Essere bambini è un diritto (negato)

diritti dei bambiniSono tanti i diritti dei bambini ignorati o violati in forme tragiche e ripugnanti, non solo nelle situazioni di maggiore degrado economico e civile, delle quali dovremmo occuparci, per quanto possibile, senza far finta di non sapere, di non vedere.

Vi sono anche soprusi, meno brutali e violenti, che subiscono i bambini nati dalla “parte giusta” del globo, quella più ricca, privilegiata, evoluta, rispetto ai quali le possibilità di riscatto sono ben più agevoli, praticabili.

È difficile parlare di altri problemi quando si sappia degli orrori più atroci, degli 8 mila bambini che ogni giorno muoiono di fame, dei milioni che la fame patiscono, anche nella nostre città, ma la sofferenza psicologica è pur sempre sofferenza, anche se meno appariscente, tanto più grave se procurata dalle istituzioni preposte alla cura e alla formazione dei bambini e dei ragazzi.

Mi riferisco, qui, a un caso “minore” di patente, eppure trascurata violazione dei diritti più elementari, in particolare dei bambini italiani, ai quali viene negata la possibilità di essere bambini, di vivere serenamente la propria fanciullezza.

Parlo dei compiti a casa, di una pratica “normale”, in uso presso tutte le nostre scuole “dell’obbligo” che eccellono per accanimento, rispetto alle altre scuole europee, al punto da rasentare la crudeltà mentale laddove, come nelle scuole a tempo pieno, frequentate da bambini di 6-10 anni, dopo 8 ore di immobilità forzata in ambienti spesso angusti e sovraffollati, si assegnino compiti tutti giorni, nei fine settimana e durante le vacanze, senza che ne sia mai stata dimostrata l’utilità (e infatti, nelle scuole migliori del mondo se ne danno pochissimi o non se ne danno proprio).

I compiti sono motivo di grave disagio, sofferenza profonda, soprattutto per gli studenti più svantaggiati; aggravano le diseguaglianze sociali; procurano stress e disgusto per lo studio; favoriscono il rifiuto della scuola; limitano drasticamente il tempo libero, destinato al riposo, alla ricreazione, allo svago o allo svolgimento di altre attività (motorie, artistiche, espressive…), dalle istituzioni scolastiche trascurate, ma non per questo meno formative.

Perciò ho promosso la Campagna: “Basta compiti!” (l’omonima petizione, sulla piattaforma: change.org, ha superato le 26 mila adesioni), auspicando che possa trovare pieno riconoscimento ed esercizio “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…” sancito dall’art.31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n.176.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.