Augias-Fortuna Loffredo: le nostre considerazioni

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In questi giorni i mezzi di informazione hanno riportato l’attenzione sul caso della piccola Fortuna, la bambina di sei anni precipitata dall’ottavo piano del palazzo in cui abitava e morta, dopo essere stata ripetutamente vittima di abusi sessuali. Un vicino di casa, già in carcere per reati analoghi, è indagato per le violenze e per omicidio.

In particolare ha suscitato un’accesa polemica sui social media un intervento di Corrado Augias che ha parlato di atteggiamenti da adolescente della bambina, desumibili dalle foto diffuse, ed ha suggerito che questo dovrebbe essere uno spunto di riflessione.

Per quanto io pensi che sì, una riflessione approfondita sarebbe necessaria da tempo su questo argomento, credo che Corrado Augias abbia sbagliato in più di un modo.

L’abbigliamento:

Ho una figlia e posso assicurare che è stato difficile trovare per lei vestiti “da bambina”. Passati i primi tre anni (e nemmeno quelli, a volte), quello che ci viene proposto è un abbigliamento da piccole adolescenti sia per quanto riguarda le linee che i colori e le decorazioni. E questo è tanto più vero quanto più l’abbigliamento è economico, per quanto ho potuto vedere. Forse anche alle madri (ad alcune di esse) piace vestire le bambine come ragazzine, forse piace alle bambine stesse, ma è quello che ci viene proposto, è quello che il nostro occhio si abitua a vedere, è quello che è diventato normale.

I boccoli:

I capelli qualcuno li ha lisci, qualcuno ricci. Le bambine a volte li hanno lunghi (a volte anche i bambini). Se una bambina ha, come molte, i capelli lunghi, non è automatico per la famiglia “avere perso i punti di riferimento”, come lui ha affermato.

Gli atteggiamenti:

Mi sembra presuntuoso pretendere di avere capito l’atteggiamento di una bambina da una singola foto. Comunque, le bambine ripropongono atteggiamenti visti per lo più in televisione e in trasmissioni considerate innocue, trasmissioni di intrattenimento in cui le donne, vallette di vario grado e ballerine, hanno atteggiamenti sinuosi e seducenti. Se qualcuno si azzarda a dire che sono modelli insani, praticamente tutti (compresi gli stessi che in trasmissione hanno applaudito Augias, scommetto) tranne rare eccezioni, sono pronti a minimizzare,a dire che non c’è niente di male, che sei esagerato, magari bigotto, magari invidioso. Lo so per esperienza, perché da anni penso e dico che si tratta di modelli insani.

Quindi, ancora, non è in “quell’ambiente” che si sono persi i punti di riferimento, eventualmente, ma in generale nella società italiana; generalmente, quello che viene proposto è accolto in modo acritico dalla maggioranza della gente. Se viene venduto (magari nella bancarella accanto a quella delle immagini di padre Pio), andrà bene; se viene mandato in tv prima delle 10 di sera, andrà bene.

Parliamone dunque, ma in generale, non riguardo in relazione a una famiglia o ad un quartiere di una città in particolare. Ma soprattutto, ed ecco l’errore di proporzioni indicibili, non ne parliamo relativamente a questa vicenda.

Perché accostare questo discorso alla vicenda di Fortuna significa, e non ci sono altre letture, attribuire delle responsabilità. Di fronte a all’enormità di un bambino abusato e ucciso, far notare i boccoli e la maglietta corrisponde a una sproporzione maggiore della trave e della pagliuzza. Giacché non c’è e non ci deve essere niente in una bambina di 5-6 anni che possa richiamare attenzioni sessuali da parte di un individuo sano di mente.

Del resto questo genere di insinuazione non è soltanto “politicamente scorretta”, ma anche obiettivamente infondata: basti pensare a tutti i casi di pedofilia su bambini, anche maschi, anche più piccoli. In questa stessa vicenda è coinvolta una bambina di tre anni e, si sospetta, un bambino della stessa età. Nessuno dei bambini vittima di atti di pedofilia o di omicidio ha fatto niente di diverso da quello che fanno tutti i bambini. Una bambina può addirittura giocare a truccarsi o a mettersi i tacchi della mamma, come le bambine hanno sempre fatto, senza che qualcuno debba mai permettersi di dire “eh ma…” se un mostro malato le fa del male. Non ha parlato, Augias, di vigilanza, cosa che poteva anche essere condivisibile: i familiari dovrebbero vigilare e proteggere. Del resto, non conosciamo la situazione: una madre può doversi assentare per lavoro ed essere costretta a affidare a qualcuno la bambina, e quel qualcuno non vigilare come dovrebbe, o essere lui stesso colui dal quale andrebbe difesa. Gli atti di pedofilia avvengono per la grande maggioranza in famiglia e da parte di persone molto vicine alla famiglia. Quindi.

Mi dispiace ma non riesco a vedere altro, in questa vicenda, che un’altra occasione di dare addosso alle donne, esattamente come quando si fanno insinuazFortuna Loffredoioni sull’abbigliamento e il comportamento delle donne vittime di stupro; ancora più grave di fronte a una bambina, innocente per definizione, e a una madre che ha subito la perdita più grande che si possa immaginare.

Per inciso, quella non è l’unica foto della bambina che sia stata diffusa: ne ho vista un’altra, sulla spiaggia, in cui l’espressione è più dolce e infantile. Quella, però, che giornali e TV amano diffondere, è quella a cui Augias faceva riferimento, in cui sembra avere effettivamente una posa più “atteggiata”.

Come se ci fosse un’intenzione, non concertata ma generalizzata. Forse di colpevolizzazione di una famiglia, o di un ambiente sociale, in modo che ci possiamo sentire al sicuro, che non accade a tutti, che non accade a noi. I dati sulla pedofilia, mi dispiace, dicono che non è affatto così.

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