Mamme e bimbi: rapporto Save the Children

SavetheChildren.jpg L’Italia è prima su 146 paesi per il benessere dei bambini e 19° per quello delle mamme.

Questo l’interessante, e non troppo stupefacente, risultato del nono Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo, la pubblicazione annuale di Save the Children sulla salute materno-infantile in numerosi paesi del mondo che, alla vigilia della Festa della Mamma, fotografa una situazione non proprio ottimale per le mamme italiane.
Le classifiche di Save the Children vengono stilate in base a una serie di parametri che includono l’assistenza medica, la scolarizzazione, l’indice di mortalità infantile, le aspettative di vita, l’uso della contraccezione, i redditi delle donne lavoratrici e la loro partecipazione alla vita politica.

Considerando i tre parametri che valutano esclusivamente il benessere infantile (tasso di mortalità sotto i 5 anni; tasso di iscrizione alla scuola materna; tasso di iscrizione alla scuola superiore), l’Italia risulta al primo posto, seguita da Germania, Francia e Svezia.
Gli indici per il benessere delle madri risultano invece uguali a quelli di Botswana, Benin e Nepal, mentre al primo posto si colloca la Svezia, seguita da Norvegia e Islanda.
Le peggiori condizioni per madri e bambini risultano quelle dei paesi dell’Africa sub-sahariana. In particolare, in Niger ogni donna va a scuola in media per tre anni e ha un’aspettativa di vita di 45 anni (contro gli 83 della Svezia). Un bambino su quattro muore prima di aver raggiunto i 5 anni.

A contribuire negativamente alla valutazione della condizione delle donne italiane, la bassa diffusione della contraccezione (39%, a fronte del 73% delle svedesi, prime in classifica), lo stipendio medio (inferiore del 47% a quello maschile), gli scarsi benefici per la maternità (una donna italiana in maternità percepisce l’80% dello stipendio, una svedese lo stipendio intero) e la bassa partecipazione delle donne alla vita politica. Potrebbe stupire il fatto che la contraccezione, che da noi è più che altro una libera scelta, sia inserita fra gli indici di benessere, e del resto la “vicinanza” del Vaticano potrebbe avere un ruolo determinante; il fatto che la contraccezione sia maggiormente diffusa in quei paesi (come quelli scandinavi) in cui la condizione della donna è complessivamente migliore dovrebbe, comunque, far riflettere.

Per la prima posizione relativa al benessere dei nostri bambini possiamo ritenerci soddisfatte. Inoltre, come afferma Valerio Neri, Direttore generale di Save the Children Italia, “la qualità di vita di un bambino dipende dalla salute, dalla sicurezza e dal benessere della madre”. Nel nostro caso, probabilmente, c’è uno sforzo in più da riconoscere alle mamme.
L’altro risultato, il diciannovesimo posto relativo alla condizione femminile, dovrebbe far riflettere innanzitutto le donne stesse, oltre a generare un senso di indistinta (per quanto giusta) indignazione: solo una maggiore presenza femminile nei posti “decisionali” potrebbe portare cambiamenti sostanziali e questo dovremmo impegnarci tutte per favorirlo, con una maggiore disponibilità, con l’impegno diretto, forse senza disdegnare le cosiddette “quote rosa”, finché non potremo permetterci di farne a meno, e preferendo, quando ragionevolmente possibile, candidati donna.

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