Sviluppo affettivo e della sessualità infantile

ale2Per capire a fondo il significatodelle varie tappe maturative della psiche del bambino, il suo rapporto conl’ambiente, la costruzione di legami ed affetti, la progressiva coscienza sisé, può essere utile rifarsi al pensiero di Freud e alle sue teorie sullosviluppo affettivo e della sessualità del bambino.

Freud ipotizza nell’uomo l’esistenza di una attività mentale che restainconscia e che è fatta di desideri, sentimenti e rappresentazioni particolaribasate essenzialmente sul PRINCIPIO DI PIACERE che genera pulsioni ed energiavitale dirette al soddisfacimento del piacere stesso.

Tale principio di piacere, con ilpassar del tempo, si contrappone al PRINCIPIO DI REALTÀ che obbliga ad unamediazione tra l’impulso a soddisfare le pulsioni libidiche e la necessità difrenarle per adattarsi alle costrizioni provenienti dall’ambiente esterno edall’educazione.

Freud individua a questoproposito tre luoghi psichici:

l’ES o inconscio, governato dallepulsioni e dal principio di piacere,

il SUPER-IO, come insieme didivieti sociali sentiti come costrizione e impedimento alla soddisfazione delpiacere (censura morale),

l’IO, governato dal principio direaltà che fa da mediatore tra l’Es che tende al soddisfacimento irrazionale eassoluto delle proprie pulsioni e il Super-Io indirizzato verso la censura e lamorale.

La sessualità è presente findalla nascita, ma nel bambino è assolutamente indipendente dalla funzioneriproduttiva e non va concepita come la si intende da adulti: essa serve solo aprocurare piacere e investe via via parti del corpo differenti come bocca, anoe genitali.

La personalità si costruirebbeman mano attraverso un insieme di impulsi e bisogni che inizialmenterichiederebbero soddisfazione immediata, un’energia vitale fondamentale che èaltro dall’istinto. Essa viene definita LIBIDO, cioè ricerca del piacere insenso generale.

Dapprima questa energia vitale è,diciamo così, indifferenziata: solo col tempo evolve nelle tendenze che vengonopoi definite personali, sessuali e sociali.

Nel bambino molto piccolo, chenon fa ancora distinzione tra il suo mondo psichico interno e il mondo esterno,che non ha ancora costruito i suoi confini e la sua identità, si parla dilibido narcisistica rivolta verso se stesso; quando imparerà a distinguere trase e il mondo esterno si parlerà di libido oggettuale, i suoi desideri sarannocioè proiettati verso il mondo esterno.

Lo sviluppo della sessualitàinfantile può essere suddiviso essenzialmente in tre fasi, tenendo comunquepresente che il limite tra una fase e la successiva non è netto ma fluido, chele fasi si intrecciano e sovrappongono tra loro e i tempi di acquisizione e dipassaggio tra una fase e l’altra sono variabili e assolutamente soggettiviperché sotto l’influenza di numerose variabili quali fattori biologici,genetici, ambientali, culturali e via discorrendo.

 

La prima fase è chiamata FASEORALE. In questa fase la zona esogena è costituita dalla bocca.

La seconda fase è laFASE ANALE, nella quale la fonte di piacereè spostata sugli sfinteri (anale e vescicale), periodo anche dell’aggressività,dei no e del sadismo.

La terza fase è la fase GENITALE,durante la quale il bambino prende definitivamente coscienza del proprio sessoe si orienta psicologicamente in quella direzione.

Tra la seconda e la terza fase viè la così detta FASE DI LATENZA, durante la quale il bambino si dedica alcontrollo degli istinti tramite la forza di volontà e l’acquisizione deiprincipi morali. In questa fase predomina il Super-Io.

La fase orale va mediamente dallanascita a un anno e mezzo, ha come zona erogena la bocca ed è connessa con ilpoppare. Il bambino trae piacere dall’incorporare ciò che è buono e sputare ciòche è cattivo, sia esso cibo, ciuccio o altro. Trae anche piacere al solo ciucciaresenza scopo nutritivo:  labbra, lingua,guance contribuiscono, con i loro movimenti ritmici di rilassamento econtrazione, a fare sperimentare una prima sensazione di piacere. Il senomaterno non ha soltanto una funzione nutritiva ma anche erotica e affettiva. Ègià da ora che, se non si creano armoniche corrispondenze di "amorosi sensi",il bambino può sperimentare il seno buono e il seno cattivo, accettandolo ericercandolo oppure rifiutandolo. Un vissuto non soddisfacente in fase oralepuò comportare traumi e sofferenze che si traducono in età adulta inatteggiamenti nevrotici come fumare, mangiarsi le unghie oppure incomportamenti alimentari disordinati come bulimia o anoressia.

