Linda Eva ha scritto:detta così è assurda.
Credo però che sia un fondamento nel fatto che il latte vaccino richieda un particolare enzima per essere digerito che diminuisce anche in caso di prolungata esclusione del latte dalla dieta di un adulto
tant'è vero che poi si consigli di reinserirlo gradualmente con un sorso al max al giorno.
Immagino che anche i primi approcci della vita col vaccino dovrebbero essere fatti con molta gradualità.
Ma appunto per questo sarebbe bene e meglio inserirlo gradualmente come formaggio a un pasto, nel purè domani, un po'di gelato dopodomani ecc...e nel frattempo continuare con i pasti lattei di base col materno e affini.
Pensa chi da un giorno all'altro passa da quelli al l vaccino dopo l'anno sostituendo subito intere poppate!
Io sarei curiosa di avere da She o Lenina una spiegazione sul meccanismo di formazione di questi enzimi anche perché è da un po che mi ponevo questo interrogativo.
Credo che la confusione indotta da quel pediatra fosse basata su un ragionamento sbagliato ma partito da una considerazione su questo, sinceramente.
Non è una questione di formazione di enzimi.
Il punto è che il corpo umano, come quello di tutti i mammiferi, non è fatto per digerire il lattosio dopo lo svezzamento (e solo il lattosio adatto alla propria specie, oltretutto).
Alcune etnie di essere umani, per sopravvivenza, si sono adattate - chi più chi meno - ad assumerlo e quindi in alcune culture è comunemente accettato se non addirittura apprezzato, come da noi o nelle popolazioni del freddo (in Africa e in Asia no, per dire).
E' praticamente una mutazione genetica, che alcuni hanno più accentuata di altri, ma che è comunque un "terno al lotto", visto che il latte vaccino, in dosi elevate, fa male per molte cose (aumenta l'osteoporosi invece di ridurla perché "lava via" il calcio buono dalle ossa - ed è comunque calcio di difficile assimilazione al contrario di quello vegetale, aumenta i problemi gastrointestinali perché rovina a forza di dai le mucose, ecc.).
Come per molti altri alimenti per cui si è tendenzialmente intolleranti, spesso i problemi arrivano a molte persone quando sono già adulte, quando il corpo ha raggiunto il "limite" di assunzione.
Per quanto riguarda il problema specifico, il corpo si può adattare un po' alla volta, sì, ma non di tutte le persone, dipende anche dalla predisposizione personale. Poi appunto spesso si arriva al problema molti anni dopo.