Maruska Albertazzi: un’attivista per la salute mentale e i disturbi alimentari

I disturbi alimentari rappresentano una grave minaccia per la salute degli adolescenti e la pandemia ha acuito ulteriormente un problema che colpisce sempre più famiglie.

Anoressia, bulimia e binge-eating sono solo alcuni dei nomi di questo malessere, che non ha solo a che fare con il corpo.

Per approfondire l’argomento intervistiamo Maruska Albertazzi, una giornalista che si sta impegnando moltissimo sui social media e nelle scuole per sensibilizzare su questo tema.

maruska albertazzi

Benvenuta su noimamme.it e grazie per aver accettato l’intervista. Per chi non ti conosce ancora: chi è Maruska Albertazzi?

Sono una giornalista, sceneggiatrice, regista e attivista per la salute mentale.

Come utilizzi i tuoi canali social per sensibilizzare sui disturbi alimentari?

Uso i miei canali social – in particolare Instagram – per sensibilizzare sui disturbi alimentari e sulla salute mentale in generale. Li uso anche come hub per creare iniziative “dal vivo” perché credo che i social possano e debbano essere soprattutto un modo per aiutare concretamente, nella vita reale.

Come gestisci i commenti negativi o le critiche che ricevi riguardo al tuo lavoro?

Devo dire che non ricevo un gran numero di commenti negativi ma, quando accade, non cancello e non blocco, a meno che gli attacchi non siano verso altre persone della community. Credo che per commentare negativamente post come i miei serva una bella dose di frustrazione, quindi più che arrabbiarmi mi dispiaccio per loro.

Quali sono le cose che i genitori di ragazzi con DCA devono assolutamente sapere?

I genitori di chi soffre di DCA sono spesso pieni di sensi di colpa e tendono a “camminare sulle uova”, nel terrore di dire o fare qualcosa di sbagliato e questo è un problema perché un ragazzo o una ragazza malati di DCA hanno bisogno di genitori consapevoli, preoccupati ma solidi e che gli restituiscano un dato di realtà corretto.

Al contrario, ci sono genitori che non prendono sul serio il DCA dei figli, soprattutto se non c’è sottopeso. A loro vorrei dire che il peso è solo l’ultima conseguenza del disturbo alimentare e che dovrebbero mettersi davvero in ascolto del dolore della loro figlia o del loro figlio. Un DCA ti distrugge nella mente prima che nel corpo.

Quali sono gli errori che i genitori dovrebbero evitare?

L’errore più comune è pensare di poter risolvere un disturbo alimentare con le minacce. Non funziona così. Un DCA è una malattia complessa che va affrontata a livello psicologico e medico da clinici competenti. Non basta una “sgridata”.

Come sono gestiti a livello sanitario i DCA in Italia?

L’Italia, almeno sulla carta, ha un ottimo sistema sanitario nazionale. In pratica, però, la domanda è esplosa – soprattutto post pandemia – e i posti disponibili per le cure sono decisamente insufficienti. Le liste d’attesa alle ASL sono infinite e le famiglie e i malati finiscono per doversi rivolgere ai privati. Il problema è che sul privato non c’è lo stesso controllo presente nel pubblico ed è facile sentirsi spaesati. Per fortuna ci sono le associazioni e ci siamo noi attivisti che aiutiamo un po’ a sbrogliare la matassa ma spesso ci sentiamo impotenti davanti all’effettiva mancanza di cure adeguate.

Reputi che il SSN dia risposte adeguate alle famiglie in difficoltà?

Il SSN dovrebbe riorganizzare le cure, fornire indicazioni precise sui vari livelli di assistenza e informazioni chiare sui numeri da chiamare e sull’organizzazione territoriale. A volte, il problema delle famiglie è banalmente il non sapere cosa fare, chi interpellare, chi chiamare.

Quali sono i tuoi progetti futuri per continuare a sensibilizzare sui disturbi alimentari?

Quattro anni fa ho girato un documentario sui DCA dal titolo Hangry Butterflies (disponibile su RaiPlay) e da allora vado nelle scuole secondarie di secondo grado per sensibilizzare i ragazzi sull’argomento.

Sto lavorando anche a un nuovo film che tratta sempre di salute mentale.

Collaboro con diverse associazioni, tra cui Mi Nutro di Vita – fondata da Stefano Tavilla, l’ideatore del fiocchetto lilla – e Animenta, un’associazione giovanissima ma molto valida.

Grazie Maruska per il tuo prezioso lavoro. Noimamme.it resta a tua disposizione e s’impegna ad offrire sempre più informazioni utili di supporto ai genitori alle prese con questo problema.

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