La fase orale si può suddividerein due periodi: una fase orale pura nel periodo che precede lo svezzamento euna fase così detta sadico-orale allo spuntare dei primi denti, quando ilbambino comincia a masticare e a provare piacere nella "lacerazione" e"distruzione" dei cibi (inconscia volontà di distruggere per introiettare efare proprio l’oggetto amato, il bambino che prova piacere a mordere ilcapezzolo).

Nell’ambito della fase orale, dalpunto di vista del rapporto del bambino con il mondo esterno si individuano treperiodi:

un periodo "pre-ogettuale" chedura i primi due mesi di vita, durante il quale il lattante non distingue glioggetti e la realtà del mondo che lo circonda come "altro da sé" ma come parteintegrante di sé. La realtà fisica e il mondo esterno sono vissuti come unadilatazione della propria corporalità, il seno materno è qualcosa di personale,è parte integrante di sé. Il bambino vive in uno stato cosiddetto di narcisismoprimario, una posizione di assoluto egocentrismo, non esiste il mondo esternointeso come separato e altro rispetto alla propria realtà personale.

A questo segue un periodo "oggettuale"durante il quale si fa strada l’idea del mondo esterno come realtà diversa eseparata. Il bambino abbozza i primi sorrisi intenzionali e non riflessi einvolontari come nelle prime settimane di vita, di fronte a particolari oggettiche gli si presentano davanti, principalmente visi umani che lo guardano: è ilprimo rapporto con oggetti o cose che inizia a percepire come diversi da sé. Inquesto stadio il bambino non distingue ancora le cose dalle persone, sorrideindifferentemente sia al volto umano che a quello di un pupazzo, purché anchein quest’ultimo possa riconoscere gli occhi e le sembianze di un viso. Quelloche lo fa sorridere viene chiamato "oggetto precursore".

 

Segue poi il periodo del rapportooggettuale vero e proprio con il cosiddetto "oggetto privilegiato": verso il7°-8° mese il bambino comincia a riconoscere la madre differenziandola da unestraneo; sorride solo a lei o alle persone che gli sono famigliari e che loaccudiscono giornalmente, ma spesso ha reazioni ostili quando vede un altro alposto della madre. Il bambino prova delusione e paura al cospetto di un visoestraneo, la sua risposta alla realtà esterna diventa più selettiva, accetta ilfamigliare ma si difende dall’estraneo, ne ha timore. Si tratta dell’angosciadell’8° mese di fronte all’estraneo.

Alla fase orale segue la faseANALE: essa va dai 18 mesi ai 3 anni. L’investimento libidico del bambino sisposta e il centro del piacere diventano gli sfinteri (anale ma ancheuretrale). Il suo interesse si sposta verso le funzioni escretorie e non è piùinteressato solo al piacere del cibo o della suzione. È il momento in cui sipuò tentare la prima educazione sfinteriale, il primo spannolinamento. Trattenereed espellere costituisce non solo una funzione nuova, un nuovo potere su sestesso, ma la funzione di trattenere ed espellere costituisce un vero e proprioscambio amoroso, un dono che il bambino fa alla mamma soddisfacendone leaspettative. Il bambino prova piacere ad espellere ma anche a manipolare le suefeci e ad annusarle: non ha il senso del ribrezzo, le feci sono una partepreziosa di se da cui impara a staccarsi per farne dono a chi si occupa di lui. È importante non inculcare subito il senso di disgusto e quello della pulizia:non è per diventare più pulito che il bambino impara a fare a meno delpannolino, è per sperimentare il dono, l’atto di lasciare andare qualcosa disé, l’atto di privarsi di qualcosa senza la sensazione di perdere qualcosa. Ilbambino imparando a defecare nel vasino impara il piacere di donare, oltre chequello di dominare il suo corpo. Quando la defecazione è vissuta positivamenteanche la capacità di alienare qualcosa da sé sarà vissuta con facilità; si puòipotizzare che il bambino sarà in futuro di indole docile e generosa. Se ilbambino invece tende a trattenere e a diventare stitico diventerà un adultodesideroso di sfidare il mondo e mettersi in competizione perenne con esso.Bisogna anche ricordare che le feci intese come regalo rimandano a una delleteorie secondo la quale il bambino da piccolo immagina che un bambino vengaconcepito mangiando e partorito defecando.

Il controllo degli sfinteri, chesi acquisisce orientativamente verso il terzo anno, diviene inoltre unaulteriore inconscia funzione erotica e non più autoerotica: il piacere siraggiunge dando qualcosa al mondo esterno, mettendosi in qualche modo inrelazione con la realtà esterna e non più soltanto prendendo dal mondo eintroiettando. Le feci intese come dono procurano inoltre soddisfazione quandofatte a tempo debito, in un luogo opportuno, così come piace ed è raccomandatodalla mamma alla quale il dono è rivolto.

