Il concetto di "casa" per il bambino

Per parlare dei più piccoli, da 0 a 5 anni
gilumba

Messaggio da gilumba » mer lug 16, 2008 11:21 pm

Innanzitutto, grazie a tutte: è una discussione interessantissima e ringraziando soprattutto chiaretta per la sua esperienza diretta (che, secondo me, non è comune) spero proprio che altre persone che vivono una situazione di questo tipo riescano a condividerla con noi.
Certo la casistica è veramente ampia: nei casi che conosco personalmente (parecchi, purtroppo) quasi nessuno riesce a ristabilire un equilibrio, qualunque esso sia, e difficilmente viene ricostruito un ambiente "indifferente". Di norma uno dei due rimane il titolare - di fatto - del "focolare" domestico (anche se un po' "monco", soprattutto se il bimbo è abbastanza grande da ricordare com'era "prima"), mentre l'altro costituisce l'eccezione, magari non proprio la "minivacanza", ma certamente un qualcosa di "diverso" dalla sua casa.
Sono d'accordo che l'affetto e l'emotività giocano moltissimo, ma credo che la creazione di un ambiente fisico, dotato di stabilità e "familiarità" sia fondamentale per minimizzare l'impatto.
Ed è anche vero che i bimbi sono grandiosi: la loro capacità di capire è assolutamente stupefacente: in un caso di mia conoscenza, la piccola (4 anni), dopo la separazione e la ricreazioni di relazioni sentimentali dei genitori ha chiesto alla mamma: "ma perchè non chiedi a Tizio (il nuovo "compagno") di vivere con noi, mamma? Come ha fatto papà con "Caia" (nuova compagna)! Stupore, e la famiglia di fatto si è allargata (raddoppiata?).
La verità è che (e non voglio essere necessariamente pessimista) però che valutare l'effettivo impatto di una separazione su un bambino è estremamente difficile (...).
Erano altri tempi, ma la mia esperienza personale (di figlia di separati) è devastante, in questo senso: mancavano però tutti gli strumenti di oggi, c'era una non comunicazione e - certamente - nel mio caso, una tale ostilità e odio che hanno spazzato via qualsiasi idea di focolare e di casa.
Vi abbraccio


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laste
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Messaggio da laste » mer lug 16, 2008 11:25 pm

Athina ha scritto: E`vero che i legami crescono grazie alla continuitá della quotidianitá.
Peró fatico lo stesso a capire come si possa "dimenticare" un figlio...
io invece credo di immaginarmi come avviene,e penso che sia anche piu' facile per un maschio (un padre) che per una madre
credo che dopo 2-3-5 anni che vedi tuo figlio un pomeriggio a settimana,e non hai il contatto con l'altro genitore (la madre) che ti racconti le tante cose che ti perdi ogni giorno,e magari questo figlio intanto diventa preadolescente o adolescente e comunque e' preso molto dal suo mondo esterno anziche' i genitori,e magari vede una figura paterna nel nuovo compagno della madre...insomma al di la dell'affetto una situazione di contatto di poche ore a settimana credo possa portare a sentire tuo figlio un estraneo o quasi,e a non avere armi o possibilita' di avere un rapporto piu' profondo perche' quello e' il tempo che ti e' dato a disposizione
deve essere proprio brutto
chiaretta_1974

Messaggio da chiaretta_1974 » mer lug 16, 2008 11:32 pm

Proprio perchè il rischio di maggiore allontanamento è quello paterno, credo che da parte della mamma sia necessario farsi un po' da parte, non voler sopperire agli inevitabili sensi di colpa con una presenza troppo ingombrante. Accettare di vedere meno i figli significa promuovere un buon rapporto tra bambini e padre: il tempo trascorso senza di loro è tempo in cui essi costruiscono la loro relazione con la figura maschile, e questa con loro. Non è facile, ma se l'ottica è quella del benessere dei figli e non del proprio, bisogna andare in questa direzione.
alilali

Messaggio da alilali » gio lug 17, 2008 6:49 am

Io mi sono separata che Giulia aveva 2 anni con separazione consensuale e affido esclusivo alla madre ... il padre (che adora sua figlia) la poteva comunque vedere quando voleva, se era inverno, pioveva o la bimba era malata gli lasciavo la casa libera e uscivo Io.
In sede di divorzio l'avvocato ha proposto l'affido condiviso 1 settimana a testa (premetto che il papà di Giulia si era preventivamente trasferito con la sua famiglia nel mio stesso paese).... ero molto perplessa, ma Giulia che aveva a quell'epoca 8 anni ne era entusiasta; così la mia bambina passa una settimana con il papà ed una con la mamma, non gira con una valigia, ma ha tutto doppio naturalmente.
Lei ne è felicissima ... cosa vi devo dire non l'avrei mai detto!!
Aivliss

