Non solo a proposito di cibo ...
Non solo a proposito di cibo ...
Non trovo titolo migliore, spero mi capiate leggendo qui.
Nel post della visita dei tre anni di Dodino ( a pag. 2 del post http://www.noimamme.it/forum/showthread.php?t=52241) ho raccontato un pochino anche di Sofia. Alla pediatra, in assenza di Sofia, ho portato le misure della "piccina" e assieme abbiamo osservato le curve di crescita che sta seguendo sia in altezza che in peso. Il peso ha subito, negli ultimi due anni, una impennata, tant'è che adesso in effetti è sovrappeso.
Tralasciando tutti i discorsi sulle regole alimentari, su come cucinare, cosa proporle ecc ecc (se volete ne parliamo, ma sono in fondo le solite cose), ho riflettuto su un'altra serie di cose che avvengono intorno a noi e a Sofia in particolare, soprattutto a frasi, dette in maniera spensierata, che secondo me fanno male o peggio ancora faranno male in futuro.
Vige la mentalità del "ciccio è bello" oppure "ciccio è sano", nulla di più sbagliato soprattutto nel secondo caso.
Le due frasi che Sofia si sente dire più spesso (e che ho smesso di dire io, ma non sono io il problema quanto in primo luogo i nonni e qualche mamma amica .... forse invidiosa se cfr l'appetito dei propri figli):
1) "che mangiona che sei!!!! certo che hai un ottimo appetito!"
2) "Certo che Sofia è proprio bella in carne eh?" oppure "che robusta che sta diventando Sofia"
io credo che la prima frase sia terribile, perchè in una bambina che spesso è la "brava bambina" possa portare anche a mangiare per compiacere l'adulto, per farsi dire "ma che brava che sei" e così via
la seconda frase la vedo come una bomba a orologeria, pronta a scoppiare nella pre adolescenza, quando le trasformazioni ti rendono un po' più fragile e l'aspetto esteriore diventa un passaporto - più di altre fasi di età - per essere e sentirsi accettate
ho chiesto ai nonni di evitare di dire cose simili d'ora in poi ....
che ne dite? condividete?
Nel post della visita dei tre anni di Dodino ( a pag. 2 del post http://www.noimamme.it/forum/showthread.php?t=52241) ho raccontato un pochino anche di Sofia. Alla pediatra, in assenza di Sofia, ho portato le misure della "piccina" e assieme abbiamo osservato le curve di crescita che sta seguendo sia in altezza che in peso. Il peso ha subito, negli ultimi due anni, una impennata, tant'è che adesso in effetti è sovrappeso.
Tralasciando tutti i discorsi sulle regole alimentari, su come cucinare, cosa proporle ecc ecc (se volete ne parliamo, ma sono in fondo le solite cose), ho riflettuto su un'altra serie di cose che avvengono intorno a noi e a Sofia in particolare, soprattutto a frasi, dette in maniera spensierata, che secondo me fanno male o peggio ancora faranno male in futuro.
Vige la mentalità del "ciccio è bello" oppure "ciccio è sano", nulla di più sbagliato soprattutto nel secondo caso.
Le due frasi che Sofia si sente dire più spesso (e che ho smesso di dire io, ma non sono io il problema quanto in primo luogo i nonni e qualche mamma amica .... forse invidiosa se cfr l'appetito dei propri figli):
1) "che mangiona che sei!!!! certo che hai un ottimo appetito!"
2) "Certo che Sofia è proprio bella in carne eh?" oppure "che robusta che sta diventando Sofia"
io credo che la prima frase sia terribile, perchè in una bambina che spesso è la "brava bambina" possa portare anche a mangiare per compiacere l'adulto, per farsi dire "ma che brava che sei" e così via
la seconda frase la vedo come una bomba a orologeria, pronta a scoppiare nella pre adolescenza, quando le trasformazioni ti rendono un po' più fragile e l'aspetto esteriore diventa un passaporto - più di altre fasi di età - per essere e sentirsi accettate
ho chiesto ai nonni di evitare di dire cose simili d'ora in poi ....
che ne dite? condividete?
ciccio è bello.
ho sempre pensato a questa frase nei primi messi della vita di un bambini, fino all'anno.
quando un bambino inizia a vivere muovendosi, io ciccio no lo trovo bello.
poi certo, dipende anche da che ciccio si intente, eccessivo non mi piace nemmeno prima dell anno.
mia cugina a due anni pesava 9 chili e mezzo.
ovvio che, quando ha iniziato finalmente a mangiare, i nonni e la mamma dicevano spesso "dai che brava, che bella bimba che mangia tutto".
ora ha 14 ed è in sovrappeso, quindi gli tocca una dieta per forza di cose, perchè si sta rovinando.