Le feci stesse costituiscono,durante la fase anale, un piacere in sé, in quanto la massa fecale eccita lamucosa e lo sfintere anale e la defecazione inizia a procurare piacere anchecome atto in se stesso.

Tuttavia anche la fase anale puòessere un tempo di conflitto e non solo di piacere: un conflitto articolato.Infatti bisogna, sì, espellere, ma bisogna anche saper trattenere; le fecipossono avere un significato ambiguo, possono si procurare piacere, ma anchedolore.

Il bambino poi si ribellaall’educazione e alla pulizia perché sono funzioni imposte che limitano einterferiscono con il vissuto di piacere del tutto personale che inizia asperimentare. Il bambino può diventare aggressivo e, iniziando a parlare, può entrarenella fase dei primi no a oltranza, che si risolverà quando anche la funzionedella minzione volontaria sarà acquisita, un po’ di tempo dopo il controllodella defecazione.

Alla complessa fase anale seguela fase GENITALE, durante la quale il bambino sposta il suo investimento libidicodagli sfinteri ai genitali. Si tratta di un lungo periodo che va dai 3 annialla pubertà e che a sua volta si suddivide in tre sotto-fasi: un periodo cosiddetto fallico che va dai 3 ai 5 anni, un periodo di latenza che va dai 6 ai 12anni più o meno e una fase genitale in senso stretto che corrisponde allosviluppo sessuale definitivo della pubertà.

 

Durante la fase fallica ilbambino scopre la differenza tra maschio e femmina e diviene consapevole delpiacere procurato dalla manipolazione dei genitali verso i quali, a 3 anni,accentua i suoi interessi. È il periodo delle classiche domande: quali sono ledifferenze tra i sessi e perché e come nascono i bambini. È proprio in questoperiodo che si definisce la scelta dell’oggetto su cui riversare i propri  desideri.

Si chiama fase fallica perché la scoperta del pene costituisceoggetto di attrazione sia per il maschio che per la femmina e in entrambi sisviluppa l’invidia del pene: nel maschio perché si rende conto che il suo è piùpiccolo di quello del papà, nella femmina perché si accorge di non averlo esviluppa il complesso di castrazione. Si tratta di una fase ancora bisessuale,cioè ancora per poco senza orientamento sessuale e uguale tra maschio efemmina.

In questa fase i bambini amanoesplorarsi e guardare il proprio corpo e quello dei compagni. Toccandosi igenitali sperimentano le prime sensazioni di piacere e cominciano a diventaregelosi dei loro genitali. Sia nei maschi che nelle femmine si sviluppa ilcomplesso di castrazione, ma nel maschio è vissuto come paura di essere eviratomentre nella femmina come invidia del pene che non ha.

Oltre al complesso dicastrazione, durante la fase fallica si sviluppa anche il complesso di Edipo.Si tratta essenzialmente di un attaccamento libidico verso il genitore di sessoopposto, un vero e proprio innamoramento, con un conseguente atteggiamento ambivalenteverso il genitore dello stesso sesso che si esprime con atteggiamenti alternidi affettuosità e tendenza all’identificazione e componenti negative diostilità e gelosia. In pratica il maschio si innamora della madre e diventaambivalente nei confronti del padre. È una fase estremamente delicata perchédalla sua risoluzione con traumi o senza traumi dipende lo sviluppo armonico omeno della personalità del bambino.

In questa fase il maschio, comesi è detto, ama la madre e vede nel padre un rivale in amore. Per questovorrebbe eliminarlo ma si accorge che è più forte e ha paura di perdere, diessere metaforicamente evirato. Per superare questa paura mette in atto deimeccanismi e degli stratagemmi compensativi: cerca di identificarsi con lui, didiventare simile a lui, di comportarsi come lui.

Nelle femmine si realizza unatriangolazione diversa. La bambina,  comeil maschietto, desidera inizialmente  lamadre cosicché anche per lei il padre rappresenta un rivale. Poi scopre ilpene, prende consapevolezza della sua diversità, si innamora del padre esviluppa sentimenti di ostilità nei confronti della madre quale rivale inamore. Per fare innamorare il padre e condurlo a sé cerca di piacere a lui inogni modo. Si tratta del complesso di Elettra, cioè amore per il padre, gelosiae rivalità nei confronti della madre. Bisogna comunque tener presente che icomplessi di Edipo e di Elettra sono propri solo della nostra cultura erimandano a miti antichi e tragedie greche. Le differenze tra i due non sono cosìnette; l’uno rimanda all’altro e il bambino stesso vive in momenti diversi lasituazione in un modo piuttosto che in un altro.

Il complesso di Edipo va e deveessere superato. La sua elaborazione in senso positivo consiste in un palesedesiderio metaforico di morte del rivale in amore, cioè morte del padre per ilmaschio e morte della madre per la femmina, cioè morte del genitore dellostesso sesso per poter attuare senza ostacoli il sogno del rapporto d’amore conil genitore di sesso opposto.

