Latte vaccino prima dei 12 mesi

Buongiorno dottoressa,
avrei un chiarimento da chiederle. Con il mio primo bimbo (ormai 8 anni) il pediatra mi aveva fatto dare il latte vaccino dopo l’anno di vita, partendo da quello di crescita e passando poi a quello intero fresco.
con la seconda bimba ho cambiato pediatra e mi ha detto che le linee guida sono state aggiornate e si puo’ dare il latte vaccino anche prima dell’anno. La bimba ha dieci mesi e mezzo, pesa 8,5 kg ed e’ lunga 74 cm, ha fatto il bilancio di crescita settimana scorsa e mi ha detto di darle pure il latte fresco intero in questo modo: per 1 settimana diluito meta’ latte e meta’ acqua e poi finiti 7 giorni passare alla totalita’ del latte.
Parlando con una mia amica che ha una bimba della stessa eta’ della mia ma un altro pediatra il suo le ha detto tutt’altra cosa: sostituire 1 pasto con latte vaccino ogni 2-3 giorni gradatamente e comporre il latte così:
far bollire per pochi secondi il latte fresco intero e poi diluirtlo con acqua nella quantita’ di 3/4 LATTE e 1/4 acqua, aggiungere 2 cucchiaini di zucchero al pasto mattutino e continuare cosi’ fino all’anno di vita dove non sara’ piu’ necessario ne’ bollire ne’ diluire il latte con l’acqua.
Ora mi chiedo: le linee guida saranno anche cambiate ma perche’ opinioni cosi’ discordanti??? il mio pediatra non fa bollire il latte, non aggiunge lo zucchero e diluisce solo per 1 settimana!! 
secondo lei che e’ sempre cosi’ aggiornata qual’e’ la soluzione migliore per la bambina? calcoli che il latte me lo beve a colazione, prima di dormire la sera, e a volte a merenda.
Seconda domanda: al mio bimbo grande quando aveva 3 anni ho fatto fare a pagamento da un medico privato la vaccinazione contro la varicella. Ho provato a chiedere alla mia asl se ‘e’ bisogno di un richiamo ma non me lo hanno saputo dire. Tale vaccino fatto una volta copre tutta la vita?
grazie mille se vorra’ rispondermi.



