Bimbo di 9 mesi intollerante alle proteine del latte: che dieta adottare?

Salve Dottoressa, ho un bimbo di 9 mesi e mezzo e pesa 11 kg e ho scoperto che è intollerante alle proteine del latte e soffre anche un po’ di reflusso. Ho scoperto l’intolleranza venti giorni fa e volevo sapere che tipo di alimentazione può seguire? Nella settimana quali proteine potrebbe mangiare e quante volte a settimana? E da venti giorni che dietro consiglio di un pediatra mangia a pranzo e a cena solo carne e pesce… preferirei per il mio bimbo una dieta più variata.

Può aiutarmi? Grazie mille.

E’ bene intendersi con i termini: un conto è l’allergia e un conto è l’intolleranza ad un alimento. L’allergia ad un alimento, oltre ad essere spesso ereditaria, è dovuta ad una reazione di tipo immunitario che si scatena nel soggetto predisposto quando assume anche minime quantità dell’alimento al quale è allergico.

Di solito compare subito o comunque dopo poco tempo dall’inizio dell’assunzione di quel determinato alimento, è indipendente dalla quantità di alimento assunto e, nella maggior parte dei casi anche se non sempre, è scatenata da una proteina in esso presente. I sintomi che si manifestano possono essere gastrointestinali come dolori addominali, diarrea, vomito, ecc., ma anche cutanei come dermatiti, orticaria, ecc. e respiratori, come rinite, asma, catarro, ecc. questo anche se l’allergene che li ha scatenati è di tipo alimentare. L’allergia ad una determinata sostanza, in genere, dura tutta la vita salvo alcune eccezioni come, per esempio, l’allergia alle proteine del latte vaccino che tende a scomparire con l’età. La diagnosi si fa considerando i sintomi che presenta il soggetto, il rapporto causa – effetto tra il o i sintomi e l’assunzione di quel determinato alimento e con analisi del sangue di tipo immunologico come il dosaggio delle immunoglobuline E nonché altri test specifici. L’intolleranza ad un determinato alimento, invece, è una reazione di tipo metabolico e non immunitario. Può scatenare sintomi simili a quelli di una allergia ma che sono limitati al sistema gastroenterico senza possibilità di diffusione alla cute o al sistema respiratorio.

Sono dovute alla mancanza di uno o più enzimi che servono alla digestione della sostanza incriminata e le più comuni sono l’intolleranza al lattosio e quella al glutine (quest’ultima non va confusa con la celiachia vera e propria). I sintomi gastrointestinali che dipendono da una intolleranza alimentare sono comunemente dose dipendenti, cioè si manifestano solo quando il soggetto assume una quantità di alimento che supera la sua possibilità di digerirlo e metabolizzarlo ma non si presentano se il soggetto ne assume una quantità molto inferiore: vi è quindi una soglia di tolleranza a quella determinata sostanza che non esiste nell’allergia vera e propria. Le intolleranze non sono soltanto a carico delle proteine di un determinato alimento, come capita comunemente in caso di allergia, ma soprattutto a carboidrati, amidi, ecc. Dico tutto ciò perché hai usato il termine intolleranza e non il termine allergia.

Se il bambino fosse realmente allergico alle proteine vaccine (analisi del sangue e test sia cutanei che sul sangue positivi per tale problema) dovrebbe evitare in modo rigoroso tutti gli alimenti che le contengono sia in forma conclamata come latte, latticini, formaggi vaccini, burro, sia in forma occulta come biscotti che contengono proteine del latte, pastine arricchite con sieroproteine del latte, dolci e gelati a base di crema, ecc., ecc. per un periodo stabilito dal pediatra o dall’allergologo che dipende dalla gravità della sintomatologia e da quanto sono risultate alterate le analisi eseguite. In questo caso, il latte vaccino andrebbe sostituito con un latte vegetale, facendo attenzione al latte di soia che allergizza facilmente i soggetti predisposti, oppure con un latte idrolisato e i formaggi, con carne di agnello, di pollo, di tacchino, di struzzo, di cavallo, di maiale, quest’ultima meglio se stagionata come prosciutto crudo magro, con pesce, legumi come lenticchie decorticate o ceci, quinoa che, a dispetto di quello che sembra, è un alimento prevalentemente proteico, nutriente e sano.

