Addormentamento in braccio

Gentile dottoressa Daniela,

ho letto le Sue risposte in merito all’argomento, ma vorrei lo stesso sottoporLe la mia situazione.

Ho un bambino di 8 mesi che ho sempre fatto addormentare cullandolo in braccio. Pensavo fosse la cosa più naturale e che sarebbe durata poco tempo, invece sono ancora qui a cullarlo camminando. Di giorno per fortuna bastano dai 2 ai 5-10 minuti, di sera tra i 10 e i 20 minuti.

Se lo metto nel lettino comincia a giocare con tutto quello che può (lenzuola, paracolpi, peluche, i suoi piedini, le mie mani…), ma di addormentarsi non se ne parla.

Se gli canto una ninnananna smette di giocare e mi guarda attentissimo; se mi allontano comincia a piangere come un disperato e io faccio dietro-front subito (in effetti non so per quanto tempo andrebbe avanti perché non l’ho mai lasciato piangere per più di 2 minuti), non riesco a sentirlo piangere. Altre volte comincia una specie di lamento e si gira da una parte all’altra in continuazione e mi prende la mano… non so se sia più straziante il pianto o questa lagnetta che fa.

Io dopo mezz’ora di questa tiritera (sia che giochi, sia che si lamenti e si rigiri), comincio a innervosirmi e lo riprendo in braccio, almeno so che in 10 minuti mediamente dorme.

Ma adesso ha ripreso a svegliarsi dalle 2 alle 4 volte per notte, e ho cominciato a pensare che questi risvegli possano essere messi in relazione a questa abitudine. Ci può essere una correlazione? Se così fosse mi piacerebbe cercare di cambiare metodo, ma come? È così sbagliato o diseducativo addormentarlo cullandolo? Non smetterà da solo quando sarà grande/quando sarà il momento?

Grazie in anticipo.


Sei ambivalente e combattuta tra il desiderio di continuare a cullarlo e la stanchezza di doverlo fare tutti i momenti. Abbi fiducia nel tuo bimbo e nelle sue capacità di trovare le sue consolazioni e i suoi equilibri.

Comincia, piano, piano, a cambiare modalità di relazionarti con lui: visto che sembra molto interessato alle tue ninne nanne, perché non adottare questo metodo facendolo durare il tempo necessario per il bimbo per trovare il suo sonno?

Quando è nel suo lettino e sembra agitarsi smaniando, visto che quando ti sente vicina non piange e non si dispera ma ha soltanto una certa difficoltà a trovare il suo rilassamento, perché non stargli vicino un po’ più a lungo tenendogli la manina e cantando qualcosa di un po’ più lungo e ripetitivo di quanto cantato o fatto finora? E se bastasse solo una manciata di minuti in più per risolvere il problema?

Tu lo prendi in braccio per farlo addormentare prima, non solo per il piacere del contatto stretto con lui, ma se sei stanca e senti inconsciamente che è ora di cambiare qualcosa nel rito dell’addormentamento, ci sarà un motivo, altrimenti non avresti sentito la necessità di chiedere consiglio, così come non l’hai sentita finora.

In effetti, dal sesto mese in poi, benché, in fondo, sia un gesto più che normale addormentare il proprio figlio in braccio, il bimbo avrebbe già la possibilità e gli strumenti psicologici per trovare da solo le modalità di addormentamento e i canali comunicativi con la madre possono essere altri oltre le braccia e lo stretto contatto fisico: la voce, soprattutto con il canto e lo sguardo con il sorriso sono due prolungamenti delle braccia materne che il bimbo ha già la possibilità di apprezzare e di godere.

A questi andrebbero aggiunti un po’ di fermezza e di metodo per passare gradatamente da 20 minuti di cullamento a 20 minuti di canto con il contatto sia visivo che tenendo la mano o un’altra parte del corpo. Ma se il bimbo ha bisogno di 20 minuti per addormentarsi, questi 20 minuti vanno concessi.

Insegnargli ad addormentarsi nel suo lettino piuttosto che in braccio, cioè insegnargli a chiudere gli occhi nello stesso luogo dove poi li riaprirà, non significa negargli un fisiologico e legittimo desiderio di contatto fisico, significa insegnargli un metodo che lo aiuterà nella conquista della sua autonomia e del suo equilibrio.

Il contatto fisico, quantitativamente, può tranquillamente rimanere invariato con giochi di fisicità e coccole di ogni tipo quando il bimbo è sveglio senza che questo sia in contrasto con la decisione di abituarlo ad addormentarsi nel suo lettino, visto che cominci anche tu a sentire questa necessità.

Il cuore di mamma, oltre alla naturale stanchezza, ha un sesto senso che lo porta a capire quando è il momento di iniziare ad avviare il bimbo verso una nuova autonomia e questo momento non ha una data fissa: può variare da bimbo a bimbo, da mamma a mamma, da cultura a cultura, però, quando arriva, arriva e dal sesto mese in poi, tutti i momenti sono buoni per cominciare senza sentirsi mamme egoiste o crudeli.

Non sempre i bambini piangono per disperazione, anche quando le loro urla lo farebbero pensare: è la frustrazione di non riuscire ad ottenere immediatamente quello che desiderano e la capacità di resistere e di dominare la frustrazione si acquisisce piano piano con l’esperienza, appunto, di una frustrazione che si impara a superare trovando dentro di se la soluzione che fin’ora era sempre arrivata dall’esterno.

Ma dopo l’ottavo mese il bimbo sa fare distinzione tra "esterno" o "altro da sé" e il proprio mondo interiore, la propria individualità ed è per questo che è in grado di esercitare le proprie risorse personali: ma serve l’occasione, cioè il bisogno, il problema, la frustrazione, appunto.

L’addormentamento fa paura perché è un po’ come lasciare il mondo, come morire al mondo ed è per questo che si tratta di un momento molto delicato per quasi tutti i bambini.

Per superarlo, è bene che ogni bambino sia messo in grado di fare esperienza delle sue strategie personali e continuare a prendendolo in braccio ogni sera solo per non sentirlo piangere non è un gesto realmente educativo: un modo troppo sbrigativo per trovare la soluzione, come quando un genitore fa i compiti al posto del figlio pigro per sbrigarsi e risolvere il problema in breve tempo piuttosto che accompagnarlo nell’intero percorso della comprensione del problema.

Detto ciò, per rispondere alla tua domanda: no, non è poi così sbagliato cullarlo o prenderlo nel lettone per farlo addormentare, ma se capisci che può già iniziare a farcela da solo, per il piccolo è una opportunità in meno per fare una nuova esperienza.

Se non lo senti come un problema, continua pure così, ma devi essere capace di accettare di non sapere quanto tutto ciò potrà durare e quando lo prendi in braccio per cullarlo non devi essere ambivalente e non devi farlo solo per fare finire più in fretta il rito dell’addormentamento.

Guarda bene dentro di te, dunque e scegli il metodo che in questo momento ti sembra più autentico e sorattutto più giusto per entrambi: i consigli esterni lasciano il tempo che trovano, così come gli schemi educativi troppo rigidi e i tanti, troppi libri che sono stati scritti sull’argomento.

Un caro saluto,

Daniela

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