8 e 5 per mille

FirmaChi è in procinto di fare la dichiarazione dei redditi sicuramente sa che, come ogni anno, dovrà decidere a chi devolvere l’8 per mille del suo gettito IRPEF e dal 2006 anche un ulteriore 5 per mille che è indipendente dall’8.

Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando il proprio CUD, in una busta chiusa, agli enti preposti alla raccolta.

È bene essere informati su come funziona il meccanismo, al fine di non scoprire troppo tardi che la propria donazione è finita in mani indesiderate. Mi riferisco soprattutto a coloro che, non volendo sostenere nessuna confessione religiosa, non firmeranno l’apposito modulo.

Per quanto riguarda l’8 per mille, le opzioni a disposizione del cittadino sono sette: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.

In realtà non è che firmando un’opzione piuttosto che un’altra, il proprio 8 per mille finisca realmente alla destinazione prescelta: il tutto somiglia più a un sondaggio di opinioni, dove colui che non firma, ad esempio, non è vero che non devolve, ma semplicemente non partecipa al sondaggio.
L’intero 8 per mille, raccolto dal gettito IRPEF di tutti i contribuenti del Paese, viene suddiviso in base alle percentuali che escono dal succitato sondaggio.
Pare che solo un 40% dei contribuenti esprima una scelta: questo 40% decide per tutti gli altri.
Questa è una precisazione importante da fare perché, dovendo comunque devolvere il proprio 8 per mille a prescindere dall’aver firmato o meno, credo sia opportuno che ognuno di noi sia consapevole delle modalità di scelta della destinazione finale di questi soldi.

Spesso vediamo pubblicità o campagne in favore dell’8 per mille e pensiamo che buona parte di questi fondi vadano in beneficenza, in particolare al Terzo Mondo, poiché le pubblicità ci dicono questo. Andando però a valutare i dati in questione, si evince che la maggior parte di questi fondi sono destinati alle cosiddette “esigenze di culto”, ossia a tutte le sovrastrutture che finanziano le varie chiese: immobili (per altro già esenti della tassa ICI), catechesi, gestione del proprio patrimonio, sostentamento dei sacerdoti o dei pastori.
Inoltre, c’è da sapere che non tutte le religioni sono rappresentate, ma che sono ammesse solo le confessioni che hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato.
Di seguito i link dei beneficiari e i loro rendiconto economici sull’iniziativa.

Per quanto riguarda il 5 per mille il meccanismo è diverso: se il contribuente non sceglie, il contributo rimane nel bilancio dello Stato. Anche in questo caso è doveroso fare un precisazione: il contributo nasce, all’origine, per finanziare la ricerca scientifica. Adesso si è allargato ad altri scopi, non meno nobili certamente. Comunque, chi credesse che la “non firma” significhi automaticamente un contributo alla ricerca, sappia che non è così.
Se il contribuente decide di destinare il suo 5 per mille, le possibilità sono molteplici: potete trovare un elenco completo dei possibili beneficiari e maggiori informazioni sul sito dell’Agenzia delle Entrate.


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