e non ce la fa, non riesce a stare distante dal cibo ora...
sua madre si pente per averle fatto mangiare tanto dopo i due anni, ma avendoil rischio opposto ha scelto questa tecnica per migliorare il peso della bimba.
perdendo poi il punto di vista...
ora sofia è piccina, ha solo 5 anni giusto? cè tutto il tempo per farle capire cosa è bene o cosa è male.
ma certe frasi, almeno in famiglia, le eviterei si.
ho sempre pensato a questa frase nei primi messi della vita di un bambini, fino all'anno.
quando un bambino inizia a vivere muovendosi, io ciccio no lo trovo bello.
poi certo, dipende anche da che ciccio si intente, eccessivo non mi piace nemmeno prima dell anno.
mia cugina a due anni pesava 9 chili e mezzo.
ovvio che, quando ha iniziato finalmente a mangiare, i nonni e la mamma dicevano spesso "dai che brava, che bella bimba che mangia tutto".
ora ha 14 ed è in sovrappeso, quindi gli tocca una dieta per forza di cose, perchè si sta rovinando.
e non ce la fa, non riesce a stare distante dal cibo ora...
sua madre si pente per averle fatto mangiare tanto dopo i due anni, ma avendoil rischio opposto ha scelto questa tecnica per migliorare il peso della bimba.
perdendo poi il punto di vista...
ora sofia è piccina, ha solo 5 anni giusto? cè tutto il tempo per farle capire cosa è bene o cosa è male.
ma certe frasi, almeno in famiglia, le eviterei si.
Ti capisco e sono d'accordo.
Anche nel nostro caso esistono, soprattutto in famiglia, entrambi i problemi. Sia chi ha quella del "brava che hai mangiato tutto", sia chi sta a sottolineare la robustezza, talvolta in senso positivo, talvolta meno.
Trovo più facile rimediare il primo errore, sul secondo mi trovo in difficoltà perchè temo che potrebbe essere fonte di discussione, sai che con certe persone che sanno tutto loro non è facilissimo interagire. Poi purtroppo già a scuola iniziano a notare queste cose, insomma è il momento di intervenire anche per noi.
Anche nel nostro caso esistono, soprattutto in famiglia, entrambi i problemi. Sia chi ha quella del "brava che hai mangiato tutto", sia chi sta a sottolineare la robustezza, talvolta in senso positivo, talvolta meno.
Trovo più facile rimediare il primo errore, sul secondo mi trovo in difficoltà perchè temo che potrebbe essere fonte di discussione, sai che con certe persone che sanno tutto loro non è facilissimo interagire. Poi purtroppo già a scuola iniziano a notare queste cose, insomma è il momento di intervenire anche per noi.
Per mia esperienza ti darei una regola generale, applicabile sempre, che possa farti orientare in ogni scelta sia comportamentale che linguistica, anche perchè il linguaggio è il veicolo primo della comunicazione razionale ed emotiva x cui curarlo è importante tanto quanto curare il comportamento.
la regola, che sembrerebbe insana tanto è categorica, è questa: mai collegare il cibo e l'atto dell'alimentarsi ad altri aspetti sia fisici che emotivi della persona, della famiglia o della relazione.
se applicata cum grano salis, ossia con buon senso, resta la migliore indicazione per far sì che non si instaurino Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) nei figli.
Ovviamente un DCA per svilupparsi ha bisogno d'altro, però se non è alimentato (perdona il gioco di parole) dalla comunicazione verbale, ha molte probabilità in meno di insorgenza.
Pensieri utili per comunicare con i figli (e le figlie soprattutto) sono questi:
il cibo serve esclusivamente per nutrirsi
il cibo non è merce di scambio affettivo o emotivo
la scarsa o l'eccessiva alimentazione danneggiano (se danneggiano effettivamente) a livello strettamente fisico ma non portano con sè connotazioni di valore o morali
mai coinvolgere il cibo in sistemi di premio, punizione, ricatto
possibilmente rendere il momento del pasto sereno e tranquillo
mai fare discorsi che colleghino l'alimentazione all'aspetto esteriore e fisico ma piuttosto evidenziare che una scorretta alimentazione danneggia a livello funzionale (NO a frasi del tipo: "sei un ingordo, sei un goloso, se mangi ingrassi" SI a frasi del tipo.: "se a questo pasto mangi troppo ti viene mal di stomaco, mangia più lento che non digerisci" eccetera.)
mangiare tanto o poco sono caratteristiche individuali (che possono essere ovviamente direzionate da genitori attenti) così come preferire uno sport o un altro e non devono essere occasioni di rimprovero o di lode.
esistono metodi per limitare l'alimentazione eccessiva di un bambino che si possono adeguare agli standard sopra descritti.