Purtroppo e per fortuna la medicina non è una scienza esatta: essa ha a che fare con l’essere umano nella sua globalità e la vita umana è un meccanismo meravigliosamente complesso che non si lascia ingabbiare in rigidi protocolli e schematiche linee guida nonostante l’indubbia utilità di questi. Pertanto, come un corpo umano non è mai uguale ad un altro nemmeno tra i gemelli omozigoti più somiglianti tra loro, così la mente di un medico non sarà mai uguale a quella di un altro suo collega anche a pari età, pari esperienze lavorative, stessi maestri, stesse università. Linee guida e protocolli orientano il medico verso un approccio alla malattia o semplicemente ai sintomi e verso una terapia quanto più possibile basati su razionalità ed evidenze obiettive, però non devono ingabbiare l’operato del medico rendendolo un semplice automa o meglio, un semplice esecutore. Le linee guida sono utilissime ma solo nell’ottica di un atteggiamento non solamente ossequioso ma anche critico. Esse sono destinate ad essere costantemente aggiornate e superate da nuove evidenze scientifiche. Non sono, infatti, dei dogmi immutabili come quelli imposti dalle varie fedi religiose ma vengono realizzate alla luce di conoscenze scientifiche del momento. L’esperienza, anno dopo anno, va avanti e sta all’intelligenza del medico capire come adattarle ad ogni paziente. Per certi versi, poi, sono anche una moda del periodo e come tale sono soggette sia a diventare obsolete, sia, magari, al contrario, a ritornare di moda dopo una o più generazioni. Ti posso dire che a causa della mia veneranda età, in una quarantina di anni di professione le ho viste cambiare minimo due volte se non tre. Ricordo che spesso, quando lavoravo all’Università, il compito di stilare linee guida per determinate malattie era lasciato proprio a noi giovani medici che avevamo più tempo, più entusiasmo, più volontà di aggiornarci, mentre i più anziani si limitavano alla loro supervisione e ad eventuali correzioni.
Ma torniamo alla tua domanda sul latte vaccino: alla luce della premessa che ti ho fatto, non posso che dirti come mi sono sempre regolata io in merito. Ferma restando la convinzione che più tardi e con maggior prudenza si introducono tutti i nuovi cibi nell’alimentazione di un bambino più semplice sarà per lui accettarli e assimilarli, se in famiglia non vi sono casi di allergia alle proteine vaccine, non vi sono evidenze significative che posticipare la sua introduzione dopo il compimento del primo anno di età riduca in modo consistente il rischio di tale allergia. Inoltre è bene sapere a proposito dei latti di proseguimento, a cominciare dal numero due che, solitamente, si introduce attorno al sesto mese fino ad arrivare ai latti di crescita, di solito prescritti nel secondo anno di vita, che le loro differenze rispetto al latte vaccino sono spesso irrisorie e la loro giustificazione sul mercato è spesso dovuta ad un arricchimento con ferro, vitamine e a volte oligoelementi, tutte sostanze che, in fondo, un bambino svezzato trova regolarmente se segue una alimentazione varia ed equilibrata comprendente carni varie, verdure e frutta oltre al latte. Quello che fa del latte vaccino un alimento meno idoneo del latte materno per un bimbo sono essenzialmente una quantità eccessiva di proteine nel latte vaccino rispetto a quello umano con un rapporto tra caseina e sieroproteine diverso, un eccesso di sali minerali e una quantità di grassi che seppur simile a quella del latte materno, è sprattutto costituita da grassi saturi (burro) a sfavore dei polinsaturi. A queste differenze si può solo parzialmente ovviare essenzialmente con due accorgimenti: la bollitura e la diluizione. La bollitura, eseguita a fuoco bassissimo per alcuni minuti, magari distanziando il recipiente del latte dalla fiamma, forma sulla superficie del latte una pellicola solidificata costituita essenzialmente da caseina (proteina in eccesso nel latte vaccino). Queta pellicola andrebbe allontanata con un cucchiaino o con la lama di un coltello prima di dare il latte al bambino. Poi la diluizione con acqua permette sia la riduzione dell’eccesso di sali minerali che il miglioramento della digestione gastrica delle proteine: quelle vaccine, infatti, nello stomaco del bimbo tendono a formare coaguli piuttosto grossi e poco digeribili (la classica ricottina). Ma nella diluizione non bisogna esagerare perché se rende il latte più digeribile, lo impoverisce anche di tutte le sue sostanze e ne riduce il valore calorico. Mi sembra che dopo la bollitura, una diluizione due parti di latte e una di acqua, per iniziare, sia più che corretta a 10 mesi. Ogni due o tre giorni si potrà aumentare la quantità di latte di 10 gr più o meno e contemporaneamente si diminuirà l’acqua della stessa quantità. Per ovviare al minor valore calorico si può aggiungere un cucchiaino di zucchero o di miele. Il resto dello zucchero o del miele il bimbo lo troverà nei biscotti sciolti nel biberon. In una diecina di giorni, massimo quindici, il latte verrà somministrato intero ma ancora bollito eliminando la pellicola superficiale e in un’altra settimana, se il bimbo mostrerà di digerirlo sempre bene, potrà non essere più bollito. Il cambio del latte si farà con un biberon alla volta, lasciando il latte di proseguimento solito nelle altre poppate fintanto che la diluizione del latte vaccino sarà non più di un quarto di acqua e tre quarti di latte. A questo punto si potrà sostituire una seconda poppata con latte vaccino diluito come la prima poppata, cioè già meno diluito delle prime volte e dopo pochi giorni anche una eventuale terza poppata potrà essere sostituita. Però io consiglio sempre di non dare più di due biberon al giorno di latte vaccino, magari integrando con uno yogurt a merenda al posto del terzo biberon. Lo zucchero o il miele andrà sospeso quando il latte non sarà più diluito perché sarebbe inutile. Per quanto riguarda il vaccino antivaricella: esso può essere fatto attorno ai 13-15 mesi la prima volta con un richiamo dopo 4-6 settimane. A volte, però, questo schema può creare problemi – solitamente di tipo organizzativo – quando una o entrambe le vaccinazioni coincidono con altri richiami vaccinali. Allora viene proposto uno schema che prevede una prima dose nel secondo anno di vita con un richiamo entro il quinto anno di vita. Se ricordo bene, infatti, una sola dose di vaccino copre il soggetto dal punto di vista immunitario per non più del 75-80%, che è considerato insufficiente.

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