Notizie sul vaccino antirotavirus

 

Cara dottoressa,

sono venuta a conoscenza di un vaccino contro l’odiatissima gastroenterite.

Vorrei avere maggiori informazioni a riguardo, e vorrei sapere se è possibile praticarlo qui in Italia? E come mai non è stato ancora inserito nel calendario delle vaccinazioni?

La ringrazio per l’attenzione e le auguro una buona serata, Selena.

Il vaccino contro la gastroenterite da Rotavirus (la forma più frequente e spesso più grave di gastroenterite nei lattanti ma non l’unica) è conosciuto e attuato già da un po’ di tempo sotto richiesta privata dell’interessato, ma è da poco che viene incluso nel calendario delle vaccinazioni comunemente attuate nei bambini.

Il problema della scarsa accettazione del vaccino, soprattutto da parte dei pediatri, era duplice: la prima perplessità riguardava l’opportunità di vaccinare in massa i lattanti del nostro paese e di tutti i paesi industrializzati contro il Rotavirus che, pur essendo una infezione diffusa e anche molto diffusibile, cioè contagiosa, soprattutto nei primi mesi e anni di vita, molto raramente, nei paesi come il nostro, dove lo stato generale dei bambini è buono e lo stato di nutrizione pure, nonché le condizioni di assistenza sanitaria, l’infezione produce esiti molto gravi.

Si tratta, infatti, di una infezione virale che, anche quando si manifesta inizialmente con sintomi a volte violenti, è autolimitante, cioè guarisce da sola senza necessità di terapie e che non è temibile a condizione di attuare prontamente e correttamente una idonea terapia reidratante nella fase acuta della malattia, terapia che è tranquillamente attuabile da noi, vuoi per bocca, a domicilio, vuoi per flebo sotto osservazione ospedaliera.

A fronte di questa relativa facilità di trattamento (contrariamente a quanto avviene per i bambini dei paesi più poveri, già in stato di malnutrizione e senza accesso all’acqua potabile, che muoiono, banalmente, per disidratazione e non per la malattia stessa), gli effetti indesiderati della vaccinazione erano considerati più temibili: poteva, infatti, verificarsi una pericolosa invaginazione e/o intussuscezione intestinale che poteva portare complicazioni gravi, ben più gravi della malattia stessa dalla quale si voleva proteggere il bambino e per di più, si era ipotizzata una seconda, possibile complicazione: la slatentizzazione, nei soggetti potenzialmente predisposti, della celiachia per una similitudine tra alcuni antigeni virali e alcuni antigeni presenti nella gliadina.

Dopo la vaccinazione, infatti, i soggetti geneticamente predisposti alla celiachia producono anticorpi contro il virus del vaccino, che è un virus vivo attenuato, che sono molto simili agli anticorpi che si producono in un soggetto celiaco quando nella sua alimentazione viene introdotto il glutine (ovviamente lo stesso rischio sussiste se un bambino predisposto alla celiachia si ammala di gastroenterite da Rotavirus).

Quindi, pericolo di invaginazione intestinale e pericolo di slatentizzazione di una ipotetica celiachia nei soggetti predisposti erano due complicazioni che per molto tempo hanno creato perplessità sulla opportunità di diffondere l’uso del vaccino stesso.

In questi ultimi due o tre anni, gli studi più allargati e più approfonditi sugli effetti collaterali del vaccino e la creazione di nuovi vaccini meno pericolosi dal punto di vista di alcune possibili complicazioni, hanno convinto maggiormente i medici della opportunità di favorire e consigliare la vaccinazione ai nostri bambini.

Pertanto vi sono attualmente in commercio due tipi di vaccini antirotavirus: uno preparato a partire da un ceppo di virus umani attenuati, che si chiama Rotarix ed è prodotto dalla GlaxoSmithKleine-B e l’altro derivante da più ceppi di virus bovino, chiamato Rotateq e prodotto dalla SanofiPasteur che ha proprietà fondamentalmente simili al precedente e altrettanta sovrapponibilità di effetti collaterali e di efficacia. Il primo è il più utilizzato in Italia e anche il più conosciuto: di esso, contrariamente al secondo, il protocollo vaccinale consiglia due dosi soltanto anziché tre, la prima tra la sesta settimana di vita compiuta e la dodicesima settimana e la seconda dose dopo almeno quattro settimane dalla seconda dose e comunque non oltre la 16° settimana di vita e mai oltre la 24°.

Più passano le settimane, infatti, più aumenta il rischio di reazioni al vaccino, vedi soprattutto il rischio di invaginazione intestinale, mentre quando il vaccino viene somministrato tra la sesta e la 16° settimana questo rischio è quasi pari a zero. La vaccinazione può essere praticata anche assieme alle altre vaccinazioni previste in questa fascia di età perché nessuna delle classiche vaccinazioni previste per i primissimi mesi di vita è costituita da virus o batteri vivi attenuati, ma o da virus inattivati o da frazioni antigeniche dei vari virus o batteri.

In Italia, quindi, è ormai possibile praticare la vaccinazione antirotavirus anche se non è obbligatoria e anche se, da regione a regione, potrebbe variare la modalità di pagamento o meno del vaccino: non sono, infatti, al corrente di quali regioni attuino, per questo vaccino, il regime di gratuità o di co-pagamento o in quali regioni il vaccino debba ancora essere pagato interamente dall’interessato. La vaccinazione è attuata per bocca.

Un caro saluto, Daniela

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