COME IN TUTTI GLI ALTRI ASPETTI DELL'EDUCAZIONE I GENITORI DANNO LA REGOLA E NE CHIEDONO IL RISPETTO A NONNI O ALTRI ADULTI CON CUI I BAMBINI STANNO IL LORO ASSENZA O PRESENZA, ASPETTANDOSI COLLABORAZIONE.
da ultimo, i bimbi non mangiano per compiacere l'adulto o per farlo indispettire, non mettono sentimenti nell'alimentazione. sempre e finchè non siano "educati" dagli adulti a farlo. l'adulto non dovrebbe proiettare un intenzionalità del genere sul comportamento infantile, neppure se questa vi fosse realmente, per non offrire il destro a manipolazioni filiali attraverso il cibo.
la regola, che sembrerebbe insana tanto è categorica, è questa: mai collegare il cibo e l'atto dell'alimentarsi ad altri aspetti sia fisici che emotivi della persona, della famiglia o della relazione.
se applicata cum grano salis, ossia con buon senso, resta la migliore indicazione per far sì che non si instaurino Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) nei figli.
Ovviamente un DCA per svilupparsi ha bisogno d'altro, però se non è alimentato (perdona il gioco di parole) dalla comunicazione verbale, ha molte probabilità in meno di insorgenza.
Pensieri utili per comunicare con i figli (e le figlie soprattutto) sono questi:
il cibo serve esclusivamente per nutrirsi
il cibo non è merce di scambio affettivo o emotivo
la scarsa o l'eccessiva alimentazione danneggiano (se danneggiano effettivamente) a livello strettamente fisico ma non portano con sè connotazioni di valore o morali
mai coinvolgere il cibo in sistemi di premio, punizione, ricatto
possibilmente rendere il momento del pasto sereno e tranquillo
mai fare discorsi che colleghino l'alimentazione all'aspetto esteriore e fisico ma piuttosto evidenziare che una scorretta alimentazione danneggia a livello funzionale (NO a frasi del tipo: "sei un ingordo, sei un goloso, se mangi ingrassi" SI a frasi del tipo.: "se a questo pasto mangi troppo ti viene mal di stomaco, mangia più lento che non digerisci" eccetera.)
mangiare tanto o poco sono caratteristiche individuali (che possono essere ovviamente direzionate da genitori attenti) così come preferire uno sport o un altro e non devono essere occasioni di rimprovero o di lode.
esistono metodi per limitare l'alimentazione eccessiva di un bambino che si possono adeguare agli standard sopra descritti.
COME IN TUTTI GLI ALTRI ASPETTI DELL'EDUCAZIONE I GENITORI DANNO LA REGOLA E NE CHIEDONO IL RISPETTO A NONNI O ALTRI ADULTI CON CUI I BAMBINI STANNO IL LORO ASSENZA O PRESENZA, ASPETTANDOSI COLLABORAZIONE.
da ultimo, i bimbi non mangiano per compiacere l'adulto o per farlo indispettire, non mettono sentimenti nell'alimentazione. sempre e finchè non siano "educati" dagli adulti a farlo. l'adulto non dovrebbe proiettare un intenzionalità del genere sul comportamento infantile, neppure se questa vi fosse realmente, per non offrire il destro a manipolazioni filiali attraverso il cibo.
Sono d'accordissimo Chiara, pensa che da quando siamo in casa coi miei io preferisco che Irene mangi in un'altra stanza (a volte mangio io con lei, a volte sola, a volte a tavola solo se gli altri non ci sono o hanno già mangiato o mangiano dopo).
capisco la convivialità ecc ma mi scoccerebbe di più rovinare tutto quello che ho fatto finora per farle avere un rapporto sereno col cibo.
Ho l'immagine di me, bimba in sovrappeso, che lucidavo il piatto per sentirmi dire brava, e che poi più avanti non sopportavo mi si guardasse mentre mangiavo ecc ecc
capisco la convivialità ecc ma mi scoccerebbe di più rovinare tutto quello che ho fatto finora per farle avere un rapporto sereno col cibo.
