Le donne e la detassazione degli straordinari

carrierabimbi_210.jpgIl fatto che il governo intenda affrontare il problema della perdita del potere di acquisto da parte delle famiglie tramite la detassazione degli straordinari impone una riflessione in più, da parte di noi donne, specie alla luce del Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo divulgato recentemente dall’associazione Save the Children.
La condizione delle donne italiane non ne esce benissimo a causa, tra l’altro, dello scarso successo lavorativo (valutato come stipendio medio, che risulta decisamente inferiore a quello maschile). Molte donne non lavorano, o smettono quando hanno dei figli, oppure vengono relegate in posti di minore responsabilità. Spesso sono le donne stesse a preferire un minore impegno lavorativo, o a scegliere di non lavorare, ma quanto si tratta di una libera scelta, e quanto invece sono le obiettive difficoltà che incontra una donna che voglia avere una famiglia, e contemporaneamente lavorare?

In Italia c’è probabilmente una situazione culturale diversa rispetto ad altri paesi (specie del Nord Europa), ma è anche vero che le donne non sono messe in una condizione ideale per scegliere di lavorare.
Nel nostro Paese, infatti, solo il 10% dei bambini fra 0 e 3 anni ha la possibilità di frequentare un asilo nido, anche se sempre meno spesso si ha una rete familiare di supporto (allontanamento dalle famiglie di origine, innalzamento dell’età pensionabile). Inoltre i congedi parentali sono scarsamente retribuiti, i congedi per malattia dei figli non sono retribuiti e sono scarsi (solo 5 giorni all’anno) per i bambini fra i 3 e gli 8 anni e addirittura inesistenti sopra questa età. Sono rari i nidi aziendali e in generale emerge la mancanza di una cultura che veda i bambini come risorse della società. Le famiglie si trovano da sole a far fronte a tutta una serie di problemi, e spesso sono le madri a farsi carico di tutto questo, sacrificando altri aspetti della loro vita, compreso quello lavorativo.

“Aiutare le famiglie” incentivando gli straordinari, che conseguenze può avere?
È facile immaginare che saranno prevalentemente gli uomini a usufruirne: padri di famiglia che, non ricevendo concreti aiuti economici per altre vie, si rimboccheranno le maniche per ottenere un aumento di stipendio. Con la conseguenza di essere meno presenti in famiglia e nella cura della casa e dei figli, che sarà ancora più esclusivamente a carico della donna. La donna lavoratrice avrà minori possibilità di impegnarsi ed emergere nel lavoro. Quella che non lavora, infine, vedrà reso ancor più difficoltoso un suo eventuale inserimento nel mondo del lavoro.

In conclusione, un provvedimento che appare incompleto (esclude numerose categorie: dai lavoratori del settore pubblico ai giovani con contratti di collaborazione, ai lavori con orari flessibili) ma tendenzialmente positivo, poiché concede la possibilità di un guadagno maggiore ad una categoria di lavoratori, nasconde un risvolto sociologico che come donne non possiamo ignorare.

Manteniamo alta la guardia, perché se occuparsi esclusivamente della famiglia è una scelta rispettabilissima, non deve essere imposto da una visione tradizionalista del ruolo della donna, che rende difficile fare una scelta differente.

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