A 8 mesi si sveglia urlando e vuole essere cullato

Gentilissima Dottoressa,

seguo da tempo la sua rubrica e faccio volentieri tesoro di alcuni suoi consigli.

Sono la mamma felice di un bimbo di otto mesi, nato con un parto un po’ difficile (breve ma intenso dico io, poche ore ma molto dolore per via del cordone ombelicale corto e di una lieve sproporzione feto-pelvica), che da sempre soffre di reflusso gastroesofageo (è in cura con lansoprazolo). Non ho potuto allattarlo se non per pochi giorni perché ha rifiutato categoricamente il seno, poi col tempo ha rifiutato anche il latte artificiale. Dopo uno svezzamento precoce a quattro mesi (anche per via del rifiuto del latte), ha cominciato ad avere risvegli notturni sempre maggiori (fra i tre e i quattro mesi si svegliava massimo una volta a notte!), fino ad arrivare ai sette-otto anche dieci-dodici per notte. Di solito bastava mettere il ciuccio o cullarlo pochi istanti e si calmava.

Ora le cose sono precipitate. Da qualche settimana abbiamo eliminato completamente i latticini dalla dieta, perché ad ogni assunzione di formaggi seguiva un peggioramento vistoso delle sue condizioni (fino a trovare sangue per quanto fosse arrossato il sederino) e sembrava andare meglio. Abbiamo eseguito i RAST in ospedale che non hanno dato risultati se non una lieve anemia (segno secondo la gastroenterologa di un’intolleranza se pur lieve) e un po’ di transaminasi alte (segno secondo lei di reflusso). Il quadro clinico e il fatto che io stessa fossi intollerante da bimba (io a dire il vero ho sofferto di vera malattia da malassorbimento), ha suggerito ai medici la sospensione totale dei latticini.

All’inizio pareva andare meglio, ma il bimbo ha categoricamente rifiutato gli idrolisati sia di riso che di caseina. Così, con l’approvazione della dottoressa siamo passati al latte di asina, che il bimbo prende volentieri ispessito con la crema di riso.

Poi è stato il momento dell’influenza virale, con febbre fino a 40 durata una settimana e contemporaneamente un’infiammazione forte alla gola, un orecchio arrossato e lo spuntare di un dentino. Quindi il bimbo è stato assecondato e quando stava male veniva cullato da me (di notte non vuole mio marito) e spesso ha dormito in braccio a me nel mio letto. Ora sta bene, mangia di gusto, abbiamo smesso l’antibiotico e il dente ha bucato, eppure il bimbo si sveglia letteralmente URLANDO ogni notte (si addormenta da solo verso massimo le 20 e verso le 22.30 massimo cominciano le danze) e si tranquillizza solo se lo prendo in braccio ma in più cammino per la casa!

Se mi siedo tenendolo in braccio, piange anche per 30-40 minuti (io non posso farcela a camminare e sono stata costretta a farlo piangere). Dopo crolla ma se lo rimetto nel lettino si sveglia di nuovo e si ricomincia. Alle quattro, esausta, l’ho portato con me nel lettone tenendolo sempre in braccio e ha dormito (lui!) fino alle 8.10.

Io così chiaramente non posso continuare. Il bambino è inserito al nido (ma ora sono più di dieci giorni che non va causa influenza) e va molto volentieri (per sole sei ore). È un bimbo molto allegro e socievole e di giorno dorme tranquillamente nel suo lettino anche per una-due ore. Sta cominciando anche a gattonare e si regge eretto. Aggiungo che in casa c’è un clima non sempre sereno perché io e il padre spesso discutiamo perché non mi sento molto appoggiata, ma questo dura da tempo e fino ad ora non sembrava averlo molto influenzato.

Ora vorrei sapere se esiste una causa medica che spinga il bimbo a chiedere di essere cullato camminando o se è solo una questione psicologica e come possiamo ovviare a quello che sta succedendo, io sono letteralmente distrutta.

Abbiamo fatto l’esame delle urine ed è negativo, l’esame del sangue fatto per le allergie ha dato i risultati di cui sopra e a parte il dente appena spuntato non so che altro potrebbe avere.

Per sicurezza quando si sveglia urlando gli diamo anche una dose di Riopan gel, ma non sembra trarne molto giovamento e ieri notte per scongiurare un dolore di dentizione ho anche messo una tachipirina ma dopo meno di due ore era già di nuovo sveglio e urlante. Mi scusi per la lungaggine ma so che ha bisogno di informazioni particolareggiate. La prego, mi aiuti! I nostri pediatri sminuiscono il tutto e dicono passerà. Ma se continua così passerò prima io!

Una mamma disperata.


Gli otto mesi sono un’età difficile e complessa per tutti i bambini e non è necessario andare troppo lontano per accorgersene: basta chiedere ad altre mamme o scorrere con un po’ di attenzione tutti i quesiti sul sonno che mi vengono inviati per rendersi conto che la stragrande maggioranza dei disturbi del sonno iniziano proprio a questa età.

Sei, quindi, in ottima e numerosa compagnia e non devi pensare di essere un caso isolato o particolare, benché ogni bambino sia espressione di un mondo a sé, assolutamente unico e non si dovrebbe mai fare di tutta l’erba un fascio.

Detto ciò, ci sono alcune considerazioni da fare: la prima è che la dentizione non è, certo, un evento singolo, ma l’eruzione del primo dentino fa da apripista per tutti gli altri e se il bimbo è molto sensibile e piuttosto insofferente ai piccoli o grandi fastidi che essa comporta, lo dimostrerà in modo eclatante ad ogni nuovo dentino o quasi (soprattutto se nel sonno tende a stringere le gengive) ed è bene mettersi subito l’animo in pace per un po’ di tempo.

