Raccolta testimonianze di disagio nel post partum

lory76

Messaggio da lory76 » ven mar 20, 2009 4:58 pm

E' da molti giorni che leggo il titolo del post e non so se scrivere o meno.
Scrivo, per me, per liberarmi del peso che comunque gia' si e' scaricato nel tempo, ma scrivo perche possa essere una forza per chi ci sta assando.

Io, giovane donna, solare raggiante, un vulcano di ottimismo e di sana allegria.
Decidiamo di avere un figlio e la primo tentativo resto incinta.
Sono immensamente felice, ma delle analisi mi buttano nella disperazione e passo gli ultimi sei mesi della mia prima gravidanza pensando a una vita con un bambino down.
Continuo a vivere, a ridere, a ricamare il corredino, ma (ora capisco) non penso piu' a mio figlio, non penso al parto, non mi informo sul dopo, sull'allattamento ecc.
E come se oramai fossi rassegnata a un qualcosa che nemmeno io so' cosa sara'.
Nasce greta, e' sana, bella e buona, passo sei giorni in ospedale insieme ad una compagna di letto fantastica, mi sono sembrati cinque giorni in vacanza con un'amica d'infanzia.
Mi sento forte, le infermiere mi chiedono se ho gia' altri figli, vedendomi così sicura nell'armeggiare con la cucciola.
E sono felice, tutti i dubbi sono scomparsi e posso pensare a crescere una figlia che potra' correre, saltare, parlare e vivere senza problemi.
Come entro dalla porta di casa mi assale una grande paura, mi sciolgo in un pianto, interpretandolo come lo sfogo della grande ansia provata in gravidanza.
I primi giorni vanno abbastanza bene, greta ciuccia bene, il latte sembra gia' ben rodato, non mi sembra vero di accudire una neonata con così tanta facilita' e penso: se e' tutto qui allevare un bambino piccolo vedo che non e' difficile come mi raccontavano.
Mi avvicino ai 40 giorni di vita di greta e lentamente giorno dopo giorno sento di perdere il controllo della situazione, e' ormai piu' di un mese che sono chiusa in casa, a parte i controlli di routine, e' inverno,nevica da 15 giorni, non vedo anima viva per giorni interi, mio marito e' impegnato nella pulizia delle strade e lo vedo si e no 3/4 ore la notte.
Greta cambia, o cambio io, o cambia il mio latte, o sono coliche e chi lo sa' cosa veramente e' stato, ma dalle sue regolarissime 6/7 poppate nelle 24 ore comincia ad attaccarsi sempre piu' spesso, nell'arco di 3/4 giorni mi sta' attaccata al seno anche per 17 ore in una giornata, io sono sfinita, la attacco ogni volta, ma vedere la carrozzina che si muove imperteccibilmente mi fa tremare all'idea che lei voglia di nuovo il mio seno.
Piange, disperata dalle sei di sera all'una di notte e io sono sola e comincio ad avere paura di lei. E di me.
Una sera non ce l'ho fatta piu', lei piangeva, rivoleva il seno da cui si era staccata 10 minuti prima, non la sopportavo piu', mi avvicino per prenderla dalla sua carrozzina e mentre mancano sempre meno metri da lei ho paura di farle del male..... sento un'istinto violento in me....
Sono terrorizzata, la lascio lì, da sola e corro di sopra in camera mia e piango disperata.
Chiamo mio marito e gli dico di venire immediatamente a casa da me.
Mi trova trasfigurata, giuro che l'avrei fatta finita in quel momento stesso, quello che era passato davanti a me mi aveva sconvolto e non riuscivo ad accettare di aver potuto pensare di aver paura di fare del male alla mia piccola.
Nel frattempo ho perso 7 kg. in dieci giorni.
La mattina dopo sono dal mio medico, togliamo il mio latte e inzio la cura.
In quindici giorni inizio a stare meglio, ma per un'anno circa ho difficolta' a stare da sola con greta, la sera telefono continuamente a mio marito affinche' rincasi presto.

