Sindrome di Aarskog- Scott

Buonasera dottoressa,

non so se lei si ricorda del caso di mio figlio spiegato qualche mese fa.
Comunque mio figlio nato il 28.01.2010 con delle patologie particolari (plica palmare unica, ernia inguinale, piedi e mani piccoli e larghi,…)
La genetica ci ha fatto un prelievo per tutti i due (io e a mio figlio) per verificare l’ipotesi di avere la sindrome di Scott-Aarskog.
Qualche minuto fa mi hanno dato l’esito che era positivo.
Per cortesia vorrei che lei mi spiegasse che cos’è questa sindrome e con che cosa abbiamo a che fare? (i punti peggiori).
C’è qualche rimedio? Cosa dobbiamo fare, cosa no?
Scusi per tutte queste domande è perché sono agitata; per sapere tutte le risposta mi tocca aspettare una settimana per il nostro appuntamento con il genetista a Imola.
La ringrazio in anticipo spero che capisca il mio stato d’animo  dopo che ho scoperto che sono incinta di nuovo la settimana scorsa.
Aspetto con ansia la sua risposta.
Cordiali saluti

La sindrome di Aarskog- Scott è una malattia che si trasmette geneticamente. Essa interessa lo sviluppo di varie parti del corpo e i soggetti che ne sono affetti si possono riconoscere dai tratti del viso piuttosto caratteristici come ipertelorismo, ovvero occhi piuttosto distanziati fra loro a causa di una radice del naso allargata, un nasino piccolo e piuttosto corto e di conseguenza una distanza tra narici e bocca leggermente più ampia rispetto alla norma, una attaccatura dei capelli piuttosto anomala, una statura piuttosto bassa specie in età infantile che, però, alla pubertà tende a normalizzarsi grazie ad un buon scatto di crescita in epoca puberale, dita piuttosto corte – brachidattilia – a volte, ma non sempre, ripiegate e ricurve – clinodattilia – a volte unite tra loro da un lembo di pelle – sindattilia – e sul palmo della mano, in direzione trasversale, dalla presenza di una linea palmare unica, riscontrabile, tra l’altro, in molte altre anomalie genetiche, dalla presenza di un’ernia ombelicale o comunque di un bottone ombelicale, cioè un ombelico estroflesso protrudente – a volte si riscontra anche un’ernia inguinale – e di anomalie nella eruzione dei denti.

Molto raramente, a queste caratteristiche somatiche si aggiunge una malformazione cardiaca oppure una labioschisi o palatoschisi o labiopalatoschisi, cioè malformazioni a livello delle labbra e/o del palato e più spesso si riscontra un certo disordine e ritardo nella eruzione dei denti che possono crescere non allineati. Nei maschi si riscontra quasi sempre uno scroto cosidetto "a scialle" in quanto la sacca scrotale è ampia e spesso risale inglobando o circondando anche il pene. Più raramente si può riscontrare ritenzione testicolare o criptorchidismo. Lo sviluppo puberale è di solito ritardato e spesso vi è infertilità o ipofertilità in età adulta.

Lo sviluppo intellettivo di questi bambini è molto variabile da caso a caso: si va da un quoziente intellettivo perfettamente normale a lievi deficit, ma non si riscontrano mai deficit intellettivi importanti e invalidanti. La frequenza di questa sindrome è sicuramente rara ma non è conosciuta di preciso in quanto vi sono casi molto lievi con sintomatologia talmente sfumata che non vengono nemmeno diagnosticati.

Si tratta, come ho detto, di una sindrome trasmessa geneticamente dovuta alla mutazione di una proteina sintetizzata sul gene denominato FGD1. Tale proteina induce, a sua volta, la sintesi di una seconda proteina che, assieme ad altre, presiede e controlla il corretto procedere dello sviluppo morfologico dell’embrione. Una mutazione di questo gene FGD1 induce la formazione di una proterina anomala, incapace di attivare la seconda proteina responsabile di inviare segnali regolatori importanti all’embrione affinché tutti i suoi organi e apparati si sviluppino correttamente. Nonostante la genetica abbia fatto in questi ultimi decenni passi importantissimi, solo nel 20% delle sindromi di Aarskog è possibile individuare il gene responsabile, cioè è possibile individuare la proteina mutata e anomala: nell’80% dei casi la causa di questa sindrome rimane del tutto sconosciuta.

