sente. E che il padre venga seguito da un’assistente sociale nel rapporto con la piccola.
Il giorno prima dell’udienza, il padre si è presentato e la voleva portare fuori. La bambina non voleva, in più non stava neanche bene di salute. Lui ha cominciato a urlare sia contro la bambina, sia contro mia madre. Così mia madre ha chiamato i carabinieri. Prima che arrivassero se n’è andato.
I carabinieri ci hanno detto che se la bambina non vuole andare col padre, lei può anche chiudersi dentro casa (lui non ha le chiavi) e lui non può costringerla. Ma è vero?
Oggi il padre è venuto a prenderla… lei non voleva andare, ma qualche giorno prima gli aveva detto che sarebbe andata. Solo che aveva paura. Dopo che è venuta a prenderla ha cercato di farle una specie di lavaggio del cervello. Ha cercato di screditare tutti, dicendo che noi diciamo solo menzogne e che siamo gelosi. Per quanto non gli creda, la piccola comincia ad avere dubbi… a non capirci più nulla. La minaccia di continuo dicendole che lui è il padre e può fare quello che vuole. Che se lei non la smette, la porta via da lì e non ci rivedrà mai più. Quando è tornata, era uno straccio.
Non si può fare in modo che per un po’ questa persona venga allontanata?
I carabinieri mi hanno detto di chiamarli la prossima volta che viene a prenderla… e di fare anche un esposto.
Ma io sono preoccupato per la bambina… sta veramente male.
Datemi qualche consiglio sia legale che umano.
Grazie.
Simone
Caro Simone,
non è facile dare un consiglio, sia legale sia umano, per la situazione che affligge sua nipote e voi tutti.
Il padre ha i diritti di ogni padre fino a che non verranno emessi provvedimenti che restringano ovvero tolgano la potestà genitoriale sulla bambina. Ovvero, pur non giungendo a tanto, fino a che il Tribunale non deciderà cosa sia meglio per la minore che, avendo compiuto 12 anni, ha diritto di essere ascoltata dal Giudice.
Fino a quel momento (non oso fare previsioni o esprimere pareri sull’esito di una vicenda giudiziaria che non conosco ma sicuramente il legale che vi segue vi avrà dato il suo parere al riguardo) credo non possiate fare altro che agevolare il più possibile gli incontri della bambina con il padre, a meno che il disagio manifestato dalla minore non sia tale da rendere necessario un provvedimento di urgenza che limiti le frequentazioni con il padre.
Nel caso sussistessero tali presupposti (in tali casi è necessario avere la relazione di un professionista che accerti l’effettivo disagio della minore), il vostro legale saprà indicarvi la strada per poter ottenere tale provvedimento.
Nel caso in cui non sussistano i requisiti dell’urgenza e della necessità di limitare i rapporti padre-figlia, la miglior soluzione è quella di agevolare il rapporto, cercando di tranquillizzare la bambina quando deve affrontare il padre, cercando di non alimentare i conflitti con il genitore e di non incrementare la confusione della bambina, la quale, purtroppo, nonostante non sia più piccolissima, non può decidere autonomamente se vedere o meno il proprio genitore.
Il rapporto con il genitore merita sempre di essere salvaguardato, nella misura in cui ciò non è di pregiudizio per i minori. È evidente che in caso di disagio della bambina, un professionista dovrà indagare sull’entità e i motivi del malessere manifestato e vedere se c’è possibilità di recupero del rapporto genitoriale, sempre nell’interesse primario della minore e avuto riguardo al suo benessere psico-fisico.
Proprio per dare tempo alla macchina giudiziaria di fare il proprio lavoro (si sa che purtroppo i tempi tecnici dei Tribunali sono a volte lunghi) e non correre il rischio di indurre l’altra parte ad azioni di forza che potrebbero trovare il fondamento nella relazione genitoriale esistente, dovrete adoperarvi per ristabilire un clima di serenità, mettendo contemporaneamente in moto, con l’ausilio del vostro legale, tutte le azioni e procedure necessarie per giungere alla migliore soluzione nell’interesse della bambina.
Buona fortuna.
Avv. Chiara Donadon
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