E' passata, ora greta ha tre anni, la vivo in tutta la bellezza dell'essere madre.
E' stata dura, tanto, e' stata dura accettare di aver provato certi sentimenti, di non volerla, di non riuscire a vivere una fisicita' serena nei primi mesi.
E' passata del tutto quando sono entrata qui un'anno fa (e vi leggevo senza iscrivermi) e ho trovato tante esperienze come la mia e finalmente sono riuscita a "perdonarmi", ho capito che la mia e' stata una vera malattia e che i miei sentimenti erano dovuti a questo.
Finalmente ho potuto guardare negli occhi la mia greta piangere, chiederle scusa e prometterle che sarei stata una madre solare, ottimista, serena e canterina.
Ora sono la sua mamma ed era quello che volevo essere.

Grazie noimamme.


Dona

Messaggio da Dona » lun mar 23, 2009 10:57 am

Eccoci all'appello.
Ci ho meditato un po'.
Giada è stata pensata, voluta e concepita nell'arco di 20 giorni.
Una gravidanza schifosissima, con una minaccia di aborto, un mese con la spada di damocle sulla testa al pensiero che c'era un rischio aumentato per la sindrome di down, minaccia di parto pretermine.
Parto abbastanza difficile, con ventosa e episiotomia.
Però.
Però nasce la mia cucciola, brutta come la morte (tutti gli ipocriti sostenevano il contrario), ma era la mia.
Io, anche se in serissima difficoltà a deambulare, contenta e gongolante del fatto di aver avuto una bimba buonissima, che mangiava e dormiva.
Arriviamo a casa.
E arrivano le grane.
Ho stazionato per 5 giorni in salotto, per non disturbare mio marito.
La piccola aveva fame.
Io non avevo ancora la montata.
Ed in più, mi ostinavo a metterla nella sua carrozzina.
Quindi vicino a me si addormentava, appena la mettevo giù partiva la sirena.
Io terrorizzata dall’idea di farle prendere il vizio.
Lei terrorizzata all’idea che la stessi abbandonando.
Mio marito?
Non c’era.
Lui lavorava ovvio.
Poi tanto la dovevo allattare io no?
All’ottavo giorno, disperata, in lacrime, stanca, e distrutta, chiamo la pediatra per chiedere l’aggiunta.
Mentre vado sento la montata lattea arrivare.
Per tirarla breve ho seguito l’allattamento a tempo non a richiesta.
Giada aveva 15 giorni, mio marito continuava a non accorgersi che io stavo lentamente scivolando nel baratro della disperazione, mi chiedeva soltanto se poteva andare a lavorare tranquillo.
Certo perché a mio marito non sembrava vero che io quella forte, organizzata, sempre lucida e razionale, avessi l’ormone impazzito e vaneggiassi a proposito di buttare di sotto nostra figlia.
Io continuo a ripetere a chiunque voglia ascoltare di aver avuto solo un grandissimo culo nel non aver fatto del male fisico a mia figlia.
Dicevo Giada aveva 15 giorni e mia nonna paterna che viveva in Molise viene a mancare.
Così mi ritrovo da sola, con mia nonna di 80 anni a farmi da mangiare, mio marito che non c’è, e i miei suoceri venuti in visita per una settimana.
Peccato che il motivo della visita fosse organizzare il trasloco definitivo.
Quindi il mio caro maritino, finito il turno di lavoro, non passava neanche da casa, andava direttamente da loro.
Alla mia richiesta disperata di aiuto, mi son sentita rispondere: ma loro hanno bisogno di me.
E io?
Tu ce la fai benissimo, hai tua nonna che ti da una mano, e poi io che posso fare?
La tetta ce l’hai solo tu amore.

Ecco da quel momento, io ho iniziato a provare un odio fortissimo nei confronti del padre di mia figlia.
E credo che in quel momento sia finito il mio matrimonio.
C’erano dei giorni in cui volevo scappare.
Si scappare.
Da tutto, ma soprattutto da mia figlia.
E non tornare più.
Ricordo un giorno, era estate, mio marito rientra da lavoro e mi trova vestita di tutto punto in attesa.
Gli comunico che devo andare a comprare un oggetto.
Lui mi risponde che ci va lui.
Abbiamo iniziato a litigare.
Finchè gli ho detto: la figlia è anche la tua, inizia a guardartela perché io non so se torno.
Cosa sia successo dopo non me lo ricordo.
Ricordo solo una porta sbattuta e due paia d’occhi che mi fissavano mentre me ne andavo.
E finalmente un giorno il mio latte finì.
Dico finalmente, perché quella era la scusa di mio marito per non alzarsi una volta a prendere la piccola, era la scusa per non prendersi in carico la bambina manco un’ora per permettere a me di farmi una doccia in pace.
Ora le scuse sono finite.
Ed io ho ricominciato a vivere.
Purtroppo nel mio caso, mi sono resa conto che anche in quel frangente, mio marito non era al mio pari, ma si aspettava che io dessi indicazioni.
Ora come padre è fantastico.
Ma io non riesco a dimenticare.
Quello che mi rimane è il sentimento della delusione.
Direi che il mio post partum qualche strascico l’ha lasciato.
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Messaggio da Rie » lun mar 23, 2009 12:00 pm

