Rifiuto della masticazione

Gentile Dottoressa,
molte delle risposte che cercavo le ho trovate nei consigli rivolti ad altre mamme un po’ preoccupate come me e spero di riuscire a farne tesoro.
Mi chiamo Simonetta, ho 36 anni e due bambini rispettivamente di tre anni e mezzo e di un anno e mezzo.
Il primo, Luigi, sin da piccolo, ha mostrato scarso interesse per il cibo e, forzando la mia natura di mamma ansiosa, sono riuscita a non preoccuparmi più di tanto se a volte salta un pasto.
Quello che invece comincia un po’ a mettermi in agitazione è il fatto che Luigi non morda.
Lui non sa cosa sia un biscottino, un pezzo di pane o di pizza.
Mangia sempre e solo il famoso piatto unico, con pasta rigorosamente piccola ed il secondo frullato insieme.
Ultimamente sembrava avesse raggiunto dei piccoli traguardi: fusilli e farfalle (sempre con il secondo frullato) ora, da qualche settimana, rifiuta anche quelli ed è capace di conservare in bocca, senza masticare, delle quantità incredibili di pasta.
Io non voglio forzarlo per evitare che con il cibo lui possa avere un rapporto conflittuale, quello che mi piacerebbe sapere è se questa sua difficoltà possa essere ricondotta o comunque collegata al fatto che non ha mai portato nulla alla bocca, tranne il ciuccio (per nulla intendo dalle mani ai giochi).
La ringrazio sin da ora per il suo aiuto e La saluto cordialmente.
Simonetta

Cara Simonetta,
prima di tutto bisogna capire se nella bocca del piccolo e nella sua articolazione mandibolare vi sono dei problemi che gli impediscono i regolari movimenti di masticazione e di deglutizione e questo solo il tuo pediatra o l’odontoiatra lo possono dire (non è corretto né giusto per i piccoli pensare subito male, cioè pensare ad un problema psicologico o ad un bimbo viziato), poi bisogna escludere problemi neurologici che impediscano la coordinazione motoria idonea ad esercitare la masticazione, poi bisogna ricordare – non so se è il tuo caso – che i bambini che nei primi mesi, quando assumevano solo latte o solo liquidi, sono stati vomitatori abituali, vuoi per reflusso, vuoi per ipertrofia pilorica, vuoi per altri motivi, tendono a rifiutare i cibi solidi per una sorta di residuo di timore che il boccone in gola possa suscitare nuovamente il vomito.
Infine si può pensare ad un atteggiamento psicologico voluto: in tal caso potrebbe essere la voglia di restare piccolo, come il fratellino, per esempio, che è entrato nella sua vita proprio quando lui stava imparando a masticare e ottenere così, anche forzatamente, le stesse attenzioni del fratello più piccolo; potrebbe anche essere un atteggiamento di opposizione nei tuoi confronti e questo lo potresti capire abbastanza facilmente osservando come si comporta quando è con qualcun altro che lo assiste nel mangiare o, se va a scuola, come si comporta a scuola.
Importante è anche capire se il suo atteggiamento di rifiuto verso i cibi solidi è associato ad anoressia o svogliatezza nel mangiare oppure se al momento dei pasti dimostra appetito ma mangia solo come vuole lui e quello che vuole lui.
Solo dopo aver chiarito tutto ciò si può pensare di individuare una strategia idonea a convincerlo a mangiare "da grande".
Mangiare a scuola lo aiuterebbe molto perché i bambini amano imitare i compagni e non sentirsi inferiori a loro, così come mangiare con una persona di tua fiducia che sia simpatica anche a lui ma con la quale non percepisca il sentimento di probabile gelosia per dover dividere la mamma con un altro fratello.
Poi sarebbe bene fare leva sul suo amor proprio e lodarlo per come è cresciuto e come si sta comportando bene da ometto; potresti dirgli che deve dare il buon esempio al piccolo che deve ancora imparare e potrebbe essere lui ad insegnargli come si fa piuttosto che la mamma, cioè la mamma insegna al grande affinché il grande possa insegnare al piccolo.
Poi ci sono i classici giochi inventati lì per lì con favole animate da personaggi di fantasia incarnati da pezzetti di frutta o di pasta – quella con tutte le forme più strane adatta proprio ai bimbi – e così via come la tua fantasia ti suggerirà.
Metti tutto sotto forma di gioco e di piccola, bonaria competizione con l’altro fratello e non mancare mai di gratificarlo ogni volta che fa un piccolo progresso.
Fatti aiutare da tuo marito per quanto riguarda la presenza di una figura più normativa che riesca, se il gioco non funziona, ad incutere un po’ di sano timore e di voglia di superarsi.
Un caro saluto,
Daniela

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