Quando intervengono gli assistenti sociali?

 
Salve,

sono una mamma di 26 anni. Ho un bimbo di 18 mesi avuto dopo una convivenza (non ci siamo mai sposati) di sette anni con un "uomo" di 37 che lo ha normalmente riconosciuto. Le virgolette sulla parola uomo parlano da sé: è una persona poco responsabile che ha sempre vissuto "alla giornata" e rimandando qualsiasi tipo di problema che si presenta invece di risolverlo. Da sempre animatore turistico, lavora due mesi l’anno, ha un carattere molto nervoso, esagera con l’alcol e spesso fa uso di sostanze stupefacenti, anche se leggere.

Da sette mesi per una serie di problemi sono venuta a vivere da mia madre insieme a mio figlio, ovviamente lui era consapevole di questo trasferimento, non sono andata via di casa di nascosto o contro la sua volontà.
In sette anni non è mai stato in grado di sistemare la casa dove convivevamo di proprietà della madre, casa abbastanza grande ma priva di mobili, se non l’indispensabile per vivere: un letto, due comodini, un fornellino per cucinare, un tavolo, qualche sedia. Speravo sempre che le cose cambiassero, che iniziasse a mettere la testa a posto, speravo in una vita migliore. Non è stato così. Mi ha lasciato un debito di 1.500 euro in banca, nel conto intestato esclusivamente a me, e adesso nega che sia stato lui a prelevare quei soldi. Mi ha convinta un anno fa a fare un finanziamento per l’acquisto di un’auto, finanziamento di cui io sono unica titolare, mia madre garante. L’autovettura l’ha intestata alla madre in quanto, diceva, avrebbe avuto per l’età avanzata, un’agevolazione nell’assicurazione. Adesso non sta più pagando le rate da diversi mesi, pur utilizzando lui la macchina, e non intende più pagarne.

Ho iniziato a inviare il mio curriculum a diverse agenzie e ditte in tutta Italia visto che in Sicilia dove vivo non riesco a trovare lavoro.
Ho bisogno di lavorare in quanto devo dare a mio figlio tutto quello di cui ha bisogno visto che lui mi dà "qualcosina" quando può (non essendoci ancora un provvedimento del tribunale dei minorenni).
Inoltre ho il diritto anch’io di avere una vita dignitosa e voglio sistemare questi problemi con la banca e la finanziaria. Ci siamo rivolti a degli avvocati per discutere del mantenimento. Lui promette cose che so per certo che non sarà mai in grado di mantenere. Ho ricevuto proposte di lavoro interessanti da Milano, dove tra l’altro ho parenti che offrirebbero a me e mio figlio un alloggio. Il padre di mio figlio, saputo di questa mia intenzione di trasferirmi col bambino, ha iniziato a farmi gravi minacce (ovviamente stando sempre attento a farlo senza testimoni). Dice che ha "amici" disposti a testimoniare la mia, a suo dire, "condotta immorale" in questi anni, inventando cose assurde sul mio conto e minacciandomi di portare al giudice delle mie foto private che anni fa abbiamo scattato per gioco e che ora sono in suo possesso.

Ha detto davanti agli avvocati in un colloquio che preferisce che suo figlio finisca in una casa famiglia piuttosto che io lo porti con me a Milano. Adesso farà una denuncia per sottrazione di minori perché dice che ho cambiato il domicilio a nostro figlio, da dove vivevamo insieme a casa di mia madre (stesso paese) senza il suo consenso. Può farlo? È vero che se si inizia a fare denunce rischiamo di far intervenire gli assistenti sociali, che potrebbero toglierci il bambino? Può impedirmi di trasferirmi per lavoro con mio figlio? Ovviamente ci sarà sentenza di un giudice al tribunale dei minori e fino a quando non si concluderà non partirò, per non rischiare una denuncia. Come devo comportarmi? Non ostacolerò la frequentazione tra padre e figlio, anche se una persona così non ha valori da insegnare ad un bambino e penso sia un bene per mio figlio non frequentarlo troppo. Fermo restando che mio figlio saprà sempre chi è suo padre e non mi sentirà MAI parlar male di lui. Può impedirmi di andare per qualche giorno con mio figlio a Milano per fare dei colloqui di lavoro?
So di aver scritto tanto ma, mi creda, le cose da dire sarebbero molte di più… sono preoccupata per il futuro di mio figlio… sono una mamma!

Grazie per l’attenzione.

Nivek

Gentile Nivek,
intervengo mal volentieri in situazioni già gestite personalmente e formalmente da colleghi e quindi preferirei non dare il mio parere su cosa sia giusto che lei faccia o meno.
Rivolga queste domande al suo legale soprattutto in ordine all’opportunità di portare via il bambino per tanti giorni.
È pur vero che in assenza di un provvedimento giurisdizionale che statuisca sul tipo di affidamento e sulle sue modalità di attuazione, nel caso di filiazione naturale la potestà viene esercitata dal genitore che convive con il minore ma occorre sempre fare molta attenzione a non assumere atteggiamenti che potrebbero impedire al padre di vedere comunque il bambino per un periodo prolungato.
Si attenga quindi ai consigli del suo legale di fiducia, il quale, conoscendo in concreto la situazione, saprà suggerirle i comportamenti più opportuni da tenere.
Cordialità.
Avv. Chiara Donadon

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