Grazie mille a Lory e Dona!
pafra

Messaggio da pafra » lun mar 23, 2009 12:16 pm

Anche io devo partire dalla mia gravidanza, che è stata un continuo su e giù di emozioni forti, nel bene e nel male.
la mia gravidanza è stata inaspettata ma ci ha resi felici. O, meglio, io ho avuto un attimo di panico ma mio marito mi ha subito fatto passa tutti i dubbi con il suo entusiasmo.
Quando ero incinta di 4 mesi e 1/2 la mia nipotina viene ricoverata con un' infezione al sistema circolatorio presa non si sa dove, come, quando, non si sa se è infettiva, se anche noi potremmo averla presa, se lei avrà delle complicazioni, se il suo cuore rimarrà malato. In poche parole, io sapevo che lei stava molto male, non potevo andarla a trovare, tutta la famiglia cercava di nascondermi le cose ma lo faceva con le lacrime agli occhi. Questo per un mese. Finito l' incubo, io parto per un viaggio rigenerante, anche se molto faticoso. Vabbè, l' ho scelto io di stancarmi e farmi 10 ore di volo.
Al ritorno tutto ok ma a 6 mesi e 1/2 circa ho contrazioni, dolori ... mi ricoverano con minaccia parto pre-termine ( mi ero dilatata ), mi danno del cortisone e, mettendomi la flebo, mi dicono che quando il bimbo nascerà - e secondo loro sarebbe dovuto nascere quella notte - avrà problemi ai polmoni perchè non si sono ancora sviluppati ...
Alla fine riesco a fermare tutto e mi rimandano a casa dopo una settimana con pilloloni da prendere, il divieto di alzarmi dal letto e tanta ansia.
Passano due mesetti e il mio bimbo decide di nascere 3 giorni dopo il termine con un parto naturale velocizzato dall' ossitocina e battiti del cuore altissimi.
Tutto ok, lui è bianco e rosa, bello come il sole, si attacca da subito al seno; io sto benissimo, ho un bel sorriso e quasi non mi sdraio nemmeno dalla forza che mi sento dentro.
Così per tre giorni. Quando sono bella pulita, lavata, pettinata, pronta per portarmi il mio bambino a casa, viene il pediatra in camera e mi dice che c' è qualcosa che non va, che il bimbo si muove molto, più degli altri, probabilmente è epilettico e si devono fare dei controlli.
Ecco, da lì penso di aver cominciato a non vedere, mi sentivo dentro uno di quei cartoni animati giapponesi in cui tu sei lì in mezzo al nero con tanti lampi di luce che ti girano intorno. E non capisci più niente.
Quando hanno fatto l'elettroencefalogramma a mio figlio mi sono fatta la pipì addosso. Sì, ero lì seduta che lo guardavo e quando mi sono alzata ho realizzato che ero tutta bagnata. Neanche me ne ero accorta ...
Il latte è abbondante e, nonostante tutto lo stress, non mi abbandona.
In poche parole ci rimandano a casa dopo una settimana dicendo che non risultava niente ma dovevamo andare da un neurologo pediatrico per ulteriori accertamenti. Anche lì non risulta niente ma io sono nel buio. Il fatto che non capiscano perchè mio figlio faccia QUEI movimenti, che io non riuscivo nemmeno a guardare, mi fa stare ancora peggio. Penso che vogliano nascondermi qualcosa.
Mi chiudo in casa e sto tutto il giorno lì con il mio bambino, non voglio che nessuno mi venga a trovare, nessuno deve vedere me e il mio bambino perchè siamo malati, non rispondo al telefono, non accetto complimenti per la nascita.
non dormo perchè voglio controllare assolutamente quando il mio bambino fa quei maledetti movimenti.
Mio marito in tutto questo va a lavorare con la certezza che l' avrei chiamato da lì a poco supplicandolo di venire a casa perchè vorrei tanto buttarmi giù dal balcone. Lo vorrei proprio tantissimo. Mi sento una merda di madre perchè non coccolo il mio bambino come dovrei, perchè in quel momento vorrei solo morire.
Provo ad uscire una volta e vado dal macellaio in piazza ... alla cassa c'è appeso un foglio in cui si ringrazia per l' aiuto dato a un bambino che è morto a 3 mesi per una strana sindrome che come sintomi dava solo delle crisi epilettiche ....
scappo a casa, NON VOGLIO PIU' USCIRE, mai più nella mia vita. Voglio stare qua a guardare il muro e a sperare di morire.
Poi passano i mesi. E quei movimenti bastardi diminuiscono di intensità e di frequenza. Ma ancora io sto male, non ci credo che possano andare via. Non posso crederci.