La sindrome di Aarskog è, quindi, una malattia ereditaria e ora si sa che è legata al cromosoma X e che si trasmette in forma autosomica recessiva. Il cromosoma X è, assieme al cromosoma Y uno dei due cromosomi sessuali che determinano il sesso del nascituro – le femmine hanno un corredo cromosomico costituito da due X, cioè XX, mentre i maschi hanno un corredo cromosomico costituito da una X e da una Y, cioè XY. In questi ultimi, con corredo cromosomico XY, costituito, quindi, da una sola X – di origine materna –  oltre la Y, è sufficiente che questa unica X sia portatrice dell’anomalia perché la sindrome si manifesti, in quanto la Y alla quale si affianca non è protettiva nei confronti della malattia. Nelle femmine, invece, anche se una X è portatrice, la seconda X derivante dall’altro genitore, se normale e non affetta, in un certo senso si comporta come protettrice e tutela la X affetta, pertanto, a meno che non sia un rarissimo se non quasi impossibile caso in cui entrambi i cromosomi X risultano affetti, cosa che succederebbe solo se per una sfortunatissima fatalità entrambi i genitori fossero affetti – evenienza praticamente impossibile da verificarsi non solo per calcoli statistici ma perché nella sindrome di Aarskog vi è spesso infertilità quindi i genitori non potrebbero procreare e comunque, almeno il padre, avrebbe la sindrome in forma manifesta e conclamata e lo si saprebbe prima – le femmine sono relativamente protette ed è molto raro che presentino la sindrome o anche quando la presentano, essa si manifesta in forma estremamente sfumata, spesso misconosciuta. Ripeto, nelle femmine è necessario che entrambe le X siano affette affinché la sindrome si manifesti in forma conclamata, pertanto tale malattia è molto più frequente o quantomeno più spesso diagnosticata nei maschi. È importante sottolineare che i padri con cromosoma X portatore dell’anomalia non possono trasmettere la malattia ai figli maschi in quanto essi trasmettono alla prole di sesso maschile solo il loro cromosoma Y sul quale non risiede l’anomalia. Pertanto, se il tuo bimbo è affetto dalla sindrome di Aarskog, per logica egli avrà ereditato uno dei tuoi due cromosomi X, quello affetto, da te – solo la risposta genetica potrà dire se nella tua coppia di cromosomi X ve ne è uno soltanto affetto o entrambi, ma mi sembra logico dedurre che tu non abbia entrambi i cromosomi X affetti perché se così fosse avresti, seppur in forma lieve, almeno alcuni segni della sidrome, in quanto non potresti usufruire dell’azione protettiva della X sana –

Io penso, quindi, che se tu e tuo marito avete generato un figlio maschio con sindrome di Aarskog, egli non può che avere ereditato da te la X responsabile, però solo l’analisi genetica potrà dire se la X di tuo marito, in caso di seconda gravidanza generante una figlia femmina, è sana o meno. Se questa X  fosse sana, la futura femmina avrebbe il 50% di probabilità di ereditare una delle tue X portatrice di anomalia in quanto potrebbe tranquillamente ereditare l’altra tua X, quella sana, assieme alla X sana di tuo marito.

Per concludere, fermo restando che solo il responso del genetista potrà dare la risposta definitiva, dal punto di vista strettamente statistico, tu e tuo marito, nel caso tu fossi portatrice di anomalia in una sola X e tuo marito fosse sano, avreste il 50% di probabilità di generare un secondo figlio maschio affetto e il 50% di probabilità di generare una figlia femmina affetta, ma quest’ultima sarebbe comunque affetta in modo decisamente più lieve e meno evidente che se fosse maschio. Ricorda comunque che la statistica è quella scienza che dice che se due persone hanno mangiato due polli vuol dire che ognuna di esse ne ha mangiato uno intero, mentre non prende in considerazione le altre infinite possibilità che una sola abbia mangiato un pollo e mezzo e l’altra solo mezzo. Pertanto, se sei in attesa di una femmina, la tranquillità deve essere maggiore, mentre se sei in attesa di un secondo maschietto, devi solo sperare che abbia ereditato da te la tua X sana oltre che, ovviamente, la Y sana di tuo marito.

Per quanto riguarda il futuro del bimbo primogenito, posto che non abbia malformazioni cardiache ancora non diagnosticate o altre anomalie, per altro rarissime nella sindrome di A. in altri organi, sarà fondamentale capire come procede il suo sviluppo intellettivo e psicomotorio. Per il resto, tutte le possibili anomalie sono prevalentemente di natura estetica, tipo dita piegate o sindattilia o altro e vi si può porre eventualmente rimedio chirurgicamente, se necessario. Anche per l’eventuale bassa statura si può porre parziale rimedio con una adeguata eventuale somministrazione di ormone della crescita in età opportuna visto che, tra l’altro e per fortuna le cartilagini di accrescimento in questi bambini si saldano tardivamente. Un possibile ritardo nella comparsa della pubertà non deve impensierire in quanto può essere di aiuto per migliorare l’aspettativa di crescita staturale. In caso di anomalie dei denti, che possono comparire più tardi della norma, il dentista e l’ortodontista sapranno come porvi rimedio, le eventuali ernie inguinali o ombelicali, se non si riducono da sole si potranno ridurre chirurgicamente. Insomma, alla fine resterà da valutare se insorge un lieve deficit intellettivo e, in futuro, se vi sarà infertilità o meno. Queste, a mio avviso, potranno essere le preoccupazioni più importanti: per il resto molto potrà fare la chirurgia, se sarà necessario.

Il problema non si nega però il futuro non deve assolutamente essere colorato di nero e si potrà sperare in una vita normale del piccolo o comunque più che soddisfacente. Come ho già detto, il problema per il secondogenito che verrà, se femmina avrà più probabilità di un maschio di non avere problemi, voglio dire, di essere sana o comunque affetta da una forma lievissima e forse impercettibile della malattia e se fosse un secondo maschio, sempre dal punto di vista statistico, avrebbe il 50% di probabilità di essere affetto. Ma la statistica, pur nella sua precisione matematica, è solo una scienza ipotetica, la realtà potrebbe essere molto più rosea.

 Certo, anche se tutto, come spero – e non è difficile sperarlo nel tuo caso – dovesse andare per il meglio, meglio non sfidare troppo la sorte programmando molti altri bambini…

Un caro saluto e, se credi, tienimi informata. Daniela

1 commento su “Sindrome di Aarskog- Scott”

  1. In attesa delle indagini genetiche che ci diranno se mia figlia è portatrice di questa anomalia genetica, gradirei sapere se alla sindrome di Aarskog sono riconducibili i problemi di disfagia della mia bambina di 3 anni. grazie in anticipo

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