Ho l'immagine di me, bimba in sovrappeso, che lucidavo il piatto per sentirmi dire brava, e che poi più avanti non sopportavo mi si guardasse mentre mangiavo ecc ecc
le ferite che ciascuna di noi si porta dentro x sempre possono essere usate per piangersi addosso sentendosi in colpa per ciò che è stato, irrimediabilmente compromesse nel nostro rapporto con cibo e corpo. Oppure, come tu saggiamente esprimi, possono positivamente insegnarci a non ripetere gli stessi copioni con i nostri figli.
ecco che una brutta esperienza come figlia può trasformarsi in una bella esperienza come madre. ecco un bel riscatto, Cosetta.
ecco che una brutta esperienza come figlia può trasformarsi in una bella esperienza come madre. ecco un bel riscatto, Cosetta.
grazie a tutte, trovo questa discussione molto interessante (grazie Chiara, attendevo il tuo intervento e sei stata chiarissima e esauriente come sempre in merito)
presuntuosamente o a ragione, non so, io rimango della idea che io e Nicola siamo mediamente attenti a tutte queste cose; ci siamo sempre detti (e detto a loro) che i bimbi non devono finire quello che c'è nel piatto ma mangiare quello che si sentono di fare
il problema è anche un problema di contorno, di quelle persone che i nostri figli frequentano al di fuori della strettissima cerchia familiare:
a casa della nonna (mia suocera), con due cuginetti che spizzicano e soprattutto non stanno a tavola, non godono della convivialità, i nostri figli spiccano per appetito e gioia di stare assieme ... e qui si finisce sempre sempre per sentire frasi tipo "certo che hanno un appetito i tuoi figli!" oppure su Sofia, in cfr alla cugina di sette anni "sì sono alte uguali nonostante i due anni di differenza, ma certo che Sofia è ben più robusta"
a casa dei miei dove per ogni cosa fuori pasto (cracker, schiacciatine, uva, ecc che portano dalla merenda alla cena senza interruzione) mi trovo a discutere con mia mamma, stremata per questa battaglia su un duplice fronte
a scuola, dove in mezzo ad una classe di inappetenti, spicca Sofia che chiede il bis di pasta ... spesso ... e nonostante avessimo chiesto alle maestre di non concederlo, alla fine ha funzionato per poco tempo: in fondo come fare a di di no a Sofia mentre danno il bis agli altri? oppure .. le maestre di Sofia sanno di non dover dare il bis, ma le bidelle? e le altre maestre? e così Sofia torna e mi dcie "sai ho mangiato due piatti di lasagne, erano così buone!"
a proposito di scuola, lì ho i dubbi maggiori
in fondo, potrei scrivere una lettera alla direzione chiedendo di non dare bis di pasta/riso ai miei figli e credo che per iscritto mi si dovrebbe ascoltare (anche perchè la lettera verrebbe protocollata ecc ecc): ma fino a che punto una tale mossa risulterebbe efficace? non rischio forse di rendere questa mossa una arma a doppio taglio, facendo dei miei figli dei "diversi " nella loro piccola società?
ditemi la vostra
presuntuosamente o a ragione, non so, io rimango della idea che io e Nicola siamo mediamente attenti a tutte queste cose; ci siamo sempre detti (e detto a loro) che i bimbi non devono finire quello che c'è nel piatto ma mangiare quello che si sentono di fare
il problema è anche un problema di contorno, di quelle persone che i nostri figli frequentano al di fuori della strettissima cerchia familiare:
a casa della nonna (mia suocera), con due cuginetti che spizzicano e soprattutto non stanno a tavola, non godono della convivialità, i nostri figli spiccano per appetito e gioia di stare assieme ... e qui si finisce sempre sempre per sentire frasi tipo "certo che hanno un appetito i tuoi figli!" oppure su Sofia, in cfr alla cugina di sette anni "sì sono alte uguali nonostante i due anni di differenza, ma certo che Sofia è ben più robusta"
a casa dei miei dove per ogni cosa fuori pasto (cracker, schiacciatine, uva, ecc che portano dalla merenda alla cena senza interruzione) mi trovo a discutere con mia mamma, stremata per questa battaglia su un duplice fronte
a scuola, dove in mezzo ad una classe di inappetenti, spicca Sofia che chiede il bis di pasta ... spesso ... e nonostante avessimo chiesto alle maestre di non concederlo, alla fine ha funzionato per poco tempo: in fondo come fare a di di no a Sofia mentre danno il bis agli altri? oppure .. le maestre di Sofia sanno di non dover dare il bis, ma le bidelle? e le altre maestre? e così Sofia torna e mi dcie "sai ho mangiato due piatti di lasagne, erano così buone!"
a proposito di scuola, lì ho i dubbi maggiori
in fondo, potrei scrivere una lettera alla direzione chiedendo di non dare bis di pasta/riso ai miei figli e credo che per iscritto mi si dovrebbe ascoltare (anche perchè la lettera verrebbe protocollata ecc ecc): ma fino a che punto una tale mossa risulterebbe efficace? non rischio forse di rendere questa mossa una arma a doppio taglio, facendo dei miei figli dei "diversi " nella loro piccola società?
ditemi la vostra