Il disegno conteso
Il disegno conteso
Ieri, all'uscita dall'asilo, Luna mi mostra un disegno con una casa e un giardino. È molto colorato e le dico che è bellissimo, ma lei non è dell'idea di lasciarmelo, tanto che me lo toglie subito dalle mani e dice che lo vuole regalare a Lorenzo.
Prima ancora che possa sorridere all'idea di questa bimba tanto affezionata a un suo compagno (non fa altro che parlare di lui, e disegna per lui, e scrive il suo nome, e pensa a lui quando va a letto, ecc.), lei corre verso la fine del corridoio, chiamandolo.
Per l'occasione, lui è con la madre, che non vedo mai. Luna lo chiama disperatamente, ma lui non ha nessuna intenzione di fermarsi, è agitato, felice di uscire, le fossette intorno agli occhi si fanno ancora più profonde, punta forsennatamente la porta dell'asilo. Lei gli si para di fronte più volte gridando -nel caos- "È per te, Lorenzo, te lo regalo! L'ho fatto per te! Te lo voglio regalare! Lorenzo, prendilo!" ma lui non la vede neppure, come se non esistesse nessuna bambina bionda che lo chiama a gran voce.
Lei non si arrende e io seguo la scena con un sentimento che fa schiuma dentro di me. Prima che possa uscire, lei gli fa vedere per l'ultima volta il disegno e lui, senza neppure guardarla in faccia, dà un colpo violento al foglio, gettandolo a terra, e imbocca la porta.
A quel punto lo sguardo di Luna cerca il mio. Ha gli angoli della bocca girati in giù, resta immobile lì dove è stata rifiutata, le braccia penzoloni lungo la giacca a fiori.
In quel momento, tutti i rifiuti subìti nella mia infanzia, tornano a pungermi come taglienti grimaldelli, che si fanno largo nel mio incoscio.
La prendo in braccio e lei mi si aggrappa silenziosa. Le dico che il disegno lo vorrei io... lo raccolgo da terra, ha un'impronta di scarpa sopra.
Lei mi fa un bacio ma non è a me che vuole regalare quel disegno, sgattaiola via e lo porge a un altro suo compagno più grande, Nicholas, con la faccia di nuovo allegra. Questa volta, il bimbo lo prende con grazia, lo guarda e mi fa un sorriso: "Oooh, che bello..." e in quella esclamazione sento sorniona un bel po' di ironia, ma sorrido anch'io.
Tornando a casa, lei si stupisce di sentirmi nervosa, che c'è, continua a chiedermi. Che c'è?? Ma hai visto come si è comportato il tuo amore? Ringhio.
"Ma tu non te la devi prendere mamma. Si vede che a Lorenzo non piaceva il mio disegno."
Per lei è tutto passato, non è stato niente, è tutto così semplice: il disegno non gli piaceva, ecco perché si è comportato così.
Credo di aver molto da imparare ancora.
Prima ancora che possa sorridere all'idea di questa bimba tanto affezionata a un suo compagno (non fa altro che parlare di lui, e disegna per lui, e scrive il suo nome, e pensa a lui quando va a letto, ecc.), lei corre verso la fine del corridoio, chiamandolo.
Per l'occasione, lui è con la madre, che non vedo mai. Luna lo chiama disperatamente, ma lui non ha nessuna intenzione di fermarsi, è agitato, felice di uscire, le fossette intorno agli occhi si fanno ancora più profonde, punta forsennatamente la porta dell'asilo. Lei gli si para di fronte più volte gridando -nel caos- "È per te, Lorenzo, te lo regalo! L'ho fatto per te! Te lo voglio regalare! Lorenzo, prendilo!" ma lui non la vede neppure, come se non esistesse nessuna bambina bionda che lo chiama a gran voce.
Lei non si arrende e io seguo la scena con un sentimento che fa schiuma dentro di me. Prima che possa uscire, lei gli fa vedere per l'ultima volta il disegno e lui, senza neppure guardarla in faccia, dà un colpo violento al foglio, gettandolo a terra, e imbocca la porta.
A quel punto lo sguardo di Luna cerca il mio. Ha gli angoli della bocca girati in giù, resta immobile lì dove è stata rifiutata, le braccia penzoloni lungo la giacca a fiori.
In quel momento, tutti i rifiuti subìti nella mia infanzia, tornano a pungermi come taglienti grimaldelli, che si fanno largo nel mio incoscio.
La prendo in braccio e lei mi si aggrappa silenziosa. Le dico che il disegno lo vorrei io... lo raccolgo da terra, ha un'impronta di scarpa sopra.
Lei mi fa un bacio ma non è a me che vuole regalare quel disegno, sgattaiola via e lo porge a un altro suo compagno più grande, Nicholas, con la faccia di nuovo allegra. Questa volta, il bimbo lo prende con grazia, lo guarda e mi fa un sorriso: "Oooh, che bello..." e in quella esclamazione sento sorniona un bel po' di ironia, ma sorrido anch'io.
Tornando a casa, lei si stupisce di sentirmi nervosa, che c'è, continua a chiedermi. Che c'è?? Ma hai visto come si è comportato il tuo amore? Ringhio.
"Ma tu non te la devi prendere mamma. Si vede che a Lorenzo non piaceva il mio disegno."
Per lei è tutto passato, non è stato niente, è tutto così semplice: il disegno non gli piaceva, ecco perché si è comportato così.
Credo di aver molto da imparare ancora.
Ross, mi hai stretto il cuore. Perchè tante volte anch'io reputo importanti e foriere di chissà quali conseguenze delle cose che invece poi per loro non hanno importanza. E' l'errore di giudicare con il nostro metro di valutazione anzichè col loro, ma non credo se possa fare a meno...
Un bacio grande a Luna, strepitosa come sempre.
Un bacio grande a Luna, strepitosa come sempre.
Sì, forse lo sbaglio è vederla molto simile a quella che sono ora (da piccola ero molto diversa da lei) e quindi di trascinare involontariamente su di lei tutti i miei patemi, i miei ricordi, le mie angoscie passate.
Invece lei non la vive così: tutto ha un peso diverso, ed è grazie a lei che certe cose riesco a vederle con una stima più leggera.
Nulla mi vieta di ringhiare quando vedo certe situazioni, ma ho come l'impressione che lei sappia cavarsela più di me...
Invece lei non la vive così: tutto ha un peso diverso, ed è grazie a lei che certe cose riesco a vederle con una stima più leggera.
Nulla mi vieta di ringhiare quando vedo certe situazioni, ma ho come l'impressione che lei sappia cavarsela più di me...
ma quanto hai ragione!Bibi ha scritto:Ho le lacrime agli occhi Ross. Quante ne dovremo vedere di queste cose? Quanto dovremo soffrire al posto loro? Che fregatura diventare mamme ..
solo che alle volte davvero dovremmo ragionare come ragionano loro, ci faremmo molti meno problemi e paranoie
loro sono così semplici e nella semplicità hanno il dono di sorridere sempre