Streptococco

Gentile dottoressa,
Le scrivo questa e-mail per chiederle un consiglio sul caso di mio figlio, 5 anni.
Le premetto che prima di scriverLe, ho letto le numerose risposte che Lei ha fornito ad altre mamme circa le infezioni da streptococco, ma non mi sembra di aver trovato anche la risposta al mio caso.
Tre settimane fa, dopo che per circa cinque giorni avevo notato che il bambino era inappetente, nervoso (normalmente è di buon appetito e gioviale) e che lamentava mal di gola ma senza avere febbre, sono ricorsa al pediatra il quale, dopo un tampone, ha diagnosticato la presenza dello streptococco e ha prescritto una terapia antibiotica (amoxicillina 5 ml per due volte al dì). Il bambino all’ottavo giorno di terapia ha manifestato eruzioni cutanee sul corpo che non sono state giudicate dal pediatra come sintomo di scarlattina, ma come una probabile reazione allergica (eppure, in periodi passati il bamino
aveva già assunto lo stesso antibiotico senza presentare alcuna reazione particolare e non è un bambino che si ammala di frequente). Il pediatra ha consigliato quindi di interrompere la terapia. Ora, circa 10 giorni dopo l’interruzione si è manifestata un rialzo di temperatura e l’ennesimo tampone ha confermato di nuovo la presenza di streptococco.
Dato che, leggendo le Sue risposte dal sito Noimamme e cercando su altri siti, mi sono resa conto che le malattie collegate all’infezione da streptococco possono essere varie e anche di varia gravità, gradirei da Lei un consiglio anche perché il pediatra mi ha prescritto un altro antibiotico (diverso dal precedente). Dovrei per caso effettuare prima qualche analisi più approfondita o provare direttamente l’antibiotico senza troppi preoccupazioni e pensieri
(negativi)?
La ringrazio per il tempo che dedicherà al mio caso.
Patrizia

Cara Patrizia,
i ceppi di streptococco, come avrai letto, sono innumerevoli, di conseguenza, anche le possibilità di incorrere in una infezione dovuta allo streptococco è altrettanto alta. Reinfezione, nuova infezione, riacutizzazione di un focolaio preesistente? È l’annoso problema al quale non è sempre facile rispondere. Andiamo comunque per ordine: una eruzione cutanea dopo così tanti giorni di antibiotico e non preceduta da febbre non è tipica della scarlattina o di altre infezioni streptococciche nelle quali la febbre, normalmente, o precede l’eruzione o si manifesta in contemporanea.
Il tuo bambino potrebbe aver avuto una semplice tonsillite da streptococco, magari con carica batterica non molto alta, oppure dovuta ad un tipo di streptococco che non si manifesta con febbre alta. È plausibile che l’eruzione cutanea, soprattutto se comparsa repentinamente su tutto il corpo, o comunque con comparsa simultanea di tutte le macchie e magari con prurito, sia dovuta ad allergia. Perché non le volte precedenti, in occasione della assunzione dello stesso antibiotico? Molto probabilmente perché in occasione delle somministrazioni precedenti il bambino si è sensibilizzato e questa ulteriore somministrazione ha evidenziato l’allergia. Oppure, a volte, l’assunzione contemporanea di un certo antibiotico e di un certo alimento può risultare allergizzante, oppure, ma è evenienza assai improbabile ora che tutti i bambini sono vaccinati, magari il tuo bimbo aveva, sì, lo streptococco in gola, anche senza febbre, ma stava incubando una malattia esantematica aspecifica, cioè non di quelle classificate con nomi o numeri, o che so? la rosolia, che può far comparire un esantema senza un periodo prodromico particolarmente febbrile.
Ma quest’ultima ipotesi non convince neanche me perché un pediatra attento non ha difficoltà a diagnosticare una rosolia o comunque la natura virale di un certo esantema. Otto giorni di terapia non sono pochi e non sono molti: dipende dallo streptococco, cioè da quando si decide a soccombere e dalla idoneità dell’antibiotico, della quale non si può mai essere certi del tutto se non si pratica l’antibiogramma sulla coltura batterica prelevata dal tampone. Quindi, se l’antibiotico non era di prima scelta per quel tipo di streptococco, potrebbe averlo, come dire, soltanto stordito un pochino e, il tempo di riprendersi, eccolo di nuovo in prima linea dopo pochi giorni.
Allora che fare?
Nuovo tampone faringeo, questa volta con antibiogramma, cioè fatto in laboratorio analisi, visto che i test ambulatoriali in dotazione ai pediatri sono validi ma non così accurati come quelli del laboratorio. Nell’attesa della risposta del laboratorio analisi (tampone fatto dopo alcuni giorni dalla sospensione dell’antibiotico, altrimenti risulterà comunque negativo anche in presenza di streptococco).
Se la risposta è positiva, dare terapia antibiotica idonea per una decina di giorni (a meno che l’antibiotico non sia una cefalosporina, in tal caso è meglio sospendere dopo 8 giorni perché impegna un po’ troppo il fegato). Dopo la terapia, controllo medico dell’aspetto delle tonsille (basta guardarle bene e parlano da sole) e attesa. Durante questo periodo di semplice osservazione si possono controllare emocromo, VES, TAS, PCR (quest’ultima, in realtà, andrebbe controllata subito) esame urine ed eventualmente altre analisi a discrezione del medico: esse dicono se anche dopo la cura l’infezione, in un certo senso, gira ancora.
Se le analisi risultano negative, compreso un secondo tampone di controllo, il problema è risolto. Si entra nella fase di attesa e si controlla clinicamente il bambino ogni 20 giorni per due o tre volte. Se non ha obiettività di nessun tipo lo si lascia in pace. In caso di risultati alterati dimostranti una infezione anche in assenza di sintomi acuti si opta per una terapia antibiotica che tenga il bambino protetto da eventuali nuove infezioni per qualche mese. L’obiettivo è quello di evitare le recidive o le reinfezioni. Ben curato, non dovrebbe temere proprio nulla per quanto riguarda le conseguenze cardiache, renali e articolari: adesso la medicina, i pediatri e il livello di cultura e di attenzione dei genitori non portano a trascurare le infezioni. La malattia reumatica è sempre in agguato ma meno frequente di un tempo. Contemporaneamente a tutto ciò, è bene controllare che tra le persone a stretto contatto col bambino non vi siano portatori sani di streptococco, altrimenti si fa del bimbo una cavia senza arrivare alla radice del problema.
Penso ad altri fratelli, di solito maggiori, ai genitori, a una eventuale baby sitter, all’amichetto del cuore che frequenta tutti i giorni anche fuori dalla scuola e così via. In caso di positività del tampone, la terapia, ovviamente, va estesa anche al contagiante, altrimenti non ne verrai mai a capo.
Un caro saluto,
Daniela

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