Ipercriticismo e maniacalità per ordine e pulizia

Gentile dottoressa,

le scrivo per presentarle un problema che c’è tra me e mio marito.

Siamo sposati da tre anni e mezzo; da quando viviamo insieme il nostro rapporto è molto peggiorato; questo perché mio marito ha una tendenza all’ipercriticismo e una richiesta esagerata di ordine e pulizia. Io ho sempre cercato di sdrammatizzare, ma da quando è arrivato il nostro pargolo, che ora ha due anni, la mia vita è diventata veramente difficile. Con l’arrivo di un figlio, essendo madre e lavoratrice, la mia presenza in casa è ridotta. Spesso non ce la faccio a tenere la casa come uno specchio come lui pretende. Non è mai contento, quando torno a casa ricevo sempre accoglienze fredde perché sembra che abbia tralasciato un sacco di lavori. Quando abitava con sua madre, siccome è anziana e malata, lasciava correre se qualcosa non andava. A me non ne lascia passare una. Quello che mi preoccupa è che ora, oltre che con me, sta cominciando ad assumere questi atteggiamenti rigidi anche con nostro figlio. Non vuole che si sieda per terra, vuole che indossi le pantofole, vuole che non si sporchi, che non tocchi niente, che non metta in disordine… Ho provato a parlarci mille volte, chiedendogli di essere più ragionevole nei confronti del bambino, anche perché il piccolo, specie nelle giornate invernali, in cui non può uscire, è relegato in appartamento e qualcosa dovrà pur fare… Ma non pare che le mie rimostranze abbiano effetto. Secondo lui nostro figlio deve comportarsi da "piccolo adulto" e incolpa me del fatto che il bimbo non gli dà retta, in quanto lo avrei educato male, con troppo permissivismo. Io mi trovo in crisi, perchè il bambino, bombardato com’è da mille divieti, comincia a dare segni di ribellione e spesso non obbedisce; so che dovremmo in quanto genitori dare una educazione unica, ma mi è difficile adeguarmi a certi livelli, che secondo me rasentano la patologia…
Mio marito è cresciuto in una famiglia di "separati in casa"; anche adesso i miei suoceri vivono insieme, anche se con entrate economiche separate, e sono continui litigi. Mia suocera ha sempre incolpato di tutti i suoi mali mio suocero e ha cresciuto suo figlio nell’odio del padre. In particolare gli ha sempre insegnato che se suo padre faceva qualcosa che non andava lo faceva per mancanza d’affetto nei loro confronti. Suo padre usciva la sera? Non voleva loro bene. Sporcava il bagno? Non voleva loro bene. Guadagnava poco? Non li amava. Io ho l’impressione che mio marito giudichi anche me alla stessa stregua. Se una sera non lavo i piatti perché mio figlio si è addormentato alle 23.30 e io sono in piedi dalle 6 del mattino e rimando alla mattina dopo, lui legge in questo una mia mancanza di amore nei confronti suoi e del figlio. E se qualcosa in casa è fuori posto, ne ha parecchio disagio.

Io comincio a non farcela più, perché è veramente difficile lavorare 8 ore al giorno fuori casa senza nessuno che mi aiuta, tornare a casa e sentire solo rimproveri per il mio modo di fare la casalinga e la mamma. Gli ho chiesto aiuto nel badare al bambino il sabato per poter magari tenere più pulita la casa, se magari lo porta fuori al parco per due ore, ma mi ha risposto che il bimbo mi vede già poco e che quindi devo fare le pulizie quando lui dorme…

Ho pensato anche seriamente alla separazione, ma gli voglio bene e so che lo distruggerei se me ne andassi, perché rimarrebbe solo, veramente solo, data la pessima situazione che ha in casa. E poi separarlo dal figlio…. Quando gli parlo mi chiede scusa, per qualche ora sembra che si comporti meglio ma poi ricomincia come prima. Io soffro di attacchi di panico che stanno peggiorando sempre più… Mi dia un consiglio, per favore. A me piacerebbe anche provare una terapia di coppia, ma lui non la farebbe mai, anche perché è una spesa non indifferente e non credo che ci siano possibilità di avere assistenza statale per questi problemi.
Un saluto e grazie per l’ascolto.

Novella


Cara Novella,
innanzitutto mi complimento per la tua forza e per l’amore che traspare per tuo marito e per la tua famiglia.
E nel leggerti penso veramente che tu stia affrontando una situazione davvero difficile, ed estremamente disorientante.
Sembra che tuo marito abbia un problema serio nella relazione con gli altri, soprattutto nei riguardi delle figure significative e importanti (tu, i genitori…).
È come se le regole e le critiche servissero per verificare l’amore, è come se ferire te servisse in qualche modo a "misurare" il suo potere all’interno della coppia.
Del resto, la sua storia familiare è esemplare, perché ha due genitori separati in casa da sempre, che da sempre convivono e litigano, usando lui come "pomo della discordia"…
Per un bambino, naturalmente desideroso d’amore, niente di più facile, che prendere le parti dell’uno o dell’altro, pur di non essere lasciato solo…
Ed oggi, da genitore e coniuge, riproporre gli stessi schemi dell’infanzia, è una sorta di automatismo.
Probabilmente, sotto resta un grande senso di vuoto, una grande paura di essere abbandonato, che fa sì che lui aumenti il controllo e la critica ogni volta che ne ha l’occasione.
Regole, critica e rigidità sono diventate un guscio e tuo marito sembra non riuscire a prescinderne.
È significativo che tu dica che la situazione è peggiorata dopo la nascita di vostro figlio: il passaggio da marito a genitore riapre sempre i conflitti irrisolti vissuti coi propri genitori e facilita il riattivarsi di schemi di pensiero e di comportamento estremamente disfunzionali.
Convincere tuo marito, che pure ne avrebbe molto bisogno, a fare una terapia (meglio se di tipo cognitivo comportamentale e individuale) non sembra facile, perché lui, almeno da quanto scrivi, non riesce a vedere questo atteggiamento come un problema, e quindi ti consiglio di rovesciare la prospettiva e chiedere a lui di aiutare te a non lasciarlo, aiutandoti a fare una terapia.
Andate insieme, spiegate al terapeuta, e chiedi a lui di impegnarsi per ritrovare quello che di bello c’è e c’è stato tra di voi.
Un abbraccio,
Claudia

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