Come formaggi si possono usare quelli di capra se si è certi che siano fatti esclusivamente con latte di capra e quelli derivanti dalla soia come il tofu. S i può dare anche lo yogurt alla soia, ma meglio non abusare di questo cereale che, nei soggetti predisposti, può scatenare allergie come il latte vaccino. Dovendo sospendere latte vaccino e derivati, quindi e calcolando che il bimbo si dovrà alimentare 14 volte a settimana con minestrine varie (due pasti al giorno), direi che, ferma restando la presenza di cereali, pastine varie o semolino e verdure miste ad ogni pasto, la quota proteica potrà essere suddivisa più o meno equamente tra carne bianca escluso il vitello, pesce, legumi, minestrina a base di quinoa e formaggio di soia o di capra. L’età del bimbo permetterebbe anche l’introduzione del rosso d’uovo (solo il tuorlo e non l’albume) ma se fosse veramente un soggetto allergico sarebbe opportuno posticiparla al compimento del primo anno. Pertanto potresti dare 3 o 4 volte la carne bianca (si intende per carne bianca quella derivante da animali ovipari come tacchino, pollo, struzzo), tre volte la carne così detta rossa come coniglio, agnello, cavallo, manzo, tre o quattro volte il pesce, tre volte un passato di legumi privi di cuticola come lenticchie decorticate o ceci passati al passaverdure manuale e non frullati o tritati col minipimer, una o due volte la quinoa ma anche di più se al bimbo piacesse e ogni tanto il formaggio tofu di soia o un caprino.

Ma devi sempre tenere conto dei gusti del piccolo e puoi variare a piacimento queste indicazioni. Questo tipo di alimentazione è equilibrata e non toglie nulla al piccolo: resta inteso, però, che l’allergia alle proteine vaccine deve essere accertata perché se si trattasse solo di semplice intolleranza basterebbe seguirla come dieta da esclusione delle proteine vaccine per pochi giorni o settimane per poi reintrodurre uno alla volta in minime quantità gradatamente crescenti gli alimenti derivanti dal latte vaccino iniziando dai meno rischiosi come i formaggi molto stagionati che non contengono più sieroproteine del latte ma solo caseina, per passare poi ai prodotti contenenti latte trattato ad alte temperature, a quelli contenenti latte fermentato come lo yogurt fino ad arrivare al latte vaccino prima bollito poi al naturale. In caso di intolleranza semplice, si inizia con quantità minime che, se non hanno provocato reazioni, vanno gradualmente aumentate ogni due o tre giorni fino a trovare il dosaggio massimo tollerato senza sintomi evidenti. In caso di allergia vera e propria, però, la sospensione degli alimenti contenenti proteine vaccine deve protrarsi più a lungo (questione di mesi) e la loro reintroduzione deve essere ancora più prudente e graduale.

Bisogna, infine, ricordarsi sempre che eccessi alimentari o una alimentazione contenente una eccessiva quantità di proteine, anche di natura diversa fra loro, tende a indurre allergie di vario tipo perché l’eccessivo carico proteico che deve sopportare il rene e, di conseguenza il maggior sforzo che deve compiere assieme al fegato per depurare l’organismo dalle scorie azotate derivanti dal metabolismo proteico può non permettere la totale depurazione dell’organismo e le proteine in eccesso, non adeguatamente metabolizzate possono fungere da allergeni provocando una eccessiva stimolazione del sistema immunitario del bambino. In certi casi, infatti, è sufficiente riequilibrare quantitativamente l’alimentazione del bambino senza sottoporlo a diete da esclusione per assistere alla scomparsa dei sintomi imputabili ad allergia. Dico questo perché il tuo bimbo, a soli 9 mesi, pesa già 11 chili e, a meno che non sia particolarmente lungo e di costituzione robusta, questi valori farebbero pensare ad un sovrappeso da tenere d’occhio.

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