Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia

Kirghisia

Silvano Agosti, regista, sceneggiatore e scrittore irregolare quanto geniale, un giorno è stato costretto a uno scalo tecnico nella leggendaria Kirghisia. Lì ha scoperto un mondo diverso dal nostro, dove si lavora tre ore al giorno e tutto funziona a meraviglia, dove i bambini apprendono giocando, dove tutte le armi sono state sepolte ed è stata abolita la violenza, dove chi ha voglia di fare l’amore, per farlo sapere agli altri si mette semplicemente all’occhiello un piccolo fiore azzurro. Ha deciso di prolungare di qualche giorno la sua forzata permanenza e ha inziato a scrivere lettere agli amici in cui racconta la via kirghisia alla felicità. Tra i suoi corrispondenti Fabio Volo.

 

Chi lo conosce?
È bresciano come me e Fabio Volo. Lo si sente spesso alla radio, ospite di Fabio.
Quando interviene dice di essere a Kirghisia e di avere un fiore blu all’occhiello della giacca, dice che è pronto a fare l’amore.

L’altro ieri in libreria mi son comprata il libro, stanotte l’ho letto tutto.

Mi venivano in mente alcune parole:
“Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Per quanto io cammini non la raggiungerò mai.
A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”.

Kirghisia è un’utopia.
Ma nella nostra vita ci deve essere Kirghisia come obiettivo.
Non la raggiungeremo mai, non coincide col mondo reale, non è applicabile, ma se ognuno di noi la cerca, la pone come obiettivo allora il mondo si kirghisia un po’.

E poi pensavo al nostro gruppo che un po’ Kirghisia è.
Dicevamo ieri:
“siamo pioniere di qualcosa in questo forum”
ecco, siamo pioniere di una kirghisia virtuale.

Il libro è scritto sottoforma di lettere, ed è forse un errore leggerle tutte in una notte.
ma tant’è che non ho resistito.

Ci racconta di un mondo di fantasia e di un maniera di vivere che non è la nostra; dove al centro di tutto c’è l’uomo, dove la società non ha una struttura piramidale ma è un cerchio ove tutti gli uomini, scorrendo sul perimetro, sono equidistanti dal centro.

È un’utopia che a tratti ricorda il cristianesimo, la città ideale e quella del sole.

Si rimane veramente affascinati.
Per ogni aspetto del vivere viene presentato un modello che, inizialmente, può lasciare sconcertati, per poi rapirti il il cuore e la mente,  trasportarti in un mondo dove si fatica a distinguere fantasia e realtà.

A Kirghisia quando uno soffre tutti gli stanno intorno, lasciano perdere quello che stanno facendo e riempiono la persona d’amore affinché si possa rialzare e si possa ripartire insieme.
A Kirghisia la compassione non è pietà ma è la capacità di vivere il dolore dell’altro, è la possibilità di provare la felicità di chi ti sta a fianco.

Nel mondo di Kirghisia i bambini stanno al centro del sistema, non esistono le scuole, si lavora poche ore al giorno.
Ma esistono i prati su cui correre, la natura da amare.
A Kirghisia sono i vecchi che ti insegnano i classici e far di calcolo.

Per una notte, vi assicuro, è bello anche sognare.

 

Titolo Lettere dalla Kirghisia
Autore Silvano Agosti
Prezzo € 10,00
Dati 144 p., ill., rilegato
Anno 2004
Editore L’Immagine

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