A tre mesi passano del tutto: era solo un adattamento alla vita esterna, fuori dalla pancia. Accetto questa spiegazione ma continuo a vivere nella paura per mesi. Mesi in cui non mi sento capita, mi sento in colpa perchè in gravidanza ho avuto troppi stress e paure che gli ho trasmesso tramite il codone ombelicale. Quei battiti alti erano il sntomo di qualcosa che gli ho causato IO.
Questi mesi sono diventati quasi anni e io e mio marito ci siamo separati. Perchè non mi ha capita e per altri motivi. Non basta stare vicini e dire che non è niente.
Bisogna andare nel profondo della nostra anima di mamme, non solo di donne, ma così improvvisamente, inaspettatamente, faticosamente, FELICEMENTE di mamme.
eli.sa

Messaggio da eli.sa » lun mar 23, 2009 3:21 pm

Non so se sono off topic, lo chiedo a voi, e poi se è il caso vi posto quello che avrei da dire.
Io sono figlia di una madre che ha sofferto di una depressione post partum molto forte, che se la porta ancora dietro, in forma diversa.
Ho vissuto sulla mia pelle gli strascichi di una depressione post partum non diagnosticata in primis e mal curata poi...
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Messaggio da Rie » lun mar 23, 2009 4:43 pm

Intanto grazie anche a Paola.

Ciao Elisa!
Off topic nel nostro forum non lo si è mai :)
Comunque questa sezione è appena stata aperta, puoi inserire un tuo post autonomo, se lo desideri. Siamo qui ad ascoltarti, e c'è anche la dottoressa Viviana Garbagnoli, dell'associazione La Casa Rosa di Milano.
eli.sa

Messaggio da eli.sa » lun mar 23, 2009 6:42 pm

Rie ha scritto:Intanto grazie anche a Paola.

Ciao Elisa!
Off topic nel nostro forum non lo si è mai :)
Comunque questa sezione è appena stata aperta, puoi inserire un tuo post autonomo, se lo desideri. Siamo qui ad ascoltarti, e c'è anche la dottoressa Viviana Garbagnoli, dell'associazione La Casa Rosa di Milano.
ciao Rie, ti ringrazio.
Appena mi trovo un pò più di tempo (magari domani con calma) aprirò un post.
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Messaggio da Alessia M. » mer mar 25, 2009 9:07 am

Parte della mia esperienza già ce l'hai, ma l'altro giorno ho fatto una riflessione parlando con un'amica e volevo condividerla con voi.

La cosa che a me faceva più paura al rientro dalla clinica era dover rispettare degli orari, sì perchè io non mi sentivo inadeguata come mamma, ma come moglie e padrona di casa.

Avevo il terrore che Gianluca tornando a casa dal lavoro non trovasse il pranzo pronto e poi facesse tardi al rientro, che venissero persone a trovarmi ed io non ero ingrado di accoglierle, non potere studiare e rinviare ancora la laurea...

Io ho pianto disperatamente quando mia suocera è andata via perchè i primi giorni mi ha aioutato tanto averla in casa ed ogni volta che pensavo che doveva andare via mi prendeva il panico.

L'unica cosa che avrei voluto era potermi mettere a letto o sul divano con Adele sulla pancia o attaccata al seno (dove lei chiedeva di stare ininterrottamente) senza sensi di colpa e senza altri pensieri del tipo "devo fare questo, devofare quello, ma con lei che fa così come faccio??"...

Spero che queste riflessioni possano esserti utili!!!
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