La seconda considerazione è che qualsiasi latte diverso dal latte materno, a lungo andare, può creare allergie o intolleranze: è così con la soia, introdotta da più tempo nell’alimentazione alternativa dei bambini allergici e ormai quasi del tutto abbandonata per il gran numero di allergie che può dare, è così con il latte di capra e non è escluso che, prima o poi, potrebbe essere così anche con il latte di asina o con qualsiasi altro latte di mammifero.

Quindi, attenzione anche al latte di asina, benché sembri, per ora, un ottimo sostituto del latte materno in caso di accertata o presunta allergia. Voglio dire: deve essere sempre tenuto presente che se un bimbo allergico al latte vaccino si trova bene con quello di asina per i primi tempi ma ritorna ad avere disturbi dopo un certo periodo di assunzione, questo possa dipendere da una sopraggiunta allergia o intolleranza anche al latte di asina.

Dopo i dentini e l’allergia, vi è, poi, l’inserimento all’asilo nido: anche se ben accettato, almeno in apparenza, si tratta sempre, comunque, di una esperienza nuova e molto coinvolgente per un bambino piccolo che può tradursi in tensione emotiva (anche positiva, perché no?) con espressione psicosomatica soprattutto viscerale, come le coliche, o nervosa come l’insonnia o i frequenti risvegli, così come il bambino, certamente, assorbe come una spugna gli stati d’animo della mamma e se percepisce una mamma depressa o infelice, traduce il tutto nell’ansia di avere una mamma che non lo ama abbastanza, non è sufficientemente empatica con lui con il risultato di non riuscire a rasserenarsi e di richiedere continuamente attenzione e ascolto.

Aggiungi a tutto questo le prime esperienze di distacco dalle braccia materne sia con il nido che con il gattonamento, l’inizio del processo di separazione dalla mamma e di presa di coscienza della propria individualità come essere diverso e "altro" sia dalla mamma che dalla realtà che lo circonda e un carattere, forse, particolarmente esigente del bimbo, per renderti conto di quanti motivi ci possono essere di modificazione del comportamento di un bambino.

A tutto ciò bisogna aggiungere (magari per escluderla), la possibilità che dopo una forma influenzale che ha portato, forse, un po di catarro, il bambino possa avere una otite catarrale anche lieve che da segni di se soltanto di notte in posizione sdraiata oppure che abbia alcuni problemi di strutturazione del sonno, simili, magari, a quelli che poteva avere uno dei due genitori alla stessa età.

Capire il motivo di una agitazione notturna di un bambino non è, quindi, affatto facile, soprattutto quando, nonostante una lettera dettagliata, non si conosce personalmente il bambino e la famiglia. È, però, più facile capire perché il bimbo sembra calmarsi soltanto quando è in movimento: il movimento della mamma lo ha cullato per nove mesi e quando è tenuto in braccio in movimento, forse, rivive le esperienze del periodo prenatale e si tuffa nostalgicamente in esse.

Posso anche ipotizzare che durante la gravidanza ti sei mossa molto e, forse, hai anche camminato molto, magari perché ami farlo o sei abituata a farlo e il bambino in movimento ritrova e riconosce le stesse sensazioni, evidentemente rilassanti e piacevoli, da lui ben conosciute che fanno parte integrante della sua storia e del bagaglio delle sue memorie, così come un bambino di una cantante lirica si addormenta più facilmente quando sente le stesse romanze che la mamma cantava o ascoltava durante la gestazione, purché in modo ripetitivo e un bambino di una musicista si addormenta più facilmente quando ascolta un brano che la madre aveva l’abitudine si suonare in gravidanza.

Poi mi chiedo: forse il tuo bimbo, in queste ultime settimane, è uscito poco (malattia, convalescenza, cattivo tempo…) e anche lo stare troppo in casa non permette un salutare scarico di energie, soprattutto se il bimbo passa da un ambiente chiuso come il nido, dove soggiorna molte ore, forse senza mai uscire, a un altro ambiente chiuso come la casa, dove, tornando a casa poco prima dell’imbrunire, nessuno ha veramente voglia di portarlo a passeggio, sia per stanchezza, sia per timore del freddo e della umidità.

Non so se sia il tuo caso, ma se fosse così, prova a portarlo più spesso fuori casa e anche la sera tardi, se inizia con un pianto apparentemente inconsolabile, prova ad avere il coraggio di coprirlo bene e di farlo uscire di casa per un quarto d’ora: vedrai che tornerà prpfondamente addormentato e non avrai bisogno di abituarlo al lettone.

Ma se proprio del lettone non potrà fare a meno, prova a dargli alcune regole: addormentamento nel lettino, nulla da mangiare o da bere quando si sveglia, cullamento o passeggiata nello stesso luogo dove si addormenta senza prenderlo in braccio (potresti provare a farti prestare una culla che dondola), ciuccio se può servire e se, così facendo, le cose dovessero migliorare o quantomeno non peggiorare, concordare la porzione di notte con il papà dividendo a metà l’onere del riaddormentamento.

Se nulla dovesse funzionare, rimarrebbe sempre il lettone: attenzione, però, alle cattive abitudini, sempre più difficili da togliere con il passare dei mesi se non degli anni e che possono anche minare l’armonia di una coppia.

Esclusa, poi, qualsiasi causa organica di sonno agitato e frequentemente interrotto (ripeto, non escludere il problema del latte solo perché non assume latte vaccino), esiste sempre la possibilità di somministrare per alcuni mesi il Nopron prima di addormentare il bimbo: potrà non risolvere il problema al 100%, ma se anche dimezzasse soltanto il numero dei risvegli notturni del bimbo sarebbe un vantaggio per i genitori oltre che per lui.

Un caro saluto,

Daniela

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.