Femminicidi

violenza-sessuale3 640x400Grazie alla puntuale cronaca fatta dai mezzi di informazione negli ultimi mesi, l’emergenza ormai è evidente a tutti: molte donne subiscono molestie, minacce, maltrattamenti, da uomini che non accettano di separarsi da loro e che talvolta arrivano anche ad ucciderle. Dall’inizio di quest’anno le vittime sono state 65: una donna ogni due giorni e mezzo. 

Si tratta della maggioranza dei casi di femminicidio, parola che ad alcuni non piace ma che inquadra bene il fatto che le vittime sono, tipicamente, donne. I casi di femminicidio in Italia sono stati 2.200 fra il 2000 e il 2012, il 75 % avvenuti nel contesto familiare o affettivo. 


La tutela che la società e lo Stato offrono alle donne vittima di stalking e di minacce è evidentemente inadeguata: spesso le donne avevano già denunciato il loro assassino per stalking, maltrattamenti e/o minacce di morte.
Il Governo è appena intervenuto, varando un decreto legge che prevede pene più severe e nuovi strumenti a difesa delle vittime, come la possibilità di arresto in flagranza di reato, il veloce allontanamento da casa del coniuge violento, il gratuito patrocinio per le vittime e la possibilità di denunce anonime.


Si tratta di un segnale forte di attenzione al problema, necessario ma non risolutivo, purtroppo. Prevedere delle sanzioni è d’obbligo, anche come possibile deterrente, ed è importante proteggere le vittime laddove si verifichino molestie e minacce.
Ora che si è presa coscienza del problema e della necessità di fermare il fenomeno con ogni mezzo possibile, è però il momento di una riflessione più profonda. Gli uomini che commettono questi delitti talvolta uccidono i propri stessi figli, e spesso tentano il suicidio. Chi è pronto a suicidarsi non teme le sanzioni e non rispetta i divieti dei magistrati. Chi è preda di emozioni di tale portata non si ferma davanti a niente. 
L’uomo che ha ucciso la moglie a Marina di Carrara il 28 luglio scorso si era finto pentito delle minacce a lei rivolte e il loro ultimo incontro, sorvegliato dalle forze dell’ordine, era stato pacifico. Lui nel frattempo aveva acquistato illegalmente una pistola e stava già pianificando l’uccisione della moglie, di quello che credeva esserne l’amante e delle figlie stesse. 
Da un Rapporto dell’Eures-Ansa risulta che il 31,1% degli uomini che compiono violenze lo fanno per senso di possesso, il 49,1% per una convivenza divenuta intollerabile e conflittuale : è evidente che la prima e più importante prevenzione deve partire dall’educazione degli uomini.

Il problema sembra essere duplice: da una parte la percezione della donna come proprietà, dall’altra il sentirsi perduti senza una donna accanto. Noi mamme possiamo fare molto per crescere uomini che rispettino le donne in quanto esseri umani con una propria autonomia decisionale, con l’esempio e il dialogo. Ma sembra altrettanto importante fornire agli uomini autonomia e sicurezza in se stessi, in modo che non si sentano mancare la terra sotto i piedi se un giorno la loro relazione sentimentale non funzionasse più e dovesse concludersi, e che possano accettare il confronto con altri uomini senza subirne traumi devastanti.

Infine, la società intera deve farsi carico del problema e prendere atto, ad esempio, che chi denuncia da anni il problema dell’utilizzo eccessivo e scriteriato del corpo femminile nelle pubblicità e nei mezzi di comunicazione probabilmente ha ragione. Che non è proprio vero che “non c’è niente di male” e “che vuoi che sia”. 
Un tale abuso dell’immagine femminile come un semplice oggetto utile al sollazzo dell’occhio e dei sensi dell’uomo, per quanto ben retribuito, non poteva non sortire conseguenze.

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