Salve la mia bimba va all’asilo già da settembre e i primi giorni tutto bene, poi appena ha cominciato a mangiare a scuola non ci è più andata volentieri, probabilmente di fronte alle richieste della maestra di assaggiare le verdure, poi dopo qualche tempo tutto si è stabilizzato, poi da qualche settimana ci va ancora meno volentieri e mentre a casa mangia benissimo a scuola chiede che tutto le venga dato in pezzi piccolissimi, addirittura vorrebbe che le tagliassero il riso, e quasi ogni giorno dopo qualche boccone e a volte a fine pranzo, comincia a piangere e vomita!
A merenda invece nessun problema. La maestra mi dice anche che non gioca con nessuno e che alla ora del gioco libero si siede e guarda gli altri e se esortata a giocare dice di essere stanca. Ho provato a farle domande ogni giorno e a trasmetterle entusiasmo per andare e anche a prometterle di fare cose che le piacciono all’uscita se si comporta bene ma quasi sempre inutilmente. A casa è tutta diversa mangia da sola e benissimo e gioca ed è entusiasta e anche socievole quando incontra altri bambini anche se non li conosce. Secondo la maestra non ci sono stati cambiamenti da giustificare il suo cambiamento, e a parte pretende che sia io a risolvere un problema che per altro la bimba a casa non ha. Sono un po’ preoccupata… Solo a parlare di asilo piange!
Io penso che, qualsiasi sia il problema psicologico o comportamentale che ha un bambino (o una bambina) durante le ore di permanenza all’asilo, una parte di responsabilità della mancata serena integrazione sia da imputare al rapporto di fiducia e confidenza che le o la maestra sanno instaurare con lui (o lei).
A volte alcuni bambini hanno bisogno di un piccolo incoraggiamento in più per sentirsi a proprio agio assieme agli altri: una carezza, una breve coccola, un sorriso pieno di comprensione invece, magari, delle solite esortazioni a comportarsi come gli altri anche quando non ne hanno voglia.
Qualcosa che lo o la faccia sentire importante e sicuro di sé come si sente quando è a casa, un gesto che gli ricordi le coccole materne e che lo faccia sentire unico. Spesso basta molto poco per risolvere, almeno in parte, il problema e dare soddisfazione al bimbo.
Però non sempre le maestre o le educatrici ritengono che sia giusto dare attenzioni diverse ai vari bambini: credono che, in questo modo, si ritardi l’integrazione e non si insegni a vivere assieme agli altri oppure si consumi una ingiustizia nei confronti degli altri bambini che non ricevono questa coccola in più.
Eppure a volte basterebbe un pizzico di capacità di ascolto in più, di capacità di diversificare l’approccio che si ha con i vari bambini tenendo conto delle esigenze e dei tempi di ognuno di loro senza per questo pensare che si stia viziando il piccolo o che questo tipo di approccio personalizzato si traduca in una esagerata fatica educativa non dovuta.
Nel caso della tua bimba potrebbe essere utile farle frequentare una o due bambine in orario extra scolastico oppure il fine settimana in modo che diventino le amichette del cuore così che l’idea di ritrovarsi la mattina a scuola crei maggiore desiderio di andarci per condividere le esperienze, proteggersi e darsi man forte l’una con l’altra superando, così, più agevolmente, un eventuale senso di estraneità o di timidezza, specie se la tua bimba è figlia unica.
Se, però, il problema dovesse persistere, meglio chiedere il parere di uno psicologo che saprà inquadrare la situazione in modo più esaustivo di quanto possa fare io.