Qualche volta, però, il complessodi Edipo si risolve in modo negativo, cioè vi è un capovolgimento, ossia ilbambino si innamora del genitore dello stesso sesso e prova odio e gelosia peril genitore di sesso opposto. Questo comporta importanti forme di nevrosi strutturandola personalità in modo distorto e poco autonomo. Una corretta elaborazione delcomplesso di Edipo (o di Elettra per le femmine) è alla base della correttaformazione del super-io e dell’ideale dell’io.

 

Nel maschio il complesso di Edipoviene superato velocemente perché, innamorandosi della madre, vive il padrecome un potente e insuperabile rivale: vorrebbe eliminarlo ma lo teme, è gelosodell’amore che ha la madre per il padre ma ha paura che mettendosi incompetizione col padre, il padre potrebbe vincere ed "evirarlo" per vendetta.Allora sceglie una strategia tutta diversa: si allontana dalla madre, cerca disuperare la dipendenza da lei e si identifica con la forza e la potenza delpadre.

Per la figlia femmina le cosesono più complesse: quando la bambina scopre l’esistenza del pene e si rendeconto di non averlo, crede di essere stata "evirata" dal padre per invidia,visto che anche lei, in quella fase, come il padre, ama la madre. La bambina sirifiuta di accettare la sua evirazione e si ostina di pensare di avere ancoraun pene. Ma al pene, prima o poi, deve rinunciare. Allora attua anche lei unacomplessa strategia per uscire dalla dipendenza: per un atto di rivalsa neiconfronti della madre rivale in amore sviluppa il desiderio di avere un figliodal padre. Non potendolo fare, rinuncia all’idea e torna ad identificarsi conla madre e con il suo ruolo. Così avviene l’orientamento in senso femminile emaschile della personalità dei bambini.

A suon di rinunce il bambinoimpara dunque a sublimare ed entra nella fase successiva o fase di LATENZASESSUALE che va dai 5 agli 11-12 anni: in questa fase si dedica allaelaborazione e al controllo del complesso edipico e con esso di tutte le suepulsioni. Sviluppa la forza di volontà che gli permette di tenere a bada gliistinti e il senso morale che lo porta a distinguere il bene dal male comecategorie di pensiero non più solo imposte dall’educazione, cioè provenientidall’esterno, ma come acquisizioni morali che iniziano a fare parte del proprioio e del proprio sentire personale. È un periodo di relativa tranquillità dalpunto di vista dell’esternazione delle pulsioni istintuali. Si sviluppano iconcetti di bene e di male, di bello e di brutto, il desiderio di migliorare esuperare se stesso, il senso del dovere e le difese psicologiche nei confrontidelle avversità. Si può sviluppare anche il senso religioso se l’ambienteculturale lo permette. C’è il desiderio di mettersi alla prova e di superare ipropri limiti, ama le gare e le competizioni, sviluppa curiosità nei confrontidel mondo, delle scoperte della scienza e dell’arte, ama sviluppare la propriacreatività.

Ma la pace non dura a lungo: verso i 12 anni questa fase tranquilla lascia il posto alla fase cosiddettaGENITALE e dell’adolescenza: i cambiamenti biologici e ormonali fanno alloraripiombare il ragazzo in preda di impulsi sessuali e genitali che generano nuovicomportamenti aggressivi, nuovi turbamenti, nuove ambivalenze. Si rompono gliequilibri degli anni precedenti e si risvegliano i sensi.

Le tempeste ormonali mutanovelocemente l’aspetto fisico mettendo l’accento sulla metamorfosi dei caratterisessuali secondari e dei genitali. Le zone oggetto di pulsioni lipidiche siconcentrano nuovamente nei genitali ma il soggetto tende ormai a soddisfaretali impulsi non più in modo autonomo ma ricercando l’altro, l’altro comepersona di sesso diverso, l’altro come persona altra da sé con cui confrontarsie ricercare una nuova identità.

Anche la fase genitale sisuddivide in tre periodi: una fase pre-adolescenziale che va dai 12 ai 15 anni,caratterizzata da grande instabilità nella quale si riaffacciano tutti iturbamenti, i complessi e le ambivalenze della fase edipica e una faseadolescenziale vera e propria che va dai 15 ai 18 anni, durante la quale lemodificazioni corporee si evidenziano ancora di più e spingono alla ricerca dinuovi oggetti sessuali e di una nuova identità unica, personale e soprattuttoseparata e diversa da quella dei genitori.

L’ultima fase prima dellacompleta maturità è infine la così detta tarda adolescenza, che va dai 18 anni ai21 e oltre ed è la fase in cui si consolidano e si armonizzano tutte le nuoveacquisizioni e le nuove identità.

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