Paura dei mostri a quattro anni

 

Gentilissima Dottoressa,


la disturbo sul discorso dello sviluppo e dei percorsi di maturazione del mio bambino di quattro anni compiuti a gennaio. È un bambino molto sensibile, non ha mai avuto paura del buio o dei mostri ma ultimamente la notte si sveglia spaventato proprio da mostri.


A scuola stanno facendo un lavoro specifico sulle paure e sull’affrontare i mostri, ma a me sembra che anziché fargli passare paure che in realtà non ha mai manifestato, questa attività gliele sta facendo venire. Anche altri bambini della sua classe hanno avuto la stessa reazione, mentre una mamma mi ha detto che invece a suo figlio le paure sono passate. Non so se parlare o meno di questo alla maestra.


Altro discorso invece è quello dei film per "bambini" al cinema: in questo mio figlio sì, è estremamente pauroso, e ad esempio film come "Wall-e" e "Mostri contro Alieni" lo hanno molto scosso mentre ai suoi amichetti sono piaciuti tantissimo. È normale che a quattro anni si spaventi tanto per le scene di lotta e combattimento nei film per bambini?? In genere lui guarda solo cartoni tranquilli come Topolino, ma al cinema i film sono più veloci e aggressivi e mi chiedo se effettivamente siano adatti a lui. Ovviamente non lo porterò più al cinema data la reazione.


Altra domanda: rispetto ai suoi compagni ho notato che nel disegno mio figlio è più "indietro". Le figure umane sono ancora fatte solo con la testa con mani e piedi circolari collegati da fili direttamente dalla testa e solo ora sta aggiungendo gli occhi e la bocca. Inoltre non riesce a colorare stando bene dentro i margini. È normale? Posso/devo stimolarlo in qualche modo?


Per il resto è un bambino molto vivace, intelligente e curioso, che adora i libri. Da piccolo al nido le maestre dicevano che era un bambino con una memoria ferratissima rispetto agli altri e lo notavo anche io, mentre non mi sembra che questa caratteristica si sia mantenuta anche alla scuola materna: le poesie non se le ricorda mai bene e se gli chiedo cosa ha fatto o mangiato a scuola mi risponde che non se lo ricorda (ma magari questo è un altro discorso).


Noto queste differenze con i suoi coetanei e mi chiedo se devo preoccuparmi di qualcosa.


La ringrazio e la saluto.

 

 

 

 

All’età del tuo bimbo vi è una totale immedesimazione nelle storie e nei personaggi di fantasia, mostri, orchi, animali feroci o condottieri che siano. Il bambino sa benissimo che il personaggio è lì nello schermo o disegnato sulla pagina, quindi, in un certo senso, non è reale, però non è in grado di distinguere emotivamente la realtà dalla fantasia evocata. Non riesce a percepire che il personaggio non può esistere al di qua dello schermo: lo sa bene ma emotivamente è come se non fosse in grado di razionalizzarlo, non ha il senso del limite. Pertanto i sogni si trasformano in incubi, i film sono vissuti come avventure con personaggi, anche se di fantasia, pur tuttavia realmente viventi la situazione e lui stesso diventa spettatore di qualcosa che realmente accade.

 

Il bambino, a questa età, è incapace di non immedesimarsi nella storia e di creare un limite razionale tra la realtà e la finzione. Le paure, quindi, per lui sono all’ordine del giorno e non a caso le maestre hanno deciso di affrontare adesso questo tema e non fra qualche anno. E c’è di più: il bambino è attratto inevitabilmente verso una situazione o una narrazione terrifica, in un certo senso è attratto dalla paura ed è bene che sia così perché un sano sviluppo della personalità passa inevitabilmente attraverso l’esperienza della paura; paura che poi il soggetto deve imparare a superare.

 

Per fare questo bisogna che vi siano storie sempre a lieto fine, dove il personaggio buono alla fine vince sempre. La ripetizione continua fino all’esasperazione di situazioni paurose a lieto fine insegnano al bambino ad esorcizzare la paura e a superarla, prima dandole dei limiti, dei confini, cioè relegando la paura a quella data situazione, a quel personaggio, a quella avventura di cui il bambino impara a conoscere già l’epilogo e il lieto fine, dandole quindi una forma precisa per poterla conoscere, dominare e superare.

 

Attraverso il dominio di questa determinata paura indotta da quella avventura, il bambino, piano piano, costruisce uno schema mentale nel quale la paura è ormai dominata dalla consapevolezza della sua sconfitta e col tempo anche nuove situazioni paurose verranno vissute con la stessa prassi emotiva: mi immedesimo nel personaggio più forte, sconfiggo il nemico e vinco, vinco anch’io come il mio personaggio preferito, non fuggendo ma affrontando la situazione con coraggio perché grazie al mio coraggio la paura SICURAMENTE e INEVITABILMENTE sarà sconfitta.

 

È, quindi, normale per un bambino avere paura così come è normale cercare la paura, anche solo per gioco e un bambino particolarmente sensibile, come può essere il tuo, magari non abituato a combattere e lottare quotidianamente con un fratello maggiore per la conquista di spazi o per vincere perché, forse, ancora figlio unico, non so, può avere qualche difficoltà in più ad affrontare questo stato d’animo, questa emozione, anche solo in modo allucinatorio come può essere l’immedesimazione in un film o in una fiaba. Quindi, pur senza costringerlo se la sua sensibilità non lo tollererebbe in modo relativamente equilibrato, non temere di mettere il tuo bimbo di fronte a situazioni di fantasia che possono suscitare paura, piuttosto, cerca di vivere e di commentare assieme a lui le storie e di non lasciarlo solo. Cerca di trovare molte occasioni per farlo stare assieme ai suoi coetanei in modo che impari a confrontarsi con loro e acquisisca sicurezza in sé stesso e nelle sue capacità.

 

Forse sei stata molto protettiva nei suoi confronti , troppo chioccia e il bimbo deve ancora sbocciare del tutto. Lascia che trovi i suoi tempi con calma, cerca di individuare i suoi gusti, stimola le sue capacità e i lati nei quali è più abile (se non è il disegno saranno le costruzioni oppure semplicemente l’abbinamento dei colori, oppure un gioco di motricità, oppure il canto, o una prova di equilibri o di velocità) insomma, fai in modo che lui possa vivere delle situazioni nelle quali può esprimersi al meglio e diventare più soddisfatto e sicuro di sé.

 

Lavora sui suoi lati positivi, sulle sue eccellenze e non metterti in ansia se il bimbo non segue puntualmente gli schemi di sviluppo ai quali si fa riferimento più comunemente rimandando, magari, ogni valutazione dopo sei mesi e non prima. Per quanto riguarda le risposte che non da o le cose che si dimentica: vuol dire che per lui non hanno importanza e… come dargli torto? Prova a fargli domande su argomenti più interessanti o per lui più stimolanti: vedrai che saprà risponderti a dovere.

 

Un caro saluto, Daniela

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