Messaggio da Aivliss » gio lug 17, 2008 8:33 am

Trovo che le situazioni descritte da Chiaretta e Alilai siano nella realtà piuttosto difficili da replicare. Perchè per attuarle occorre davvero che i genitori siano davvero maturi ed interessati esclusivamente al bene dei figli.
Penso che nella stragrande maggioranza dei casi non sia così.
A quelle condizioni, probabilmente, il fatto di trascorrere metà del tempo da uno e metà dall'altro e di avere 2 case possa essere una buona soluzione.
alilali

Messaggio da alilali » gio lug 17, 2008 8:47 am

:cry:
Certo che non è stato facile ne ho mandati giù di rospi e belli grossi, ma tanto bravo come padre, tanto orrendo come marito (almeno qualcosa l'avevo vista giusta :clap: )!!!
Per il bene di Giulia si passa oltre, si fa buon viso a cattivo gioco e si mettono da parte i vecchi e nuovi rancori ... se si sono fatti degli errori è bene non commetterne più e mantenere civili rapporti.
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lenina
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Messaggio da lenina » gio lug 17, 2008 9:16 am

Ho cambiato molte case...

e da piccola ero piuttosto "nomade" dormivo spesso dai nonni (2 volte la settimana di solito per mio desiderio)

Il fine settimana lo passavamo in montagna.

Non ho mai considerato la casa dove vivevamo con un punto di ritorno.

Forse più un punto di partenza.

Ancora adesso la mia casa è dove dormirò stanotte.

Se sono in vacanza una camera d'albergo, o una tenda.

Mi adatto alla situazione immediatamente ovunque sia è come se ci fossi sempre stata, ma quando lascio il luogo è come se non ci fossi mai stata (nel senso di dimora i ricordi rimangono ma non legati al posto dove dormo)

Per me la casa è un campo base li dove sono lo è sempre stata.

Forse per questo non riesco a vedere nulla di tremendo nell'affidamento congiunto.

Il bambino avrà 2 basi, ma non credo che questo possa influire sul suo carattere.

Penso che sia molto peggio il fatto di vivere meno un genitori e piuttosto che l'altro.

Cioè fra le 2 cose (chiaramente la situazione ideale sono i genitori insieme nella stessa casa ma non è sempre possibile) credo che la casa venga dopo.
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tati
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Messaggio da tati » gio lug 17, 2008 9:50 am

Spesso ci penso, ma dire ora da fuori cosa farei non è la stessa cosa che viverla sulla propria pelle.
Conosco poche persone che si sono separate abbastanza bene da poterle usare come esempio.
Ne ho forse due, e sono due casi opposti.
Una bimba di due anni più grande di Ely che non ha vissuto male la separazione, essendo avvenuta a pochissmi mesi per lei è una situazione normalissima la sua.
La mattina non sa dove dorme,perchè dipende dagli impegni della madre sul lavoro e del padre.
Ma resta serena, la guardi, e chiunque arrivava a prenderla all'asilo lei era felice.
Abitavano però vicino, a 100 metri di distanza, proprio per non creare troppi problemi alla bimba.

L'altro credo sia un caso più complicato.
Non so i motivi della separazione, so che i genitori faticano un pò a parlarsi ora, forse ancora è troppo doloroso.
Ma la regazze, che non sono bambine, chiedono del loro papà.
io non le conosco, conosco in un certo senso il padre, ma vedo il lui la felicità quando la madre gli da il consenso di portarsele a casa per qualche oretta, e sopratutto sento loro felici.
Cosa che se le incontro per strada non sono, spesso.
Perchè si vede lontanissimo che la figura paterna lì manca, e dovrebbe esserci forse più di quello che c'è. Ma non sempre ci si separa bene, tutt altro. E ancora gli equilibri non si sono formati, per poter andare daccordo bene.

Io non lo so.
Credo che alla fine siano case entrambe, e che per il bambino non è un peso passare una notte da mamma e una da papà.
anzi, lo vedo come una continuità di un rapporto che non deve smettere di esistere, ma solo diventare più forte.
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